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L'Aprilia in MotoGp è una storia di testa dura e velocità

Giorgio Burreddu

Non era mai accaduto prima che la casa di Noale vincesse un Gran premio in MotoGp. In Argentina c'è riuscita con Aleix Espargaró, il pilota che dal 2017 ha contribuito a far crescere la moto veneta

Conoscerete la nostra velocità, pensò Massimo Rivola, l’ad dell’Aprilia, quando arrivò a Noale, lo stesso Rivola che oggi ha gli occhi lucidi, felici, scintillanti, stracolmi di sogni dopo il primo, storico successo in MotoGp nel gran premio d’Argentina. Un trionfo in faccia alla Ducati, l’altro lato del suono motoristico italiano. Noale non è Bologna. Ma la bellezza in Italia la scovi dappertutto. Nella Rocca dei Tempesta, in questo triangolo tra Treviso, Padova e Mestre, la scenografia perfetta per la fabbrica che Ivano Beggio rinnovò nel ’68, un anno di rivoluzioni, dopo che il papà Alberto aveva aperto l’azienda di biciclette alla fine della guerra.

Conoscerete la nostra velocità, lo pensarono tutti a Noale. Ma c’era così tanto da fare, da rinnovare, da progettare che nel frattempo sono passati gli anni. Era il 2019 quando Rivola prese in mano le redini di un team che “aveva 54 titoli ma in MotoGp arrivava ultimo”. A dirlo è stato Aleix Espargarò, il pilota spagnolo che quella promessa di velocità l’ha mantenuta: primo in Argentina e primo nel Mondiale. “L’arrivo di Rivola ha cambiato tutto”, ha detto. È cambiato anche Espargarò, spagnolo, 32 anni, nato a Granollers, Catalogna, affacciata (più o meno) sul circuito di Barcellona; venuto su con il rumore di motore nei timpani, mentre nella testa vedeva se stesso conquistare un titolo. A dire il vero Aleix, grande appassionato di ciclismo, si immaginava sugli Champs-Élysées, con la bella maglia gialla addosso, quella del Tour de France. I sogni, si sa, prendono sempre forme strane. E domenica Espargarò ha plasmato il suo, entrando nell’élite di quei piloti che hanno vinto una gara. Su due ruote sì, ma veloci, senza pedali, ruote da MotoGp. “Per me è tutto nuovo. Adesso non voglio più fermarmi”, ha detto. La prima vittoria della sua carriera è anche la sua gara numero 200, e dietro questo tango argentino c’è un vortice di emozioni che viene quasi da piangere a vederlo lì, rannicchiato sulle transenne, nel paddock, a singhiozzare di gioia mentre parla al telefono con Laura. “Sono stati anni molto difficili”, ha raccontato Espargarò “Ho sofferto molto. La mia forza è mia moglie, la mia famiglia. Tre anni fa le dissi: “Laura, lo so che questo è un lavoro bello, che guadagno soldi ma devo fare un’altra cosa, non sono felice”. Lei mi ha risposto: “Va bene, facciamo un’altra cosa”. Per fortuna non è successo.

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Espargarò è legato all’Aprilia dal 2017, un tempo lunghissimo, quasi un’altra era geologica o motoristica, “mi sento il papà di questa moto”, tanto è vero che il trionfo in Argentina sembra una fiaba con il lieto fine. Fino al prossimo Gp, naturalmente. Aleix non ha mollato. Come non è successo all’Aprilia, che non ha mai smesso di cercare un senso, una direzione alle sue ricerche. Una ricerca di velocità, appunto. Non tanto diversa, in fondo, da quella che hanno trovato in Emilia, a Borgo Panigale, dove c’è la Ducati. L’altra italiana, rossa, fiammeggiante, che negli anni si è dovuta confrontare con le difficoltà e che a forza di insistere insistere insistere ha trovato una strada. Che innovatori, questi emiliani. Ma pure in Veneto hanno la testa dura. Come a Bologna, nessuno a Noale si è voluto arrendere. Neppure quando, come ha detto Aleix, “prendevamo un minuto in MotoGp”.

In un giorno argentino la partita si è ribaltata: Veneto batte Emilia. Succederà di nuovo, ormai lo sappiamo. D’altra parte, nello sport la storia conta fino a un certo punto. Dopo l’esordio nel motocross nel 1975, l’Aprilia entra nel Motomondiale per sfidare gli invincibili giapponesi nella classe 250. I Novanta sono gli anni della svolta, da Noale passano tutti: Max Biaggi che conquista il titolo della 250, e poi Valentino Rossi, Marco Melandri, che nelle classi minori fanno scintille. L’Aprilia diventa un simbolo, un’icona, fino alla partecipazione alla MotoGp. Nel 2004 l’Aprilia diventa anche Piaggio, con nuovi soci, nuove idee e nuove ambizioni. Il primo podio in MotoGp arriva nel 2021, con un terzo posto sul circuito di Silverstone. E’ il preludio all’oggi. Il 2022 è un momento di svolta: il marchio italiano guadagna infatti lo status di "Factory Team", un risultato mai raggiunto, che proietta il team di Noale verso il futuro. Che corre veloce, non si ferma più.

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