Gran Milano

Che fine farà San Siro? Il primo banco di prova per Beppe Sala

Fabio Massa

Deciderà il sindaco appena riconfermato, che assicura: "Procederemo speditamente". Ma questo Consiglio sarà “nimby”. E poi c'è la vera bomba da disinnescare, quella di Atm 

Lo stadio Meazza è antica poesia, sotto la pioggia battente della notte delle elezioni, in un quartiere San Siro triste e bagnato. Per quanto rimarrà là, la gloriosa Scala di Milan e Inter? Difficile dirlo, anche se Beppe Sala uomo solo al comando l’antifona l’ha già cantata. Subito: “Procederemo speditamente. Milan e Inter mi hanno già whatsappato chiedendomi un incontro. Era logico, visto che gli atti devono passare dal Consiglio, che servisse un Consiglio nuovo”. Un nuovo Consiglio, dunque, che dovrà analizzare il problema e sciogliere finalmente il dubbio su una delle tre questioni più spinose da affrontare. Un sindaco più forte, meno facile da vincolare, e che al nuovo stadio non è mai stato contrario. Un nuovo Consiglio, sì, con qualche spina assai vecchia e dura però. Perché in questo Comune siedono, peraltro più forti di prima, almeno due contrarissimi all’abbattimento di San Siro e allo sviluppo immobiliare connesso. Il primo si chiama Alessandro Giungi, e milita nel Partito Democratico. Il secondo si chiama Carlo Monguzzi, ed è l’highlander verde della politica milanese e lombarda, con una serie di incarichi in istituzioni (conquistati con il voto, per carità) che farebbe impressione anche nella Prima Repubblica. Niente male per uno che passa per rivoluzionario, per difensore dei giovani, e che siede sulle poltrone del potere da decine d’anni. 

 

Il problema San Siro sarà il primo banco di prova per decifrare l’attitudine con cui Beppe Sala vorrà affrontare le questioni. Anche perché mai come in questo nuovo parlamentino ci sono ambientalisti di osservanza e rigore, che difficilmente potrebbero far passare progetti faraonici. A complicare le cose una pattuglia di oppositori capeggiata da Marco Bestetti, che del municipio 7 è stato presidente, dunque proprio del territorio su cui insiste lo stadio. Vicenda complicata. Come la vorrà gestire Sala? Come uno schiacciasassi oppure lasciando i suoi sherpa a gestire colloquiando e smussando gli angoli? Altra questione è quella relativa ad Atm. Tutta la compagine di sostegno a Luca Bernardo, causa ignoranza collettiva dei problemi della città, poco studio, poco tempo, poche idee e poco di tutto il resto (e infatti alle elezioni hanno preso poco, perché per competere bisogna studiare), si è completamente scordata che Atm è il vero e più impellente problema del 2022. Che cosa si farà con l’affidamento del servizio di trasporti? La legge dice che bisogna andare a gara. Questo vuol dire che Atm potrebbe perdere il controllo di tram, metropolitane, bus, strisce blu, area C, multe e chi più ne ha più ne metta. Se San Siro è un’opportunità da cogliere, Atm è una bomba nucleare innescata e da disinnescare, con ricadute di tutti i tipi sulla città.

 

Non direttamente occupazionali, visto che chi dovesse arrivare dovrebbe comunque garantire chi lavora attualmente in azienda. Ma perdere il controllo diretto della società che gestisce il trasporto è uno di quegli incubi che non dovrebbe far dormire la notte ed è un dossier che solo il sindaco, sulla sua scrivania, ha l’autorità di aprire e chiudere. Come gestirà la vicenda Sala, finito il riposo post elaborazione della giunta? Si farà aiutare dall’unica che ha una competenza diretta, ovvero Arianna Censi? E a questo proposito: chi nominerà come vicesindaco metropolitano, visto che proprio la vicenda della gara dei trasporti passa dall’ex Provincia? Non va dimenticato che Atm non è Atac: è una macchina che corre e che ha in mano (e in portafogli) il pezzo decisivo della svolta green. Non bisogna scordarsi che la controparte governativa si chiama Alessandro Morelli, uomo forte della Lega a Milano e viceministro alle Infrastrutture. La soluzione passa da là, ma in tempi passati tra i due ci fu anche una querela (Sala denunciò Morelli).

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