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gran calma #20

Napoli a parte, la Serie A è una maionese impazzita

Enrico Veronese

Tra le milanesi in crisi d'identità, la Juventus alle prese con la giustizia sportiva e l'altalena di prestazioni di Roma e Lazio, solo la squadra di Spalletti dà qualche sicurezza

I risultati della 20esima giornata di Serie A

Udinese-Verona 1-1 – 4′ aut. Rodrigo Becão (V), 21′ Samardžić

Bologna-Spezia 2-0 – 37’ Posch, 77’ Orsolini

Lecce-Salernitana 1-2 – 5’ Dia, 20’ Vilhena, 23’ Strefezza (L)

Empoli-Torino 2-2 – 37′ Luperto, 69′ Marin, 82′ Ricci (T), 85′ Sanabria (T)

Cremonese-Inter 1-2 – 11′ Okereke, 21′, 65′ Lautaro Martínez (I)

Atalanta-Sampdoria 2-0 – 42′ Mæhle, 57′ Lookman

Milan-Sassuolo 2-5 – 19′ Defrel, 22′ Frattesi, 24′ Giroud (M), 30′ D. Berardi, 47′ rig. Laurienté, 79′ Matheus Henrique, 81′ Origi (M)

Juventus-Monza 0-2 – 18′ Ciurria, 39′ Dany Mota

Lazio-Fiorentina 1-1 – 8′ Casale, 49′ N. González (F)

Napoli-Roma 2-1 – 17′ Osimhen, 75′ El Shaarawy (R), 86′ Simeone

La classifica della Serie A dopo 20 giornate

Napoli 53; Inter 40; Lazio, Atalanta e Milan 38; Roma 37; Udinese 29; Torino 27; Bologna ed Empoli 26; Monza 25; Fiorentina 24; Juventus 23 (-15); Salernitana 21; Lecce e Sassuolo 20; Spezia 18; Verona 13; Sampdoria 9; Cremonese 8

 

Perché la classifica è una maionese impazzita, ma potrebbe presto consolidarsi

La caduta degli dei, in quattro ore e mezza. Domenica 29, a pranzo, il Sassuolo con l’acqua alla gola fa un sol boccone del Milan ancora scudettato, e gli infligge la più grave sconfitta casalinga negli ultimi venticinque anni. Tra le 15 e le 17, allo Stadium di Torino, il Monza completa l’opera iniziata all’andata e porta via meritatamente tre punti alla Juventus, frastornata dall’onda lunga delle sentenze. Se è vero che entrambi i fatti colpiscono, ci si domanda cosa ne sia dell’armata rossonera, solo pochi mesi fa capace di vincere giocando bene e difendendosi meglio: una squadra “mentale”, quella di Pioli, che ha bisogno di stare sotto tensione ambiziosa per rendere al meglio. Poi, certo, ci sono gli errori di tecnici monoschema: uno come Rafael Leão, finché resta, deve poter giocare più vicino alla porta. In casa Juve, smaltita l’adrenalina del dopo-botta (che aveva consentito di raddrizzare la partita contro l’Atalanta), è un po’ come il 9 settembre 1943: tutti a casa gli sbandati, si salvi chi può. Eppure, la forza dei numeri suggerisce la consueta gran calma: i milanisti non sono ancora esclusi dalla prossima Champions League, mentre gli uomini di Massimiliano Allegri sono intimati di raggiungere al più presto la tranquillità, in attesa delle ulteriori decisioni giudiziali. Perciò è dato che riprendano a vincere, anche per posizionarsi nel prossimo calciomercato.

 

Perché è stato il mercato dei rinvii, e tante squadre aspettano inutilmente Godot

L’aspetto della classifica a fine maggio dipenderà sicuramente dalle crisi, dalle rimonte, dagli effetti esterni, quanto è possibile che però il mercato di gennaio avrà influito poco o niente. Anni fa vigeva un governo solito rinviare alle calende greche i problemi da affrontare, anche per la delicata composizione interna: allo stesso modo, il caso Zaniolo – ha segnato nella finale di Conference League, ma senza eterna riconoscenza – non ha trovato oggi la conclusione che entrambe le parti speravano. Così Milan Škriniar procrastina di pochi mesi il suo addio all’Inter, e i movimenti “minori” rispettano quasi sempre la scansione: per uno che arriva, uno deve partire. Spiace anzi che il calcio italiano perda un talento come Hamed Junior Traoré, avviato al famelico Bournemouth (piena zona retrocessione nella Premier League, ma con poteri di spesa che qui sognano), ma gran calma: visti i crismi del mercato attuale, il fantasista ivoriano potrebbe tornare in Serie A già nella prossima stagione, favorendo partite contabili di giro figlie proprio di questo stallo.

