Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Il ricciolo di Cakir in Milan-Atletico Madrid

Alessandro Bonan

Terribile quello sulla testa dell'arbitro che punisce i rossoneri contro la squadra spagnola, splendidi quelli rappresentati da due stelle del pallone, una in discesa e l'altra in ascesa: Cristiano Ronaldo e Federico Chiesa

Mi piacciono le incongruenze, disse quella, fanno pendant con la mia acconciatura. Il calcio è pettinato in tanti modi, ma le cose che non tornano sembrano riccioli neri. A chi piacciono e a chi no, la bellezza è soggettiva. E allora soggettivamente denunciamo la bruttezza del ricciolo nero sulla testa pelata dell’arbitro Cakir. Orribile visione, sopra una faccia dall’espressività eloquente: un gelido guardare, condito da un sorriso falso e tendenzioso. Il turco cambia il senso di Milan-Atletico Madrid con due provvedimenti, entrambi ingiusti e definitivi. Con il primo, il Milan perde un uomo, con il secondo tutta la partita. E anche questa è fatta, deve aver pensato il turco con quella intima soddisfazione che caratterizza i precisini. Il calcio con il Var si è dimostrato in sintonia con il mondo che lo circonda. Internet ne ha svelato ogni risvolto, sappiamo tutto di quello che succede dall’altra parte dell’emisfero, mentre un tempo la terra era avvolta da inesplicabili misteri. Con i social la parola corre, magari sguaiata, volgare, offensiva ed infondata, ma viaggia velocissima alla scoperta della verità. E quando arriva, la verità, non la ferma nessuno. Il calcio, con il Var, ha scelto la strada della verità, scompaginando le mappe di un potere che ormai non ha più forza, se non quella economica (e dici poco). Però la via è giusta, ormai tracciata, se non dritta almeno liscia, come la testa di Cakir, su cui un ricciolo nero fa la figura di un peccato. 


Ci sono però altri riccioli che invece stanno bene sulla testa di chiunque. Le incongruenze che piacciono a tutti, grandi e piccini, buoni e cattivi. Come non definire tale, l’ennesima performance di Ronaldo, che per novanta minuti quasi non tocca palla e poi trafigge, a tempo ormai perduto, l’avversaria dalla maglia gialla. Ronaldo sta invecchiando come un vino un po’ passato, di cui ti puoi permettere solo un bicchiere, perché ormai sa di liquore. Ma quel bicchiere ha un sapore trionfale, un gusto pieno della vittoria, perché davvero in pochi sanno essere decisivi come lui. Poi c’è l’ultimo ricciolo: l’uomo che gioca come i cavalli, con il paraocchi. Si chiama Chiesa, e di quello che lo circonda gli interessa poco. Sembra la negazione di un calcio dove l’insieme prevale sul singolo. E invece ne è la magnifica eccezione. Perché è uno splendido atleta prima che un calciatore, e come tale distende le sue gambe e parte e non lo prendi più. Sembra una stella che cade dal cielo e ti coglie di sorpresa. Come un ricciolo dorato che all’improvviso si distende.