Un'immagine del rendering del progetto dello stadio dell'AS Roma a Tor di Valle (Ansa) 

Roma Capoccia

Quel pasticciaccio brutto dello stadio

Salvatore Merlo

I proprietari di Tor di Valle pronti a chiedere milioni di risarcimento alla Raggi che è pronta a rifarsi sulla Roma

Lo spettro di una richiesta di risarcimento danni per decine di milioni di euro aleggia sul dissestato comune di Roma e persino sulla indebitata As Roma. È l’ultimo capitolo della vicenda più clamorosa, pasticciata e torbida di questi cinque anni dell’“onesta” amministrazione di Virginia Raggi nella capitale d’Italia: lo stadio di Tor di Valle. Prima osteggiato dai grillini, poi improvvisamente spinto dai grillini e infine precipitato in un vortice giudiziario tra arresti e accuse gravissime di corruzione che hanno coinvolto persone vicine al Movimento 5 stelle e all’amministrazione capitolina.

 

La novità è che il 30 giugno, il consorzio Euronova che dovrebbe (o avrebbe dovuto) costruire lo stadio il cui terreno nel frattempo è stato acquistato dal magnate cecoslovacco Radovan Vítek, ha inviato una serie di pericolose deduzioni alla sindaca, agli assessori, ai componenti delle commissioni comunali, a tutti i membri dell’assemblea capitolina, al segretario generale, al capo dell’Avvocatura e per conoscenza – attenzione – alla procura regionale della Corte dei conti. La minaccia è la richiesta di risarcimento danni. Com’è noto da mesi, la Giunta intende revocare la “dichiarazione d’interesse pubblico” già attribuita allo stadio, cosa che determinerebbe l’impossibilità di costruire in quell’area. La delibera di revoca è stata scritta, ma la Giunta da settimane non riesce a portarla in Aula per il voto. Non ci sono i numeri nella maggioranza. Si sarebbe dovuto discuterne oggi in Consiglio comunale, ma anche questa seduta è saltata. Ancora una volta. E questo anche perché in tanti, pure tra i consiglieri comunali che hanno letto la delibera giudicandola “tragicamente scritta male”, temono di esporsi personalmente. Con il loro patrimonio.  Sono infatti tutti citabili per danni.

 

Ed è proprio questo che, nella missiva del 30 giugno, ma anche in una serie di lettere inviate il 7 e il 16 giugno, scrivono esplicitamente gli avvocati del consorzio Euronova. Ed è quello che pare abbiano scritto all’amministrazione comunale anche gli avvocati del nuovo proprietario del terreno di Tor di Valle. Un signore, Vítek, che oltre ad avere una fama da squalo, non teme certo le spese legali considerato che il suo patrimonio personale, secondo Forbes, è di oltre 4 miliardi di euro. Gli avvocati contestano punto per punto il contenuto della delibera in quanto “l’intero iter logico... si riferisce e dà applicazione a norme non più in vigore in quanto espressamente abrogate”.  Impossibile dire chi abbia ragione sul piano legale. Ma l’apertura di una vertenza giudiziaria avrebbe esiti imprevedibili, e potrebbe intanto portare il comune all’obbligo (su richiesta della Corte dei conti) di accantonare immediatamente in bilancio alcune decine di milioni di euro da rifondere nell’ipotesi in cui si dovesse arrivare a un risarcimento. Risarcimento e contestuale accantonamento di una ingente somma di denaro che, considerato il testo dell’attuale delibera, coinvolgerebbe pure la squadra di calcio.

 

La Roma, appunto, società già indebitata per circa 300 milioni di euro. Infatti la delibera scritta da Raggi indica espressamente la Roma come coautrice del ripensamento che renderebbe non fattibile la costruzione dello stadio a Tor di Valle. A ben guardare, nella delibera c’è persino di più. Perché la Giunta si riserva, nel testo, di potersi rivalere economicamente sulla Roma: “Successivamente all’approvazione del presente provvedimento, si renderà necessario… avviare valutazioni e quantificazioni di ogni eventuale pregiudizio in danno all’amministrazione capitolina determinato da… As Roma... anche ai sensi degli artt. 1177 e 1337”. Un garbuglio. Il paradosso, qui, è che la Roma da settimane invita pubblicamente la Giunta ad approvare una delibera di revoca che intanto però contiene una minaccia di rivalsa economia ai suoi danni. Strano ma vero. Nella più infausta delle ipotesi, in pratica, si potrebbe verificare il default tecnico del comune e pure della squadra. Tutto per non costruire uno stadio. In poche parole sta per scoppiare  una enorme disputa milionaria intorno ai ruderi fatiscenti dell’ex ippodromo di Tor di Valle. Surreale. Ma si vedrà l’epilogo di questo pasticciaccio brutto che, già iniziato male nel 2016, potrebbe finire pure peggio.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.