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gran calma #4

In Serie A ci vorrebbe la fantasia delle formule d'acquisto viste nel calciomercato

Enrico Veronese

Roma e Atalanta guidano la classifica dopo il primo turno infrasettimanale. Attenzione però, non è mai davvero attendibile, Ora che sono finite le trattative si può tornare a giocare sul serio (e con due punte in campo)

Al termine della quarta giornata di Serie A Atalanta e Roma guidano, più o meno inaspettatamente, la classifica: tre vittorie e un pareggio per le due squadre e 10 punti dai quali guardare tutti dall'alto in basso. In basso, sotto tutti, rimangono Cremonese e Monza, che ancora non hanno festeggiato il ritorno e la prima volta in Serie A con una vittoria, e neppure un pareggio.

 

I risultati della 4a giornata della Serie A

Sassuolo-Milan 0-0
Inter-Cremonese 3-1 (11′ Correa, 38′ Barella, 76′ Lautaro, 90′ Okereke)
Roma-Monza 3-0 (18′ Dybala, 32′ Dybala, 61′ Ibanez)

Empoli-Verona 1-1 (26′ Baldanzi, 69′ Kallon)
Sampdoria-Lazio 1-1 (21′ Immobile, 91′ Gabbiadini)
Udinese-Fiorentina 1-0 (17′ Beto)
Juventus-Spezia 2-0 (9′ Vlahovic, 90′ Milik)
Napoli-Lecce 1-1 (26′ Elmas, 30′ Colombo)

Atalanta-Torino 3-1 (45+2 rig. Koopmeiners, 47′ Koopmeiners, 77′ Vlasic, 84′ rig. Koopmeiners)
Bologna-Salernitana 1-1 (52′ rig. Arnautovic, 84′ Dia)

 

Perché un mercato schizofrenico non serve a nessuno, ma uno su mille ce la fa

Mai si era vista, a memoria, una simile ondata di prestiti, diritti di riscatto e controriscatto, obblighi legati al raggiungimento di determinate prestazioni, formule sempre più da poveracci nelle ultime 48 ore del mercato di fine agosto. Aggiornamenti a raffica ogni cinque minuti, per prospetti spesso improbabili, impronunciabili e assai onomatopeici, di cui conosceva l’esistenza solo chi è avvezzo a Football Manager: Vranckx, Posch, Hrustic, Hojlund, Joaquin Sosa, Oudin, Thiaw, Mady Camara, Daniliuc, Laurienté, Ehizibue, Ebosele, Ebosse… di chi ci ricorderemo tra sei mesi? Degli scherzi della storia come Larsen al Verona e Berti alla Fiorentina? Di Leverbe preso a fine luglio e sbolognato dopo un mese, praticamente un capo in saldo della misura sbagliata? Sperando nell’amalgama di Massimino, e che non impieghi troppo tempo a manifestarsi - altrimenti, si sa, pagano sempre gli allenatori - è d’uopo gran calma: uno su mille ce la farà, e se resiste il prossimo anno avrà vinto la lotteria.

   

Perché la felicità è la Serie B che dona talenti alla massima serie

Escludendo logicamente le neopromosse, che con la sola mezza Leccezione già faticano a rimanere in scia al gruppo, il passaggio alla Serie A di atleti consacrati dalla scorsa stagione in cadetteria sta avvenendo con una certa naturalezza. Fin dalla prima giornata, Caleb Okoli ha trovato spazio nel cantiere Atalanta, mettendo in mostra fisico, anticipo e sfrontatezza. Contro lo Spezia, la Juventus lancia Federico Gatti - già debuttante in azzurro - che annulla il positivo Nzola di questi tempi. Nella Sampdoria ormai è titolare, anche per mancanza di alternative, quel Mehdi Léris che da anni cerca un posto al sole tra Chievo e Brescia. E pure il Torino deve fare di necessità virtù, schierando Demba Seck nel tourbillon infrasettimanale delle mezzepunte. Quattro storie stridenti con il mercato last minute di cui sopra, ma in realtà univoche nel dire che, se si cercano e aspettano, i nomi giusti saltano fuori anche dalle serie cadette. Poi, naturalmente, serve gran calma per ottenere i risultati voluti.

