Foto: Epa/Peter Powell

Il Foglio sportivo - That win the best

Perché stupirsi di Messi e Ronaldo senza Champions

Jack O'Malley

Mi spiegate per quale motivo se perde la Juventus perde tutta la Serie A? Tanto vincerà un’inglese

Io capisco che c’è la guerra, e che dopo due anni in cui si sono riciclati come esperti di virus e vaccini anche i giornalisti sportivi adesso devono dire la loro sui social a proposito di tattiche militari, geopolitica, gas, sanzioni, storia dell’Unione sovietica e cultura russa, ma dopo quattro anni forse sarebbe il caso di aggiornare il repertorio delle analisi sulla Champions League e provare a spegnere il generatore automatico di banalità che compila certi articoli e commenti in tv.

Vado per gradi, come con l’alcol. Messi non vince una Champions League da sette anni, Cristiano Ronaldo da quattro, hanno entrambi subìto eliminazioni umilianti nelle ultime stagioni eppure ogni volta che la loro squadra è fatta fuori dalla Coppa ci si stupisce, si fanno titoli sulla “caduta degli dei”, si afferma con fare profetico che è finita un’èra, che i due fenomeni non sono più decisivi. Ora, va bene dirlo la prima, persino la seconda volta che succede, ma perché insistere dopo tutti questi anni?

Vogliamo parlare dell’Ajax, che anche quest’anno vince l’anno prossimo? La retorica sulla squadra moderna e arrembante che non ha paura di lanciare i giovani e che fa un calcio visionario ha francamente rotto le palle. Anche qui, ogni anno ci si stupisce che la squadra olandese venga eliminata da chiunque passi da quelle parti, e invece che ammettere di avere sbagliato le previsioni, si dà la colpa a loro per non averle rispettate.

Il premio per l’analisi con la miglior faccia da culo però lo vince il “è una sconfitta del calcio italiano” ripetuto ogni volta che la Juventus esce contro squadre dopolavoristiche in Champions (se la gioca con il “a testa alta” dell’Inter, sì). L’uscita dei bianconeri dalla Coppa che Agnelli schifa è come il bacio alla Bella addormentata: improvvisamente tutti si svegliano e si accorgono che il calcio italiano fa pena, non vince niente da secoli, produce zero spettacolo, pochi spettatori in giro per il mondo e molta noia. È a marzo che il giornalismo sportivo italiano inizia ad ammettere che sì, forse la Serie A è una Ligue 1 con il bidet, non molto di più. Ma nella generalizzazione delle conseguenze dell’eliminazione particolare della Juventus (“è tutto il calcio italiano che perde”) io ci leggo la perfidia di chi (e parlo di circa l’80 per cento dei colleghi delle vostre parti) è prima antijuventino e poi giornalista. Se il Milan esce non poteva fare di più, se Inter le prende ha comunque dato tutto, se il Napoli perde comunque “ah la passione, Maradona, la pizza, la ruspante cazzimma degli Azzurri”

La Juve no, trascina con sé tutta la Serie A e i peccati di chiunque, è il capro espiatorio perfetto, il cattivo a cui si possono addossare tutte le colpe mentre nel proprio intimo masochisticamente si gode. Anche perché basta aspettare un giorno e le circostanze servono subito sul piatto la più perfetta delle nemesi retoriche, e cioè la vittoria dell’Atalanta. Nulla è più perfetto della squadra di Gasperini per ricominciare con l’elogio della provincia, del calcio pane e salame che però sa investire e crescere, dell’amore del territorio per i propri colori, del modello da seguire per resistere alle brutture della modernità. E intanto continuate a non vincere nulla. Ascoltate il vecchio ubriacone: la Champions quest’anno la vince una squadra inglese. Se non è così mi bevo la mia bionda tutta d’un sorso in accosciata sul bancone del pub.
              

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