Vlahovic verso la Juventus, Firenze viola di rabbia
L'attaccante dovrebbe essere acquistato dai bianconeri, un paradosso per la società di Commisso che in questi anni ha mostrato il lato “antijuventino” più forte di sempre. Le ferite calcistiche di una città arrabbiata con il suo numero 9
Firenze soffre. C’è chi prova a dissimulare il dolore ma le prime luci dell’alba disvelano i peggiori incubi che diventano realtà: Vlahovic va alla Juve. Sì, anche lui. La storia è lunga sull’asse Firenze-Torino, a partire da Roberto Baggio. Ancora non si è risarcita l’ultima ferita che se ne aggiunge un’altra. Un paradosso per una proprietà, come quella di Commisso, che forse ha mostrato il lato “antijuventino” più forte di sempre tanto che le sue ultime dichiarazioni al Financial Times hanno riacceso lo spirito di un’intera tifoseria contro gli storici avversari.
Una città legata a doppio filo alla sua squadra di calcio. Particolare è stata la serata di lunedì dove, a sorpresa, Daniele Pradé, il direttore sportivo viola, ha parlato a “Sportitalia” in un modo che, per molti, sembrava chiudere le porte alla Juventus visto che aveva detto che il bomber serbo poteva partire solo per una cifra “sopra i 70 milioni di euro senza contropartite o pagamenti dilazionati". In realtà, in quel momento, Firenze è caduta nel limbo del concittadino Dante Alighieri. Il limbo, per chi non lo ricordasse, è complanare all'Antinferno e raccoglie anche le anime di coloro che vissero da uomini giusti e perciò non meritarono l'Inferno vero e proprio. Un posto particolare tra questi è riservato, in una rilettura moderna, ai tifosi viola.
Nel corso della notte, l’opzione infernale è diventata sempre più concreta. Le locandine dei giornali parlano, senza se e senza ma, di Vlahovic in bianconero: non c’è bisogno di aspettare l’ufficialità per scaldare gli animi. Le ultime ore sono la migliore cronaca: il modo più diretto per esprimere le proprie emozioni, oltre ai social network, è ancora la radio. Firenze, come Roma, ha una fitta rete radiofonica che informa i tifosi durante tutto l’arco della giornata. Alle sei del mattino i messaggi vocali e le telefonate già inondano le prime trasmissioni. Come se un’intera città non avesse chiuso occhio. Alle sette le radio cittadine mostrano già le due anime di una tifoseria ferita. Lo sono tutti: anche chi, rassegnato, ha inquadrato la propria delusione in una visione più finanziaria, praticamente da commercialisti come ironizzano dalla controparte, soffre questo ennesimo addio alla città. Per non dire coloro che, non riuscendo a trattenersi, trovano colpevoli in ogni protagonista: dalla società al calciatore, senza dimenticare l’agente di Vlahovic.
I tifosi riescono a litigare anche tra di loro, capita sempre quando si tocca un gioco così serio come il calcio. Certo, stiamo parlando di una città da sempre divisa: guelfi e ghibellini non sono solo un richiamo storico, sono un fatto che rappresenta al meglio l’animo dei fiorentini sempre ostile contro chi rappresenta il potere. Tra il 1990 e il 1993, ad esempio, nacque un’ostilità accesa di certi tifosi verso la Nazionale che potrebbe apparire indecifrabile per i giovani di oggi. Eventi e sentimenti che raramente sono usciti dalle mura cittadine portando a sentenze di condanna che hanno profondamente offeso la città di Firenze, spesso bollata da chi non è riuscito a scavare nella profondità dell’animo fiorentino. Stavolta rischiamo di vivere la stessa situazione: la rabbia non è razionale, sono già apparse alcune (brutte e deprecabili) scritte razziste che non fanno parte dell’affare Vlahovic ma in realtà la città è semplicemente ferita. Non si riesce a capire come sia possibile che un ragazzo cresciuto qui abbia l’ambizione di andare altrove. Specie quando si era tornati a sognare l’Europa.
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