(foto Ansa)

Il Foglio sportivo - That win the best

Tutti sul carro di Max, ma senza il baccalà di Ronaldo

Jack O'Malley

Allegri passa da bollito a maestro in una settimana, CR7 segna e io sogno lo Sheriff in Superlega

Come è tornato subito affollato, il carro di Massimiliano Allegri. Ancora domenica scorsa era raccontato da chi la sa lunga e ci spiega i segreti definitivi del calcio senza sentirsi ridicolo come il condottiero bollito di una squadra senza identità. Uno rimasto lontano dal campo troppo a lungo, superato dai nuovi maestri della tattica più giovani e meno provinciali di lui, uno che aveva perso il polso della squadra e se ne lamentava ad alta voce rientrando negli spogliatoi. Oggi, dopo la vittoria contro il Chelsea di mercoledì – a proposito, ma fatela una battuta sul fatto che quest’anno gli italiani vincono in qualunque competizione, no? – Max è tornato a essere il genio della panchina, l’allenatore per eccellenza, il mostro della gestione tattica, il fenomeno che “si è ripreso la Juve” e da cui tutti devono imparare, il grande valorizzatore, il Gesù dello Stadium che trasforma i Bernardeschi in Chiesa.

Nella vorace bulimia che travolge le redazioni, là dove ogni mattina un giornalista sportivo si sveglia e sa che dovrà twittare la sentenza definitiva su qualunque argomento prima dei suoi colleghi, e un redattore della Gazzetta online si addormenta e sa che dovrà pubblicare più articoli inutili di un qualsiasi blog sul calcio, anche Allegri è già stato sacrificato sull’altare delle analisi affrettate. Il giorno che ammetteremo a noi stessi che il 90 per cento delle nostre analisi è più instabile di un giocatore di Mino Raiola mi ubriaco fino a fare come quel turco che si è messo ad aiutare altre persone a cercare un uomo scomparso, ma era talmente sbronzo da non essersi reso conto che l’uomo scomparso era lui – quello che succederà a Gianni Riotta quando con il suo osservatorio per combattere le fake news si imbatterà in un proprio pezzo.

Chi non rischia di sbronzarsi è Cristiano Ronaldo, anche lui raccontato dai giornali prima come capo carismatico dello spogliatoio del Manchester United, con i compagni che volevano mangiare le cagate che mangia lui, e poi come rompicoglioni mal sopportato dagli stessi compagni di prima, già stufi di mangiare baccalà a pranzo e a cena. Fatto sta che in Inghilterra il portoghese ha continuato a fare quello che gli viene meglio: nulla per 90 minuti – roba che verrebbe voglia di frustarlo con una cintura larga un palmo di mano – e poi segnare il gol decisivo a tempo scaduto. Non so se sia il baccalà – che a me piace ma solo se annaffiato da una bionda – ma almeno CR7 non è ancora entrato in modalità “attaccante del Milan”, cioè non si rompe ogni due partite nonostante l’età. Chi si è rotto, non le ginocchia o i tendini ma le palle, è Pep Guardiola. L’allenatore del Manchester City ha litigato a distanza con i tifosi, scocciati – che triste fine abbiamo fatto – perché Pep aveva fatto un appello a riempire di più lo stadio. “Se sono un problema me ne vado”, ha detto stizzito prima di iniziare una corte spietata a Verratti. Chissà se giocando in Superlega avrebbe riempito l’Etihad Stadium. Chiedetelo al Real Madrid, che dopo avere perso in casa contro la squadra con il nome da ristorante di carne alla brace di un paese che non esiste vorrebbe scappare su un altro pianeta, e non per evangelizzare gli alieni sul gioco del calcio.

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