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Lopetegui riparte dal Wolverhampton. Riuscirà a non rovinarsi ancora con Isco?

Andrea Romano

Il giocatore e l'allenatore sono talmente fatti l’uno per l’altro che hanno finito per trasformarsi farsi male calcisticamente a vicenda

Ogni allenatore ha bisogno di un proprio evangelista. Serve a far attecchire le sue idee nello spogliatoio, a diffondere il suo verbo fino a convertire gli scettici. Un compito ingrato e gravoso, che nel corso degli ultimi anni Julen Lopetegui ha voluto affidare a un ragazzo andaluso dal talento affilato e dalla discontinuità proverbiale. La scelta era sembrata a tutti sensata. Perché Isco era considerato l’uomo giusto per esaltare le idee dell’allenatore. E l’allenatore era considerato l’uomo giusto per far brillare le doti di quel tuttocampista che in Spagna veniva additato come la cosa più vicina a Iniesta in natura. Solo che il tanto atteso lieto fine non è mai arrivato. Perché Isco e Lopetegui sono talmente fatti l’uno per l’altro che hanno finito per rovinarsi a vicenda. Un paradosso. O forse no.

 

Il sortilegio sciamanico si è ripetuto in ogni squadra dove i due si sono trovati a lavorare insieme. E con una ostinazione così feroce da sembrare quasi ineluttabile. La favola al contrario inizia nel 2016, quando Julen viene chiamato sulla panchina della Nazionale al posto di Vicente del Bosque. All’inizio qualcuno storce il naso. Perché qualche mese prima il basco è stato esonerato dal Porto con l’accusa di non essere riuscito a vincere neanche un trofeo. Le nubi nere del dubbio si dissolvono quasi subito. Lopetegui prende il possesso palla della tradizione e ci innesta sopra un pressing alto volto alla riconquista del pallone il più vicino possibile all’area avversaria. È una formula magica che dà vita a una squadra che non si limita a vincere, ma che incanta. Il percorso verso i Mondiali russi è una marcia trionfale. La Spagna batte 3-0 l’Italia nel gruppo di qualificazione. Grazie anche a una doppietta di Isco. Poi umilia 6-1 l’Argentina in amichevole. Grazie a che a una tripletta di Isco. Il calcio delle Furie Rosse è di una bellezza abbacinante. La squadra di Lopetegui diventa la favorita per la vittoria della Coppa. Più della Francia. Addirittura più del Brasile. Il futuro è intriso di speranza. Perché se il sole di Iniesta è pronto a tramontare in Giappone, quello di Isco sembra già brillare alto in cielo. A due giorni dall’esordio contro il Portogallo arriva il colpo di scena da telenovela sciatta. La Federazione è talmente contenta del lavoro di Julen che gli fa firmare il rinnovo di contratto. Poi il Real Madrid si mette di traverso. Affida la panchina all’allenatore e lo annuncia urbi et orbi. Una tracotanza che diventa hybris e che per questo non può essere tollerata. Anche a costo di autosabotarsi. Il presidente della Federcalcio esonera Lopetegui e affida la panchina a Hierro. La Spagna non corre più, si trascina stancamente fino agli ottavi, dove viene eliminata dalla Russia. Isco è impalpabile. Segna contro il Marocco, ma non incide mai. Le premesse sono sovvertite, le promesse infrante.

 

Al Real non va meglio. L’utopia di Julen si sgretola dopo 4 mesi. La manita subita dal Barcellona gli costa il lavoro. Lascia una squadra al nono posto, umiliata dalle sconfitte contro Levante e Alaves. Isco, che prima del Mondiale era il giocatore con il valore di mercato più alto della Spagna dopo Busquets, diventa il fantasma dell’Opera. Non parte quasi mai titolare. E quando lo fa non arriva mai a fine partita. È l’inizio della sua caduta nell’abisso. L’anno dopo Lopetegui riparte da Siviglia, dove vince l’Europa League. Il suo pupillo passa da stella a reietto. A Madrid non sopportano i suoi momenti di buio che si sono dilatati fino a fagocitare qualsiasi baluginio di luce. Il Real non gli rinnova il contratto. Così nella scorsa estate Isco rifiuta Roma e Betis. Lui vuole giocare la Champions. Lui vuole giocare ancora per Julen. È l’inicipit dell’ennesimo disastro. Il Siviglia vince una sola delle prime sette partite di campionato. L’obiettivo non è più il titolo, ma la salvezza. Isco gioca 4 partite da titolare e serve giusto un assist ai compagni. Troppo poco. Julen viene esonerato. Di nuovo. Ma i suoi dolori non durano molto. Il Wolverhampton ha deciso di affidargli la panchina della prima squadra dal 14 novembre. Lopetegui ha una sfida tutta nuova. Da affrontare senza Isco. Almeno per il momento. 

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