Stefano De Grandis/Lapresse

Il Foglio sportivo

Moratti innamorato dell'Inter. Ma non pazzo

Umberto Zapelloni

“Inzaghi fa giocare bene la squadra. Speriamo abbia carattere. Barella il simbolo. Io sono il passato”. L'intervista al presidente più amato dai nerazzurri

Massimo Moratti ha venduto l’Inter da 8 anni, ma per tutti i tifosi nerazzurri resterà per sempre il presidente del triplete, quello che tutti vanno a cercare ogni volta che all’orizzonte compare una nuvola. Anche nell’estate dello scudetto c’è chi con nostalgia ha cercato di tirarlo per la giacca e riportarlo al comando. Ma oggi il calcio non è più quello dei grandi imprenditori, delle grandi famiglie, dei tifosi veri. Oggi il calcio che domina l’Europa è quello delle proprietà straniere, degli sceicchi, di chi cerca con lo sport di ripulire la sua immagine. Resta qualche rara eccezione, come la Juventus con cui domenica sera tornerà a confrontarsi la sua Inter.

 

Presidente sempre innamorato pazzo dell’Inter?
“Sono sempre appassionato di calcio e dell’Inter. Innamorato pazzo è un’altra cosa, non lo so… però è vero che le partite non me le perdo”.

A San Siro però la si vede sempre meno?
“Il periodo del Covid mi ha tenuto forzatamente lontano e poi non mi piace chiedere. Quando capita torno, non è che non vado più”.

Le manca lo stadio?
“Diciamo che avevo fatto un bel pieno prima…”.

Le piace Inzaghi come allenatore?
“È certamente uno che sa far giocare bene la squadra. Ha una notevole umiltà che gli ha permesso di sopportare anche il fatto che gli hanno venduto giocatori importanti. E poi ha saputo mettere quelli nuovi nelle condizioni ideali per rendere il massimo. Bisogna vedere se avrà il carattere necessario per reggere un campionato con l’Inter che non è facilissimo. Ma sono convinto che il carattere gli verrà”.

È un allenatore che avrebbe ingaggiato anche lei?
“Non lo so, può darsi. Ne ho presi tanti di allenatori, perché Inzaghi no?”

Qual è il suo allenatore del cuore? Mourinho o qualcun altro?
“Ho sempre parlato bene di Hodgson perché era una gran signore. Sono molto riconoscente a Mancini perché sinceramente è quello che ci ha permesso il cambio di passo. Poi ho voluto bene a Simoni senza dubbio. Un po’ con tutti ho avuto buoni rapporti, ma poi, e questo è il dramma del calcio, se le cose non vanno devi rompere”.

Mourinho l’ha avvisata prima di firmare per la Roma?
“Sì, è stato carinissimo. Mi ha avvisato immediatamente. Mi ha detto ci rivedremo presto. Con lui c’è un rapporto che posso definire di amicizia”.

A Roma sta vedendo sempre lo stesso Mourinho o lo trova un po’ appannato?
“Si sa adattare al posto dove va. Mi sembra molto esposto, lo fa anche come uomo della società oltre che come allenatore. Si vede che è un ruolo che gli piace e conviene sia a lui che alla società. Si è preso una bella responsabilità, ma sta facendo molto bene… insomma per i romanisti svegliarsi al mattino e sapere che hanno lì Mourinho, nonostante la serataccia in coppa, deve essere un bel piacere”.

Non mi dica che prova invidia i tifosi romanisti?
Risata. “Sì per il tifoso romanista sì. Ma non l’altra sera...”. Risata.

Perché invece non ha funzionato con Gasperini?
“Purtroppo non arrivavano i risultati. Non è stato un fatto di psicologia o che non ci siamo capiti. No, proprio di risultati che non arrivavano. Ha avuto la libertà di fare tutto quello che voleva, ma in estate non ha vinto una partita, poi ha perso le prime quattro in campionato. A quel punto abbiamo pensato che forse non era ancora il momento. Si capiva che aveva delle idee, ma se non vinci poi…”.

