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Il Foglio sportivo

Ferrari 2022, se non svolta si cambia

Umberto Zapelloni

La Rossa che affronterà la prossima stagione di Formula 1 sarà una monoposto sfacciata e obbligata a vincere. L’ultima chance per Binotto e i suoi. Per il progetto rotti gli schemi come voleva Marchionne. Il 2022 è arrivato, non si potrà più dire stiamo lavorando per il futuro

Per un anno intero la Ferrari ci ha parlato del 2022. Ci ha raccontato che tutte le energie erano destinate all’auto e al motore dell’anno prossimo. Ci ha ripetuto con ogni mezzo di comunicazione possibile che il 2021 era da considerare un anno di transizione, di Purgatorio in attesa di tornare in Paradiso. L’ultimo campionato del mondo piloti è quello vinto da Raikkonen nel 2007, l’ultima vittoria quella di Vettel a Singapore del 22 settembre 2019. Sono passare 45 gare senza un successo. Il record di 58 Gran premi senza brindare si avvicina, ma è un primato che nessuno vuole battere. Mattia Binotto però non se la sente di promettere una Ferrari campione del mondo 2022. Recita ancora la parte della persona sincera che non promette lo scudetto alla fine del calcio mercato. Nella conferenza di fine anno, ha detto di non voler sembrare arrogante e presuntuoso a dire che nel 2022 la Ferrari batterà in pista Mercedes e Red Bull. Ma dice anche che una stagione come quella appena conclusasi (con un suo bel 7 in pagella) non sarebbe accettabile. E allora che cosa dobbiamo aspettarci dalla Ferrari 2022?

 

Anche se Binotto sostiene di non sentirsi obbligato a vincere il Mondiale, la sensazione è che la Ferrari stia per entrare su una specie di ultima spiaggia. L’anno prossimo la Formula 1 affronterà una delle rivoluzioni regolamentari più importanti della sua storia. Si ripartirà da un foglio bianco. Le differenze di quest’anno saranno azzerate e la Ferrari non può perdere l’attimo dopo averci raccontato che da un anno pensa solo al 2022. Sarebbe come invitare al ballo della scuola la ragazza sognata da una vita e poi darsi malati la sera prima. La Ferrari ha l’obbligo di tornare a essere competitiva, di vincere delle gare, di restare in lotta per il campionato fino in fondo come quando si istruivano dei processi a Montezemolo perché aveva perduto il Mondiale all’ultima gara dell’anno. La sensazione è che l’organizzazione che gestisce oggi la Scuderia non avrà altre prove d’appello. Pochi giorni fa il nuovo amministratore delegato, Benedetto Vigna, ha ribaltato la gestione industriale mettendo alla porta tre top manager, uno dei quali, il responsabile tecnico Michael Leitner, strappato nel 2014 alla Porsche, aveva in mano tutta l’evoluzione delle Ferrari stradali. Un colpo di scena. È difficile pensare che la gestione sportiva possa superare indenne un altro anno senza successi. È un segnale anche il fatto che il presidente assente John Elkann, in una delle sue rare apparizioni stagionali alla premiazione dei Caschi d’oro del settimanale Autosprint, non abbia dedicato una parola alla stagione di Formula 1, riservando il miele soltanto per il reparto Gt che sta preparando con Antonio Colletta la grande sfida della 24 ore di di Le Mans con una hypercar da sogno. La pazienza sta finendo. Binotto ha ancora la fiducia del presidente, ma è una fiducia a termine. Tanto che non sono state smentite le voci di un ritorno a Maranello di Jean Todt che, lasciata la presidenza della Federazione Internazionale, non ha commentato ciò che ha riportato il Corriere della Sera prima dell’ultimo Gp. “Sono solo speculazioni”, continua a ripetere invece Binotto. Jean Todt naturalmente non prenderebbe il suo posto, anche perché a 75 anni non ha intenzione di trascorrere 20 ore in ufficio a Maranello come quando il Binotto era lui. La sua esperienza, le sue conoscenze, le sue capacità organizzative potrebbero però essere di grande aiuto e permettere a Mattia di concentrarsi sulle cose più importanti. Più che un commissariamento, sarebbe un aiuto, utilissimo anche per il presidente che ha mille pensieri oltre alla Ferrari e non può dedicare a Maranello il tempo necessario. Un po’ come quando Todt divenne pure amministratire delegato dell’azienza con Montezemolo impegnato alla presidenza della Fiat

