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Che ne sarà dell'Antonio? Il posto nel calcio dell'altro Donnarumma

Giovanni Battistuzzi

Al Milan era cresciuto e diventato giocatore, poi se ne era andato per tornarci quando Gianluigi s’era impadronito della porta rossonera. L'hanno deriso, considerato un raccomandato, eppure non è un brocco

“L’Antonio era il fratello del mio amico, quello bravo con la chitarra tanto che se ne finì in America a suonare il jazz. Bravo ragazzo, ma scelse pure lui la chitarra. Anzi la scelse prima del suo fratello, ma continuò e divento da maggiore a fratello di. Non avesse scelto la chitarra… chessò magari scegliendo il pianoforte o l’ocarina poteva essere l’Antonio e basta, ma con la chitarra…”. Enzo Jannacci chi fosse l’Antonio non lo disse, quella sera all’Idroscalo dopo aver detto questo iniziò a cantare Silvano e quando finì la canzone a chi gli chiese chi fosse quell’Antonio rispose: “Sono mica cazzi vostri”. Lui rise, il pubblico pure e già che c’era coi nomi strimpellò l’Armando.

Mica solo la musica c’ha l’Antonio, pure il calcio. La storia è la stessa, solo che al posto della chitarra ci sono i guanti, quelli da portiere. Ora che Gianluigi Donnarumma si è accasato al Paris Saint-Germain a parametro zero e tanti zero sull’assegno mensile (12 milioni di euro all’anno), l’altro Donnarumma del Milan, l’Antonio appunto, si è trovato senza fratello vicino e senza squadra. I rossoneri non gli hanno rinnovato il contratto, ed era cosa nota, e i parigini non hanno scelto di tenere unita la famiglia. D’altra parte con nove portieri in rosa (oltra a Gigio ci sono Keylor Navas, Alexandre Letellier, Alphonse Areola, Marcin Bulka, Garissone Innocent, Sergio Rico, Denis Franchi e Mathias Randriamamy), di averne uno in più a Parigi non se ne sentiva il bisogno. Nella capitale francese è da un po' che accade così: si accumulano calciatori, poi si vede che farsene.

Antonio Donnarumma al Milan era cresciuto e diventato giocatore, poi se ne era andato per tornarci quando Gianluigi s’era impadronito della porta rossonera. Non ci fosse stato Antonio probabilmente non ci sarebbe stato Gigio. Nelle ultime quattro stagioni ha giocato tre volte, non ha subito una rete. Fedina pulita, pulitissima. A suo modo storica: nessun altro portiere nella storia dei Diavoli può vantarsi di non avere preso un gol giocando almeno trecento minuti.

Dati superflui per quei tifosi che lo consideravano e continuano a considerarlo un raccomandato, uno che al Milan c’è stato solo per merito del fratello e del procuratore, quel Mino Raiola che la quasi totalità del tifo rossonero vorrebbero non vederlo mai più dalle parti di Casa Milan.

Eppure non è mica un brocco l’Antonio. Anzi. Certo non un campione, un portiere che possa fare il titolare in una grande squadra, ma il suo lo sa fare. Gigi Simoni nella stagione 2011-2012 lo allenò al Gubbio in Serie B e di lui serbò un buon ricordo, tanto da dire, anni dopo, che tra i portieri che aveva avuto in squadra “Donnarumma sta per affidabilità tra i primi dieci. Sbaglia quasi mai, forse non fa miracoli, non para il difficilmente parabile, ma avere un portiere così in squadra fa comodo, molto comodo”.

L’Antonio abbandonato forse lascerà la Serie A. Qualche squadra aveva chiesto informazioni sul suo conto ma al momento non se ne è fatto nulla. E così sembra destinato a un ritorno Serie B. Magari lì riuscirà a trovare uno spazio suo, senza l’obbligo della condivisione di un cognome sulla maglietta che è diventata impari.

L’Antonio l’ha fregato il Gigio e un po’ il fatto di essere il fratello maggiore. Avesse scelto “il pianoforte o l’ocarina poteva essere l’Antonio e basta”, invece no, ha scelto i guanti e bene così. Anche perché aveva iniziato lui a fare il portiere, poteva mica sapere di ritrovarsi un fenomeno in casa.