Anche a Bergamo era partito male, lo hanno aspettato e poi è esploso.
“Devo dire che è bravissimo, anche l’altro giorno a Manchester ho visto un’Atalanta bellissima. Sa tenere bene i giocatori, sa arrabbiarsi durante una partita, vede i problemi…”.

Forse all’Inter non era arrivato nel momento giusto?
“Poteva anche essere il momento giusto, ma non arrivando i risultati c’è poco da fare”.

Conte lo avrebbe lasciato andare via?
“Credo sia dipeso molto dalla sua volontà. E poi la situazione della società ha influito. Non so esattamente che cosa si erano detti prima… però anch’io ho sempre lasciato andare chi mi chiedeva di andarsene”.

Come ha reagito da tifoso quando è stato venduto Lukaku?
“Non pensavo sarebbe stato venduto. Però molto dipendeva dalle esigenze della società e la cifra era esagerata e quindi difficile poter far finta di niente. Però in quel momento ho avuto l’impressione che stessero smantellando l’Inter… poi devo dire che è arrivato Dzeko che mi piace moltissimo e ha una classe tale che fa veramente piacere vederlo giocare”.

Chi è il simbolo dell’Inter di oggi?
“Mi sembra Barella. Sta migliorando di partita in partita. Ha carattere, combatte, ha abbastanza classe. Ma poi alla fine la gente la conquisti con il cuore”.

Dove può arrivare quest’Inter?
“Se avesse un po’ di continuità… la partita con la Lazio ci ha un po’ spaventati, ma con una serie di partite buone la fiducia di tutti verrebbe rinforzata e potremmo tranquillamente, ma tranquillamente, puntare ancora allo scudetto”.

È tornata la pazza Inter di qualche anno fa?
“Ma qui la pazzia sta nel fatto che non vince. Non va bene…”.

Sta per arrivare un’Inter-Juve strana con le due squadre a inseguire. Chi le fa più paura tra Napoli e Milan?
“Non pensavo che il Napoli partisse così bene. Ha un ottimo allenatore, ma non pensavo partisse così. Ha trovato un centrocampista che funziona, un centravanti fenomenale, ha il miglior difensore d’Europa, Koulibaly… credo che sul Napoli si possa puntare. Anche il Milan è sorprendente. Gioca sempre meglio. In questo momento meritano di stare davanti”.

E la Juve di Allegri che ha ricominciato a vincere 1-0 come qualche anno fa?
“Bisogna fare molta attenzione, questi hanno l’abitudine a vincere”.

Domani sera come la vede?
“L’Inter ha tutte le possibilità per fare bene e se tutti stanno bene credo possa venire fuori una bella partita e che l’Inter possa farcela”.

Può essere la svolta?
“Sì, è l’inizio del campionato, ma i punti cominciano a pesare. Potrebbe…”.

Qual è l’Inter-Juve che ricorda con più piacere?
“C’è un’Inter-Juve di quando ero bambino che avevamo vinto 6-0. Una giornata meravigliosa (era il 4 aprile 1954). Sono sempre una sofferenza le partite con la Juventus. Ma certo la vittoria nell’anno del Triplete con quel gol meraviglioso di Maicon non la dimenticherò mai e poi una che non potrò scordare”.

No, non mi dica, quella…
“Quella di Torino con il rigore non dato a Ronaldo. Quella è impossibile da digerire per un tifoso”.

Ci fosse stata la Var…
“Ma chissà… lì era tutto un giro…”.

Proprio non le passa. Ma le piace la Var?
“All’inizio no, non mi piaceva perché rompeva le emozioni, il piacere del gol. Anche l’errore in fin dei conti faceva parte della partita. Però adesso mi ci sono ritrovato anch’io. Credo sia un mezzo che possa tagliare le discussioni anche se poi le discussioni sono il sale del calcio”.