 

La Ferrari del 2022 intanto è già praticamente pronta. Verrà presentata tra il 15 e il 17 febbraio, ma solo dopo le prime prove in pista si potrà capire qualcosa di più sulle prestazioni rispetto alla concorrenza. Le nuove regole produrranno auto più pesanti di una trentina di chili, più veloci nelle curve veloci e più lente nelle curve lente. Auto che dovrebbero essere più difficili da guidare, ma che presto gireranno con tempi molto simili a quelle di quest’anno nonostante il nuovo carburante (con il 10 per cento di etanolo) farà perdere una ventina di cavalli ai motori. “Una delle cose positive di questa stagione – ha spiegato Binotto – è che siamo riusciti ad anticipare il debutto in pista della parte ibrida di nuova concezione. Non è esattamente quella che useremo l’anno prossimo, perché dovremo inserire più sensori per permettere alla Fia controlli più accurati, ma il concetto è quello ed è stato importante poterlo provare con un certo anticipo sul previsto. La parte termica, invece, sarà completamente nuova anche per adeguare la combustione ai nuovi carburanti”.

Il 2022 è un grande punto interrogativo, ma Binotto è convinto di aver fatto bene i compiti a casa. Di aver avuto l’atteggiamento giusto in questo viaggio verso l’incognito. Ha lavorato a una Ferrari sfacciata, sfrontata, innovativa e quasi rivoluzionaria. Non solo perché lo richiedevano le regole, ma perché il progetto 2022 è stato affrontato con un atteggiamento diverso dal passato. “Se penso al nostro progetto vedo molta innovazione sia sul lato vettura che sul lato motore – ha raccontato Binotto – vedo una squadra che dal punto di vista della progettazione ha fatto uno sforzo importante: abbiamo approcciato il nuovo regolamento con mente aperta. Vuol dire che quando siamo andati in galleria del vento, le prime volte abbiamo provato ogni possibile concetto. Prima di identificare quale fosse la strada migliore, abbiamo dedicato tempo per analizzare, valutare concetti molto diversi, non intuitivi e niente affatto scontati, per entrare nel nuovo regolamento. C’è una grande discontinuità, frutto di una mente più aperta rispetto a prima”. La discontinuità, la capacità di rompere gli schemi, era un mantra caro a Sergio Marchionne. Spesso è una necessità se continuità con il passato vorrebbe dire continuare a perdere

La nuova vettura il cui nome è ancora segreto, potrebbe banalmente essere F2022, ma vedrete che ci sorprenderanno,  sta crescendo  “secondo i piani – aggiunge ancora Binotto –  Stiamo raggiungendo quelli che sono i nostri obiettivi di progetto. Se basteranno ce lo dirà solo la pista. L’anno prossimo ci sarà una forte cambiamento rispetto al recente passato. Immagino che ci potranno essere delle sorprese a inizio stagione attraverso le differenti interpretazioni delle regole. Se saremo competitivi non possiamo dirlo adesso, perché non abbiamo la sfera di cristallo, ma posso dire che abbiamo rispettato i programmi, in qualche caso abbiamo anche giocato d’anticipo come nel debutto della parte ibrida della Power Unit, e stiamo lavorando bene”. C’è un solo problema. Adesso non si potrà più dire stiamo lavorando per il futuro. Il 2022 è arrivato. La pazienza è finita.

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