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a Praga

La Fiorentina si gioca la finale di Conference League. Il riscatto di Nico Gonzalez

Marco Gaetani

Contro il West Ham la Viola prova ad alzare una coppa europea dopo 62 anni. L'attaccante argentino non vuole perdere l'occasione di vincere, dopo aver visto il Mondiale vinto dai compagni da casa e la Coppa Italia alzata dai rivali interisti

“Cada vez falta menos! Vamos Argentina”, scriveva Nico Gonzalez su Instagram a metà novembre 2022. C’erano un Mondiale da conquistare e un infortunio da dimenticare. Quella foto con la maglia d’allenamento della Nazionale era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso della pazienza dei tifosi viola, particolarmente piccati nei commenti, fiaccati da settimane in cui la figura dell’esterno argentino risultava inafferrabile: l’accusa, decisamente poco velata, era di dare più importanza al volo per il Qatar che alla Fiorentina. A quel Mondiale, alla fine, Nico Gonzalez non ha partecipato. Un mese e mezzo più tardi, dopo aver assistito al trionfo dei suoi connazionali e ai festeggiamenti di una Buenos Aires impazzita, sembrava a un passo dall’addio ai viola: lo voleva il Leicester, pronto a mettere sul tavolo circa 35 milioni. Ma nel calcio tutto può cambiare con una folata di vento. E così, dopo lo stop alla cessione, nella seconda metà di una stagione anomala e interminabile si è ripreso la Fiorentina, riconquistando la fiducia di quei tifosi che sembravano pronti a scaricarlo a suon di reti e di prestazioni in cui ha dato tutto per la causa.

I saggi dicono che i gol non si contano, ma si pesano: Gonzalez, nelle notti che mettevano in palio una posta più preziosa del normale, c’è sempre stato. Dalla trasferta di Poznan, con la rete arrivata al tramonto del primo tempo dopo il pari dei polacchi, alla doppietta di Basilea, fondamentale per dare alla Fiorentina la speranza poi concretizzata dall’assalto finale di Barak: l’argentino, da sempre elemento irrinunciabile per Italiano, è finalmente diventato spietato sotto porta, aggiungendo a un bagaglio tecnico già particolarmente ampio anche la capacità di far male con il colpo di testa, qualità che non gli era stata riconosciuta in maniera universale al momento del suo arrivo in Italia dallo Stoccarda. Ed era stato lui ad apparire sul secondo palo sul cross rasoterra di Ikoné nei primissimi minuti della finale di Coppa Italia contro l’Inter, illudendo i viola sotto il cielo dell’Olimpico. Una serata finita in lacrime, quelle lacrime che Vincenzo Italiano non vuole più vedere sui volti dei suoi giocatori.

Venerdì scorso, dopo aver segnato al Sassuolo in una partita che ha permesso alla Fiorentina di issarsi a un ottavo posto in classifica che per mesi era parso un miraggio, con i viola totalmente assorbiti dalla doppia cavalcata verso le finali, si è schiantato contro il palo della porta del Mapei Stadium: solo una botta e tanto spavento. L’ultimo atto di una stagione iniziata alla vigilia di Ferragosto è dietro l’angolo e Gonzalez ha già provato ad abbozzare un bilancio: “Vincere a Praga sarebbe un’occasione di riscatto. Mi ha fatto molto male quando qualcuno pensava che non giocassi volontariamente per andare al Mondiale: io voglio sempre lasciare la vita in campo. Ora mancano 90 minuti ed è lì che bisogna fare la differenza”. Battere il West Ham sarebbe il rimborso del destino per quel volo sfumato verso il Qatar e quegli insulti che già da qualche mese si sono trasformati in applausi.

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