Come si possono salvare i conti del calcio?
“Sinceramente io i miei non li ho salvati moltissimo, ci ho rimesso un sacco di soldi… Non so esattamente come fare. Credo si debba puntare moltissimo sui giovani, fare una grandissima attenzione agli acquisti e soprattutto agli ingaggi. Ormai gli ingaggi sono arrivati a dei livelli insostenibili. Io mi lamentavo, soffrivo, ma la situazione è davvero complicata”.

Il rischio è che nel calcio ormai ci sia spazio solo per gli emiri e non più per presidenti come lei o Berlusconi?
“Forse si può ancora fare con delle piccole squadre, non con Inter o Milan. Le esigenze economiche sono molto superiori alle singole possibilità. Si va molto oltre a quello che può dare una famiglia”.

Juve a parte.
“Ma la Juve è diversa, ha alle spalle la Fiat. Gli Agnelli sono appassionati, ma la squadra è l’espressione della società. Fanno bene a resistere perché la Juve è un marchio notevole. Con me non era così. Io ho sempre investito personalmente. Era un azzardo notevole, qualcosa di irripetibile”.

Ronaldo è stato un affare?
“Quando è arrivato pensavo che la Juve potesse ottenere risultati ancora migliori di quelli che ha ottenuto, soprattutto in Europa. Non è successo, ma lui resta un grande giocatore, se poi ha fatto girare i conti della Juve questo non posso saperlo, ma non penso”.

Meglio lui o il vostro Ronaldo?
“Non scherziamo. Era un altro giocatore. È stato uno dei cinque più grandi giocatori di sempre. Aveva una classe insuperabile. Questo è fantastico, intelligente, si è costruito, ma all’altro il buon Dio aveva dato una classe infinita”.

Siamo in un momento in cui i giocatori se ne vanno a parametro zero. Il Milan ha perso così Donnarumma e Calhanoglu. Giusto non cadere nei ricatti di certi procuratori?
“Un po’ è questo. Ma non è facile vendere. Certi giocatori non hanno mercato, per altri si vogliono troppi soldi in un momento difficile. Alla fine finisce che li lasci andare e ti accontenti del grande risparmio che fai sugli ingaggi”.

Lei non sembra molto favorevole al nuovo stadio a Milano?
“Non tanto, è vero. Non la trovo una spesa indispensabile. Voglio bene a San Siro, poi trovo che a San Siro il calcio si veda così bene che non sento l’esigenza di un nuovo stadio”.

Ci dovremo abituare all’azionariato popolare? Che ne pensa dell’idea di Cottarelli?
“È un segno di responsabilità, passione, voglia di partecipare. Non so però quale sia l’obbiettivo. Perché se è partecipare all’azionariato, avere una minoranza che posa spingere, proporre, stimolare la proprietà, va bene. Ma se l’obbiettivo è di acquistare la società la vedo molto difficile. C’è la buona volontà”.

Il giovane Zhang lo sente ancora?
“L’ho sentito prima che andasse via, un bravissimo ragazzo, ma ha avuto una difficoltà a monte e non è facile da risolvere tutti i problemi”.

Come andrà a finire?
“E chi lo sa. Chi lo sa… Penso vogliano resistere. Non credo abbiano avuto offerte tali”.

Potrebbe fare la fine del Milan e finire nelle mani di un fondo?
“Potrebbe, ma quello del Milan si è comportato bene. Dovevano stare sei mesi, un anno e poi vendere, invece si sono appassionati”.

Se no finirà che richiameranno lei?
“Ecco. Io sono il passato. L’Inter ha bisogno di futuro, di rinnovarsi”.

Moratti si gode il suo ultimo scudetto. Quello che ha vinto decidendo di girare tutta la sua retribuzione annuale ai suoi dipendenti. Qualcosa di profondamente morattiano. E quindi unico.
 

Di più su questi argomenti: