Federico Chiesa (foto LaPresse)

il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

Chiesa, addio in silenzio

Alessandro Bonan

Commisso vuole vincere ma lascerà partire il giocatore più forte, a meno di clamorose retromarce bianconere dell’ultimo momento. La contraddizione va inserita in un contesto economico generale che vede la Fiorentina comunque perdente di fronte a certe cifre

C’è un conflitto piuttosto evidente tra le aspirazioni del presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, e quelle del suo giocatore più rappresentativo, Federico Chiesa. Da una parte “l’Americano”, vuole vincere a Firenze, impresa in cui non è riuscito alcuno negli ultimi cinquant’anni (la Coppa Italia è un vincere in LA minore), dall’altra il 25 viola, a cui Firenze va stretta come una maglietta fina di Baglioni dentro la quale immaginiamo tutto, i soldi, la voglia di giocare la coppa più importante, il desiderio di sfondare il muro della normalità per illuminarsi d’immenso. Tutto legittimo, anche se forse non troppo chiaro, spiegato bene. Chiesa se ne vuole andare ma Commisso che cosa sta facendo per trattenerlo? Non è questa la domanda giusta, in quanto nessuno vuole costringere un amore a restare tale se non esiste più. Dicono che Chiesa, professionista indiscusso tanto da essere stato promosso capitano nella partita contro la Samp, abbia chiesto il cambio più volte a San Siro sabato scorso, dopo che stava spaccando in due la fascia destra dell’Inter, correndo come un matto, segnando, ripartendo.

 

In questa storia c’è un “già visto” recente e uno passato. Il recente si chiama Federico pure lui, di cognome Benardeschi. Cresciuto in Toscana, nella cantera fiorentina, valorizzato, amato, e poi fuggito via esattamente a Torino, la stessa meta del “gemello” Chiesa. Come succede in questi casi, la gente si è prima dispiaciuta, poi offesa e infine arrabbiata, per poi vantarsi di aver dimenticato. Succederà anche con Chiesa, per quanto l’abbandono suoni più duro da sopportare per due motivi: lo spessore superiore del calciatore e l’ambizione di Commisso rispetto ai Della Valle. E come nel gioco dell’oca, torniamo alla casella di partenza. Commisso vuole vincere ma lascerà partire il giocatore più forte, a meno di clamorose retromarce bianconere dell’ultimo momento. La contraddizione va inserita in un contesto economico generale che vede la Fiorentina comunque perdente di fronte a certe cifre. Se a un calciatore offrono, per dire, 8, e tu puoi dare al massimo la metà, addio sogni di gloria. Quanto al precedente, appartiene quasi al passato remoto e si chiama Roberto. Aveva il dieci sulle spalle, e prometteva di essere ciò che poi sarà: il migliore di tutti i tempi. Stiamo chiaramente parlando di Baggio, che quando lasciò Firenze per la Juventus provocò una sommossa con tanto di lacrimogeni in piazza Savonarola. I fiorentini non accettavano lo sfregio al loro monumento più splendente da parte degli indesiderati Pontello. Ma questi, offesi dai troppi insulti, con le valige in mano, chiusero la partita, tagliando la testa di Roberto, come Perseo con la Medusa. Provocando rabbia e sconforto, niente a che fare con il silenzio con cui Firenze, tra il rassegnato e il debole, accompagnerà Chiesa, fuori dalla città.

 

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