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Real Madrid-Bayern Monaco: il Bernabeu come il Prado

Gino Cervi

Nella semifinale di ritorno di Champions League tra Blancos e Roten ci sono di fronte venti Coppe dei Campioni/Champions League, una sorta di museo calcistico

Questa sera al Santiago Bernabeu, per la semifinale di ritorno del massimo torneo continentale per club, Real Madrid e Bayern Monaco, venti Coppe dei Campioni/Champions League in due, mettono in scena un Superclassico del calcio mondiale. Cosa potremmo chiedere di meglio? È come se andassimo tutti a sentire, all’Auditorium Nacional de Música di Calle Principe de Vergara, Pau Casals che suona le Sei suites per violoncello solo di Johan Sebastian Bach; come se ci lasciassimo sedurre dalle pagine di Dulcinea incantata, il capitolo che Erich Auerbach dedica al Don Chisciotte di Cervantes; o come se al Museo Nacional del Prado rimanessimo incantati di fronte l’Autoritratto con guanti di Albrecht Dürer.

E allora proviamo per gioco a muovere con le carte del Museo del Prado sul prato del Bernabeu come se fossero dei tarocchi “calcistici”.

“Don Carlos” Ancelotti aprirebbe i giochi mettendo subito le cose in chiaro. Girerebbe la carta Noli me tangere, l’olio su tela di Correggio (1523-24), che, come dichiara il nome stesso – e pazienza se è la forma con cui all’anagrafe, se fosse esistita l’anagrafe a inizio Cinquecento, Antonio Allegri, praticamente un collega, e non tra i più simpatici – è praticamente compaesano di Ancelotti, dal momento che Correggio, inteso come città, nella pianura reggiana si trova 20 km da Reggiolo, il paese natale del Carletto. Noli me tangere, “non mi toccare, lasciami andare”, secondo il Vangelo di Giovanni, sono le parole che dice il Cristo risorto che appare alla Maddalena che accorre al sepolcro. Ovviamente qui Carletto le direbbe a Thomas Tuchel, allenatore del Bayern a cui piacerebbe sbarrargli la strada per la finale di Wembley.

Per tutta risposta, Tuchel, che non ha esattamente il fascino torbido di una Maddalena, muoverebbe i suoi giocatori come Lucas Cranach il Vecchio nel gran concerto dinamico della tavola La caccia al castello di Torgau in onore di Carlo V (1544).

Hieronimus Bosch ispirerebbe perseveranza e concentrazione del connazionale olandese Matthijs De Ligt mostrandogli esemplarmente il suo Sant’Antonio che resiste alle tentazioni del demonio (1500-25), sotto forma dei diabolici folletti Vini Jr e Rodrygo.

Il centrocampo merengue, Valverde, Tchouameni, Kroos, proverebbe a prendere in mezzo Thomas Muller in un irridente torello e fargli fare la fine de Il fantoccio di Francisco Goya (1791-92), sballonzolato per aria da quattro gentili donzelle che tendono una gran coperta.

Manuel Neuer uscirebbe anche lui da un quadro di Goya e si ergerebbe come Il colosso (1808-12) a estrema difesa della porta bavarese, mentre, per tutta risposta, Nacho assumerebbe le sembianze de Il comico di Diego Velázquez (1632-33) per disarmare di risate il prodigioso Jude Bellingham, minaccioso come Davide che finisce Golia con il volto di Caravaggio (1597-98).

Difficile dire come andrà a finire questa Battaglia dei Giganti. L’unica certezza è il rischio che spettatori e telespettatori vengano colpiti da una fatale sindrome di Stendhal e da domani non possano più reggere  l’avanspettacolo della Serie A.

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