 

Perché il Napoli consente di lasciarsi alle spalle la diatriba tra “giochisti” e “risultatisti”

Luciano Spalletti si fa beffe di chi, ancora dopo anni, cerca di incasellarlo. Passava per cinico quando schierava un mediano di rottura nella trequarti? L’indomani decide di attaccare anche coi terzini e i difensori centrali (vedi Kim Min-jae che aspetta nell’area opposta il passaggio di Hirving Lozano). Si colloca una volta nella scia di Maurizio Sarri, riportando allo stadio Maradona spettacolo e produzione offensiva notevole? Ecco che arriva la Roma, gioca alla pari se non meglio, ed esce sconfitta solo da due grandi prodezze dei singoli, neanche fosse contro una squadra di Massimiliano Allegri. Il tecnico toscano, che si avvia a vincere il primo scudetto della sua storia, non solo sa plasmare la manovra in base al materiale umano a disposizione, ma non si cura troppo di lasciar giocare anche gli avversari -dall’Udinese in campionato alla Cremonese in coppa Italia, fino appunto alla Roma- essendo consapevole di poterli domare in qualsiasi momento. È il Napoli dei camaleonti, quindi? Le statistiche suggeriscono gran calma, poiché l’ossatura rimane quella e le variazioni allo schema restano minimali. Ma ad andare in tilt sono coloro che dividono gli allenatori in prodighi o sparagnini, artisti o ragionieri, sfarzosi o corti musi.

 

Perché non bastano Victor Osimhen e Ademola Lookman alla Nigeria del gol

Se tanto dà tanto, a gongolare dei riscontri della Serie A è José Peseiro, commissario tecnico della nazionale nigeriana. Con Victor Osimhen sempre più capocannoniere e Ademola Lookman – grande sorpresa del campionato – che lo segue a ruota, preparare la prossima Coppa d’Africa (in programma nei primi mesi del 2024) è assai più facile. Torna così in voga una scuola calcistica che negli anni Novanta ha strabiliato il mondo per la continua produzione di talenti purissimi, assorbiti dai club occidentali e in grado di contendere alle rispettive Nazionali il prosieguo dell’avventura mondiale, oltre a incamerare un brillante oro olimpico (Atlanta 1996) grazie agli scalpi brasiliani e argentini. Il gigante Osimhen è da anni il prospetto più luminoso del calcio di Lagos e dintorni, il piccolo Lookman ha scelto di rappresentare le Super Eagles solo a partire dalla Nazionale A, dopo una certa carriera nelle giovanili inglesi: un colpo provvidenziale per riprovare l’assalto al cielo, mentre in rampa di lancio c’è già Terem Moffi, i cui gol stanno portando la Real Sociedad in Champions League. Gran calma, però: prima di parlare del ritorno di una potenza mondiale è necessario che anche il resto della selezione giochi agli stessi livelli, là dove la precarietà è ancora di casa.

 

Perché prima di spendere soldi le società provano a valorizzare ciò che già è in organico

Pullulano in questi giorni i videoannunci con le nuove maglie, storytelling di un minuto tra l’epico e l’esagerato, anche per neoacquisti di terza fascia o ritorni all’ovile. A Casteldebole, invece, Thiago Motta è alle prese con i continui cambi di assetto del suo Bologna, dovuti a infortuni, partenze, aggiustamenti. Così, invece di pretendere da un mercato con le pezze ciò che questo non può dargli, rispolvera Roberto Soriano: il centrocampista box-to-box, già trequartista ispirato e interno verticale invisibile ai radar, ha giocato da titolare gli ultimi due match dei felsinei, giostrando anche da falso 9 e fornendo assist illuminanti come ai bei tempi doriani. Il talento di Darmstadt era finito un po’ in disgrazia negli ultimi mesi di panchina del suo mentore Siniša Mihajlović, complice l’appannarsi della forma: ma Motta, uomo che sa aspettare, lo ha riportato al centro del villaggio. Una tra le tante storie di calcio che il torneo rende disponibili, assieme alla morale (è sempre quella) che nel calcio, come del maiale, non si butta via niente: per tutti ci può essere una nuova possibilità, perciò urge gran calma e raffreddare i bollenti spiriti di una cessione tanto richiesta quanto affrettata.

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