    

Perché dopo la sbornia da 4-3-3 si sta tornando alle due punte in area, e perché è un beneficio

Nel calcio sempre più fisico, impostato, magmatico di oggi, il 4-3-3 viene propinato come modulo offensivo, che rinuncia alla costruzione tecnica per velocizzare e verticalizzare subito. Non di rado, invece, gli esterni - lungi dall’essere ali crossatrici, e quindi pericolose - si impantanano fuori dall’area, nel limbo di nessuno, lasciando solo il centravanti a combattere contro due cerberi. Prova ne sono le difficoltà ad andare in rete di chi adotta questo modulo con sacrale e incrollabile ottimismo: la Fiorentina in primis, che avrebbe gli uomini per giocare col trequartista ed evitare fumisterie accerchianti. Ma anche il Sassuolo orfano di Berardi, e la Lazio che aggira il problema avanzando i fantasisti senza lasciarli liberi. Dopo anni di oscurantismo, torna di moda stare in area con due punte, per quanto mobili: e se ci sta pensando anche Allegri - almeno fino alla piena forma di Chiesa - significa che qualcosa di storico sta per cambiare. Scosse di assestamento? Gran calma, fuori dall’Italia si allenano uno in meno e senza far toccar palla al centravanti (“lo spazio”)… ci arriveremo.

 

Perché il turno infrasettimanale non è (quasi mai) attendibile

Capodanno è il 1° settembre, lo sanno tutti nel calcio e nella scuola. Il nuovo inizio, che coincide non casualmente con la fine del mercato - pur provvisoria, respirano gli allenatori - promette di assestare le acque mosse: per ora giustifichiamo Milano a targhe alterne con gli stenti dello stesso Liverpool, Lecce e Samp che si ribellano ai pronostici ma non ridimensionano Napoli e Lazio, Patric che sta diventando davvero un difensore centrale (segno che basta giocare con continuità e beneficiare della vicinanza di Romagnoli). Il turnover rimescola formazioni, valori e gerarchie, mascherando la realtà con le trattative ancora in corso: succede che un braccetto o un quinto dello Spezia, con addosso la maglia improponibile sfoggiata contro la Juve, debba pensare a cercarsi casa proprio mentre sta in campo. Dai per solido il Toro, e ne prende tre a Bergamo. #Credi l’Atalanta rinfrancata nel gioco, e le occorrono cinicamente due rigori e un tiro doppiamente deviato, con Boga sull’uscio e Iličić alle lacrime. Koopmeiners, fu vera gloria? Gran calma, anche Cornacchia segnò tre gol in una partita.

  

Perché il goal di Gabbiadini è una bella notizia, tranne per chi lo ha subìto

Ogni stop è solo un altro start, cantavano i Casino Royale quando la musica italiana guardava al futuro e non si toglieva il cotone dall’ombelico. Lo sa bene Manolo Gabbiadini, che di stop e di start in questi anni ne ha suo malgrado affrontati parecchi: parafrasando Virna Lisi, con quel sinistro può dire ciò che vuole, ma ogni volta che viene maltrattato gli tocca ricominciare quasi da zero. Ed è successo già pur troppe volte. Senza dimenticare lo stigma che gli si è abbattuto per essere stato lui il titolare nel disgraziato spareggio contro la Svezia, che tolse all’Italia i mondiali di Russia. Lampi abbaglianti, quelli del bergamasco con la seconda pelle blucerchiata, intermittenti quanto intensi: ancora lontano dalla miglior forma, entra per disperazione e all’ultimo soffio piazza il mancino chirurgico, facendo esplodere Marassi. Quanto gli è stata avara la carriera, quanto non sono stati perdonati i suoi primi fallimenti senza appello, come a Napoli? Qui e ora, umanamente si tifa per le seconde chance, e che siano definitive: ma gran calma, dietro l’angolo ci sono le ricadute più subdole e bastarde.

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