(Foto dalla pagina Facebook della Federazione italiana Football americano)

L'anno d'oro dello sport

Italia è campione d'Europa. Il football americano si colora di Blue

Leonardo Rafanelli

In una partita dominata dall’inizio alla fine, la nostra nazionale ha sconfitto la Svezia aggiudicandosi il titolo. L’ultimo capitolo di una storia che ci vede in crescita costante

L’Italia è campione d’Europa: una frase che - surreale a dirsi - negli ultimi tempi è quasi diventata familiare, consueta. Sui giornali stranieri si parla di “golden era” per lo sport italiano, e l’ultimo capitolo andato in scena domenica scorsa, proprio per un accostamento che potrebbe essere definito “esotico”, suona davvero singolare: la nazionale italiana ha battuto la Svezia 41 a 14, conquistando il titolo di campione d’Europa di Football americano.

Siamo lontani dalle luci della National Football League, la lega made in USA che da sempre è il roboante tempio di questo sport. Non ci sono gli sponsor milionari, e non ci sono gli stadi monumentali. Non c’è la narrazione, a metà tra il cinematografico e il religioso, che negli USA accompagna quello che è lo sport più seguito. In Europa il football è una nicchia, e per rendersene conto basta guardare i pali delle porte del campo di Malmö, dove si è giocata la finale di domenica scorsa proprio in casa degli avversari: più bassi e discreti di quelli che svettano poderosi nella NFL. Eppure, la loro funzione è la stessa, e anche qui a football si gioca davvero: le strategie, i placcaggi, la fisicità e la strana poesia di quello che è lo sport di contatto per eccellenza, ci sono tutti. E sarà banale ribadirlo, ma dove non arrivano le risorse per alimentare il professionismo all’americana, interviene la passione: la stessa passione che ha dato vita al percorso che ha permesso al “Blue team” - così viene chiamata la nostra nazionale - di tornare sul tetto d’Europa dopo 34 lunghi anni. 

 

Di questo percorso, la partita di domenica è stato lo splendido culmine: un match dominato, nonostante il campo favorevole agli avversari. La fase offensiva è apparsa subito determinante, grazie a una linea d’attacco in grado di fare la differenza procurando al nostro quarterback Luke Zahradka - poi nominato MVP della partita - il tempo necessario per costruire le azioni vincenti. I ricevitori Jordan Bouah e Simone Alinovi hanno fatto il resto, insieme alle corse del running back Mike Gentili. Il primo tempo, praticamente perfetto, si è chiuso sul punteggio di 34 a zero. La difesa, aggressiva e solida, ha fatto onore all’adagio che nel football la vuole come vera chiave di qualsiasi vittoria. Gli svedesi sono stati bloccati a soli 14 punti, con l’ultimo touchdown arrivato quando ormai era troppo tardi e si cominciava a distendere i nervi, in quello che in America viene chiamato “garbage time”.

Questa vittoria aggiunge al nostro palmares il terzo titolo europeo dopo quelli del 1983 e del 1987. Si chiude così, con un trionfo, quel percorso iniziato con le qualificazioni nel 2019 e segnato poi dalla pandemia, che ha fatto slittare di un anno le fasi conclusive e che ha permesso all’Italia di superare la semifinale grazie al forfait della Francia per i numerosi casi di COVID-19. Una strada accidentata che tuttavia nulla toglie al lavoro del coach Davide Giuliano e a un movimento che negli ultimi anni ha visto una crescita davvero importante.

 

L’Italia del football, infatti, passa anche da Max Pircher, offensive tackle altoatesino che lo scorso agosto è arrivato nella NFL indossando la maglia dei Los Angeles Rams. E poi c’è il difensive end romano Habakkuk Baldonado, protagonista della difesa dei Pittsburgh Panthers in quel college football che in America è l’anticamera del professionismo. Per il Blue team, inoltre, la storia non finisce qui: con la vittoria degli Europei, infatti, la nostra nazionale si è guadagnata l’accesso ai Mondiali del 2023, che si giocheranno in Australia. Qui ci saranno da affrontare proprio gli Stati Uniti, che pur presentandosi con una squadra in cui non possono militare né professionisti né giocatori di college, hanno vinto tutte le edizioni a cui hanno partecipato, ovvero le ultime tre.

D’altro canto, proprio la National Football League è attiva su vari fronti per ampliare il seguito di questo sport anche fuori dai confini americani. La Germania, tanto per fare un esempio, dovrebbe andare ad aggiungersi all’Inghilterra nel novero delle nazioni che ospiteranno alcune partite della regular season della NFL. In fin dei conti, stiamo parlando di una disciplina avvincente, spettacolare e con strategie elaboratissime, che vede crescere costantemente il numero di appassionati in tutto il mondo. Ma intanto, nel vecchio continente, possiamo dirlo con orgoglio: il football americano, in questi giorni, parla italiano. 

Di più su questi argomenti: