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Pechino 2022

Altre due medaglie per l'Italia dello Short Track (alla faccia del fotofinish)

Giovanni Battistuzzi

Il quartetto azzurro ottiene il bronzo nella staffetta sui 5.000 metri. Arianna Fontana conquista l'argento e diventa l'atleta azzurra più medagliata della storia delle Olimpiadi invernali. Questa specialità saluta Pechino 2022 con una fantastica ultima mezz'ora coi supplementari (e rimpianti per l'ex aequo che fu)

Mezz’ora. Si possono fare tante cose in mezz’ora. Oppure nessuna. Mezz’ora è un tempo complicato. A volte non basta per un’attesa, abbiamo tutti a che fare con i ritardatari cronici. A volte basta per elaborare un’idea capace di riscrivere la nostra comprensione del mondo: in circa trenta minuti, o almeno così si narra, Isaac Newton gettò le basi per la sua teoria sulla interazione gravitazionale.

Trenta minuti sono più che sufficienti anche per migliorare ancora in giudizio, già positivo, sui Giochi olimpici dello short track italiano.

In questo caso una mezzorona, e non un mezzoretta, una mezz’ora coi supplementari annessi, che il tempo è fatto così, si dilata molto più di restringersi quando si tratta di sport.

Prima la staffetta maschile sui 5.000 metri. Poi i 1.500 metri femminili.

Prima la rimonta, che a un certo punto sembrava se non impossibile quantomeno improbabile, del quartetto formato da Pietro Sighel, Andrea Cassinelli, Yuri Confortola e Tommaso Dotti. Poi l’ennesima gara da campionessa di Arianna Fontana, capace di rimontare, difendersi, rischiare di prendersi l’oro e, un attimo dopo, di mettersi al collo il bronzo. In entrambi i casi con un dopo fatto di un occhio al tabellone e l’altro al giudice. Giudizio sospeso in attesa di indagine, che in questo caso vuol dire una cosa soltanto: fotofinish.

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Il fotofinish è sempre una sospensione di battiti e respiri, un tempo che sembra dilatarsi sino all’infinito, nonostante a volte duri appena pochi minuti. È soprattutto la privazione di un privilegio che lo sport si era tenuto per se, prima di abiurarlo: quello dell’ex aequo.

L’ex aequo è contrazione: “Ex aequo et bono, in quantum aequius melius”. È soprattutto un gesto di riconoscenza e di rispetto, perché cosa sono pochi millimetri in 1.500 metri? Pochi, ancor meno in 5.000.

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L’ex aequo è stato abolito, evaporato, sparito. Passato di moda in nome di un senso di giustizia sportiva. Ché pochi millimetri sono abbastanza, dicono, vanno rispettati.

E così i tempi supplementari, la dilatazione dell’attesa. Il fotofinish ha detto che il quartetto italiano ci ha messo nove millesimi in meno di quello russo a completare cinque chilometri di pattinate short track e che per questo merita la medaglia di bronzo (qui il medagliere di Pechino 2022). E che Arianna Fontana ce ne ha impiegati tre in meno di Suzanne Schulting e quindi merita di mettersi al collo l’argento. Per la nostra pattinatrice bronzo o argento poco contava: sarebbe stata in ogni caso la sportiva italiana più medagliata della storia dei Giochi olimpici invernali. E questo alla faccia del fotofinish.