Nella notte di Londra

Benzema e l'arte della pazienza (e della maturità)

Ruggiero Montenegro

A 34 anni segna la sua seconda tripletta consecutiva in Champions e lancia il Real Madrid verso la seminifinale. Oltre al genio e al talento, il pallone ha bisogno di molto altro e l'attacante francese lo ha reso evidente. Mbappè, Haland e compagnia possono aspettare

Chi, troppo presto, aveva inaugurato la nuova èra del calcio, quella dei Mbappé e degli Haland, quella della caduta degli di Messi e Ronaldo, evidentemente non aveva fatto i conti con Karim Benzema. Perché non di solo talento vive il pallone, ma anche di perseveranza e pazienza, di momenti e occasioni, da aspettare e soprattutto cogliere.

Non si vuole qui certamente sminuire la dote, la qualità innata, che di certo non manca al numero 9 del Real Madrid. Ma la biografia del franco-algerino nato a Lione insegna anche altro, che la maturità non arriva per caso, si costruisce passo dopo passo, anche nell'ombra. Anche a 34 anni: ieri sera Benzema – ancora una volta, un'altra volta, la seconda consecutiva – s'è preso il proscenio in Europa, a Londra con una tripletta contro i campioni in carica del Chelsea, lanciando il Real Madrid verso la semifinale di Champions League.

  

E pensare che a Stamford Bridge l'attaccante ha rischiato di non esserci, ha scherzato dopo la vittoria Carlo Ancelotti: “Cosa gli ho detto prima della partita? Gli ho detto che non si trovava il suo green pass e non poteva giocare. Poi per fortuna l'ha ritrovato il massaggiatore...”. E che fortuna per l'allenatore del Real Madrid. Probabilmente, quando ha accettato di tornare a sedere sulla panchina del Bernabeu, non se l'aspettava nemmeno lui di trovarsi di fronte il miglior Benzema della sua carriera. Una considerazione che va al di là dei numeri, che pure sono impressionanti, ma sta proprio nel ruolo di trascinatore che si è ritagliato man mano e sempre più nelle ultime stagioni. Lo si vede nella voglia che mette sul campo, nella caparbietà, financo nella capacità di indurre all'errore l'avversario.

Come ha scoperto suo malgrado Gianluigi Donnarumma, quando il pressing dell'attacante francese ha portato alla defaillance del miglior portiere dell'Europeo, da cui poi è nato il gol proprio di Benzema. Anche quella sera ne ha segnati tre, nel ritorno degli ottavi di finale che hanno eliminato il Psg di Kylian Mbappé, forse il (nuovo) talento più cristallino del calcio mondiale che pure ha dovuto inchinarsi al connazionale e rimandare la grande consacrazione all'anno prossimo. Del resto non è facile quando si ha davanti un ragazzone ultratrentenne che quando vede la porta sembra avere gli occhi spiritati e che in stagione ha già segnato 37 gol - oltra a 13 assist – di cui 11 nella massima competizione europea, dove in tutto ha timbrato il cartellino 81 volte.

 

Sono i numeri con cui Benzema è diventata la stella più luminosa di Madrid, dopo la partenza dell'ingombrante Cristiano Ronaldo, che era il fenomeno che era e forse non è più, proprio perché di gente come Karim, capace di aprire spazi in attacco e di sacrificarsi per i compagni con tanta qualità, in giro non ce n'è poi tanta. Gente che sa quando lasciare il palcoscenico alla prima donna e quando prenderselo, perché c'è bisogno di lui. È (anche) questa la lezione di Benzema, quella della perseveranza e della pazienza, appunto, della prontezza.

Il re d'Europa” titolava questa mattina la prima pagina il quotidiano sportivo spagnolo As, accompagnando la foto di Benzema, che all'età in cui tanti hanno già smesso e provano a reinventarsi in panchina o a riciclarsi in tv, si consacra miglior attaccante del mondo - probabilmente insieme a Robert Lewandowski. E allora i Mbappè, gli Haland e compagnia, possono aspettare, prendano appunti nel frattempo, non è ancora il loro momento. E prendano nota, magari, pure a France Football. È ancora – e finalmente – il momento di Karim Benzema.

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