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gran calma #2

Quello della Serie A è ancora calcio d'agosto

Enrico Veronese

Il Napoli e il calcio italiano si godono il talento di Kvicha Kvaratskhelia, ma piano a dire che gli azzurri possano vincere lo scudetto, il "momento Spalletti" è sempre in agguato. Ah, il calciomercato ancora aperto forse serve

Si è chiusa ieri sera la seconda giornata della Serie A. La classifica è guidata da Inter, Napoli e Roma prime a punteggio pieno, sei punti.

  

I risultati della seconda giornata della Serie A

Torino-Lazio 0-0
Udinese-Salernitana 0-0
Inter-Spezia 3-0 (35′ Lautaro, 52′ Calhanoglu, 82′ Correa)
Sassuolo-Lecce 1-0 (40′ Berardi)

Empoli-Fiorentina 0-0
Napoli-Monza 4-0 (35′ Kvaratskhelia, 45’+2 Osimhen, 63′ Kvaratskhelia, 93′ Kim)
Bologna-Verona 1-1 (21′ Arnautovic, 43′ Henry)
Atalanta-Milan 1-1 (29′ Malinovskyi, 68′ Bennacer)

Roma-Cremonese 1-0 (65′ Smalling)
Sampdoria-Juventus 0-0

  

Perché il campionato già rischia di annoiare, e come risvegliarsi dalla pennica estiva

Quattro zero a zero, altri due pareggi, Roma e Sassuolo al risparmio. Ci siamo già stancati del campionato il 23 agosto, dopo sole due giornate nella calura? L’allarme è legittimo, e coinvolge la copertura praticamente invasiva di un intero weekend allargato: ah le 16 squadre, ah tutte le partite la domenica alle 15, i numeri dall’uno all’11. Non c’è stata quasi cesura, dati i Mondiali autunnali e un calciomercato infinito, tra la fine della stagione precedente e l’inizio di questa: ma gran calma, complice il calendario (che fa la sua differenza), il polso dell’Inter e soprattutto le goleade del Napoli fanno intravvedere l’antidoto allo sbadiglio. Che viene dalla Georgia e si chiama Kvicha Kvaratskhelia: l'attaccante del Napoli è il crack di inizio stagione, il motivo per cui guardare meno stancamente le partite. Gioca un calcio ancora indecifrabile per posizione e colpi, anche se è già chiaro che la sua efficacia non fa rimpiangere Insigne. A questo campionato servono novità, prima ancora che esotismi.

  

Perché il Napoli non vincerà lo scudetto nemmeno quest’anno

La madre di tutte le questioni. Delle tre squadre a punteggio pieno, gli uomini di Spalletti sono quelli che lo hanno ottenuto nel modo più eclatante: nove gol segnati, due subiti a Verona (e quello di Petagna annullato per venialità), il Kvaratskhelia di cui sopra, Osimhen già in palla, Anguissa uomo assist e pronto a saltare nei calci d’angolo, un ritrovato Zielinski, perfino Lobotka a segno, Kim inserito come se giocasse da sempre, Rrahmani nuovo leader della retroguardia, Meret impeccabile senza ancora conoscere il suo futuro. Trovare motivi per pronosticare un mancato scudetto, ora, sarebbe capzioso anche senza considerare la crescita di avversarie quotate: ma come non valutare la comparsa, nell’arco della stagione, del famoso “momento Spalletti”? Osservare che il capitano Di Lorenzo non ha un cambio di pari stazza, che l’inserimento dei tre acquisti di peso – Ndombele, Raspadori e Simeone – potrà ingenerare nuovi dualismi in aggiunta a Lozano/Politano: per ora è il pelo nell’uovo della scaramanzia, quindi scongiuri e gran calma!

  

Perché non è vero che il mercato lungo non serva, e come non ritenerlo la panacea

Fedeli allo spirito di questa rubrica, che intende smentire se stessa ogni settimana, occorre contraddirsi riguardo la necessità di un mercato espanso ben oltre le prime giornate ufficiali. Se dalla prima venivano segnali scettici, le ultime 72 ore di pallone dicono che per alcuni questo alfine è ancora calcio d’agosto, come lo si intendeva fino a pochi anni fa: che la Juve, la Roma senza Wijnaldum, la Lazio, lo stesso Sassuolo abbiano ancora bisogno di innesti è nelle cose, e manca poco più di una settimana alla definizione di tutte le trattative. Gran calma, quindi, a considerare stabiliti gli assetti: specie per chi deve affrontare anche le coppe europee, i cantieri proseguiranno alacremente fino alle ore 20 del 1° settembre. Con l’eterno dubbio se affidarsi alla costruzione di un instant team da smantellare dopo le vittorie (o le delusioni), oppure – per una volta – non avere paura di lanciare le speranze del vivaio: Miretti, Fagioli e Rovella, per dirne tre, possono essere titolari.

 

Perché non è Malinovskyi l’asso dell’Atalanta da acquistare al fantacalcio

Settimana di ore infinite, di tenzoni furibonde, al terzo attaccante i soldi erano già finiti. L’asta del fantacalcio, bar mitzvah e capodanno del maschio italiano, è capace di condizionare un’intera stagione e l’umore stesso dei suoi partecipanti: quelli bravi nell’avanzata modalità Mantra (i giocatori nei loro veri ruoli, con schemi triplicati) stanno shakerando le liste per scovare la genialata a pochi soldi. E niente come le prime due giornate di agosto rischia di essere uno specchio per le allodole: atleti che partono a mille e vengono pagati troppo, speranze estive che si squagliano al primo flop. La vicenda di Malinovskyi è emblematica: fino a venerdì pareva sul punto di abbandonare l’Atalanta, il post della moglie era esplicito e il contrasto con Gasperini altrettanto palese. Poi viene mandato in campo e segna contro il Milan: è lui quindi il toccasana della tua fantarosa? Gran calma, niente è ancora fatto per la sua permanenza a Bergamo. Guarda invece all’interessante funambolo Lookman, variabile “impazzita” nella tattica a memoria…

Ruslan Malinovskyi (foto LaPresse)

 

Perché la Cremonese non ripeterà il suo primo campionato di Serie A nell’era moderna

C’era una volta la Cremonese del 1984-85. Quasi matricola in Serie A – c’era stata agli albori, nel 1929 – e ben allenata dall’inedito Mondonico, praticava un calcio piacevole e spesso andava in vantaggio, mettendo in difficoltà gli squadroni di allora (Maradona, Zico, Platini, Socrates, Falção, Rummenigge, Elkjaer tricolore) e perdendo poi di misura. C’è adesso la Cremonese del 2022-23: tornata nella massima serie dopo 26 anni, ben allenata dal quasi inedito Alvini, pratica un calcio piacevole e – se non va in vantaggio per prima – almeno sa come pareggiare, o almeno ci prova nei fatti. Le gerarchie del campionato la vedevano presto retrocessa, e forse la vedono ancora: gran calma, perché Valeri, Lochoshvili, Dessers e tutti gli altri attorno ad Ascacibar possono solo crescere, assieme al gioco e senza affrontare campioni insormontabili. E se gli amici del Torrazzo, non depredati dal mercato post mondiale, dovessero salvarsi come non è riuscito al Venezia, da queste parti non ci stupiremo.