Josè Mourihno all'arrivo a Roma, lo scorso due luglio (Ansa)

disintermediazione (t'aa ricordi, signo'?)

A Trigoria non si entra. Mourinho mette al bando cronisti e tifosi

Enrico Veronese

La Roma ha deciso, per volere dell'allenatore, di negare l'acceso al pubblico per le prime due amichevoli. Così rischia di incrinarsi subito il rapporto con la città e non solo. Le proteste della Fnsi e qualche riflessione

L’ambiente romano, di cui si favoleggia parlando di calcio, è come la Fenice di Metastasio. Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa: dev’essere per prevenire gli effetti di questo fantasma che la nuova Roma dei Friedkin e di Josè Mourinho ha deciso di negare l’accesso al campo di Trigoria sia ai cronisti che al pubblico, in occasione delle due partite amichevoli contro i dilettanti del Montecatini e la Ternana, neopromossa in serie B. Era logico pensare che con l’avvento del vulcanico allenatore portoghese non sarebbero state rose e fiori per i media, dati i trascorsi all’Inter: scintille già alla prima conferenza, quando allo Special One era stato chiesto chi sarà il prossimo capitano giallorosso (per la cronaca, nelle due amichevoli si sono alternati il simbolico Zaniolo e il più plausibile Dzeko).

 

Ma colui che - secondo i ben informati - ha fatto decidere la società per la serrata appare un tecnico già sfidato dal peso della situazione: non già il raffinato viveur che si presentò con la frase «non sono mica pirla», quanto un epigono dell’altrettanto celebre accusa di «prostituzione intellettuale». Ad andarne di mezzo sono i meno tutelati: i colleghi umbri al seguito della Ternana, squadra ambiziosa sotto la guida di UniCusano, che hanno mancato così (e non per loro colpa) l’occasione di informare puntualmente e a fondo i propri lettori quanto alla partita delle Fere e l’opportunità di raffrontarsi a una realtà primaria come quella della Capitale.

 

Non serve essere corporativi per considerare che una squadra candidata al vertice della serie A, la quale annovera i campioni d’Europa Spinazzola e Cristante - oltre a Zaniolo e Pellegrini, azzurri in pectore frenati dagli infortuni, e il figliol prodigo Florenzi - e che tessera un allenatore glamour capace di fare notizia da solo, non dovrebbe alzare le barricate con chi di calcio lavora e con la passione sfrenata di mezza città che attende da tredici anni di alzare un trofeo. Certo, Dan e Ryan Friedkin magari si vedono togliere alla radice la patata bollente, avallando una linea che proseguirà con il ritiro di undici giorni nell’Algarve, lontano da ogni indiscrezione o soffiata. Mai però, quanto nel dopo Covid, il calcio è per i tifosi, ansiosi di rimettere piede sugli spalti e di farsi raccontare che cosa succede sul campo: e di questo chi “vende” un prodotto d’immagine in tutto il mondo dovrebbe tenere conto.

 

Mourinho, si sa, ama intromettersi tra i propri giocatori e gli ipotetici strali esterni, “proteggendo” i primi e facendo da capro espiatorio, allo scopo dichiarato di lavorare con più serenità, senza che gli atleti vengano fermati per strada dai cacciatori di selfie: ma rischia di giocare col fuoco e di gettare sabbia nel rapporto con chi ogni domenica tornerà a pagare biglietti e abbonamenti, quando non treni o pullman per le trasferte. Per quanto riguarda la professione, ed è l’aspetto più deteriore, il rischio è che questa “disintermediazione” (t’aa ricordi, signò?) crei un pericoloso precedente, dal momento che solo agli operatori interni alla società AS Roma è stato consentito di documentare con testi, fotografie e immagini video i momenti principali della gara: il fatto di confezionare gli highlights e fornirli a fine gara significa dover dipendere dalle sole scelte societarie riguardo ciò che può filtrare oppure no.
 

   

E se in un’amichevole estiva le crisi possono essere ridotte al minimo, diverso sarebbe il caso di mancata copertura per rigori non dati, polemiche arbitrali, episodi di razzismo o risse che non avrebbero alcuna documentazione. L’Unione della Stampa Sportiva Italiana e il sindacato di categoria FNSI hanno protestato attraverso una nota ufficiale, nell’attesa del prossimo match di mercoledì a Trieste (diretta Sportitalia, un migliaio di spettatori allo stadio Rocco): se i quotidiani, le radio e le tv mostrano di cedere - è il rischio- chi ha il coltello dalla parte del manico può sentirsi autorizzato a procedere oltre con nuove restrizioni. Qualcuno, tra Prima Porta e i Castelli, si è forse già pentito del murales con la Vespa e dell’accoglienza oceanica: salvo ricredersi, chissà, ai primi risultati positivi.

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