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Italia verso la finale

Viva Andrea Belotti, attaccante che non fa gol ma segna il rigore più difficile

Elogio del capitano del Torino, che ha raddrizzato la serie dei tiri dal dischetto e ridato fiducia agli Azzurri

Piero Vietti

Poiché non passa minuto in cui non si esalti la forza del gruppo allenato da Mancini, ci sia concesso di dire che l'attaccante ne rappresenta forse il simbolo più vero e meno appariscente.

C’è una legge non scritta, né probabilmente suffragata da un numero sufficiente di dati, secondo cui la prima squadra che sbaglia ai rigori poi spesso è quella che passa il turno. Si dice sempre che i rigori sono questione di testa, nel caso di un errore all’inizio della serie la pressione psicologica paradossalmente si inverte, gli avversari si illudono di essere già in vantaggio e fanno la fine di Olmo che calcia in curva dopo Locatelli (prendete la Svizzera, perfetta contro la Francia agli ottavi e improvvisamente sbilenca proprio contro gli spagnoli ai quarti). Per questo il rigore più difficile da calciare martedì sera non è stato quello – bellissimo, glaciale, liberatorio – di Jorginho, ma quello di Andrea Belotti, il primo dopo due errori di fila. Il capitano del Torino (che raramente sbaglia dal dischetto, degli ultimi 18 calciati ne ha messi a segno 16) ha raddrizzato la serata e ridato fiducia agli Azzurri con un tiro forte e angolato.

L’Italia è in finale a Euro 2020 senza che il Gallo abbia mai segnato in partita, pur avendo giocato spezzoni di tutte e da titolare la terza del girone, contro il Galles. Poiché non passa minuto in cui non si esalti la forza del gruppo allenato da Mancini, ci sia concesso di dire che Belotti ne rappresenta forse il simbolo più vero e meno appariscente. Attaccante di riserva che non segna, e raramente tira in porta, il numero 9 azzurro viene messo in campo per combattere e mordere gli avversari, tenere palla in avanti, farsi fare falli utili a rifiatare e a far salire la squadra, aggiungere polmoni in difesa e nei recuperi.

Con la gobba, la poco fotogenica lingua di fuori quando corre e calcia, il suo essere spesso irruento, l’attaccante granata piace per dedizione e generosità ai tifosi della Nazionale che da un paio di partite almeno lo invocano scoraggiati di fronte all’impalpabilità di Immobile, ben sapendo che non sarà comunque lui a segnare il gol che serve. Impossibile da odiare, Belotti si è costruito anche l’immagine del migliore amico della punta titolare, togliendo a giornalisti e appassionati il gusto della polemica per un dualismo che non c’è. Da qui a domenica ci si chiederà se non sia il caso di farlo partire dal primo minuto, poi giocherà Ciro e saremo tutti contenti lo stesso. Perché in ogni luogo comune c’è verità, e dire che la forza di una squadra è il gruppo è talmente vero che ricorderemo tutti la parata di Gigio e il saltino di Jorginho, elogeremo gli Spinazzola e i Chiesa che contro i pronostici ci hanno portato in finale, tramanderemo il tiraggir di Insigne contro il Belgio ai nostri nipoti, e molto probabilmente ci dimenticheremo che il primo rigore contro la Spagna lo ha segnato Belotti, l’imprescindibile e decisivo attaccante di riserva che non segna.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.