Giro d'Italia: Vince Merlier, ma il primo tra i primi è Tagliani

Giovanni Battistuzzi

A Novara il belga conquista la seconda tappa in volata. I primati però sono tutti per il corridore dell'Androni Giocattoli

Primo Tim Merlier a Novara, città d’arrivo della seconda tappa del Giro d’Italia 2021. Primo sì, ma solo sotto lo striscione di arrivo. Quello che conta per tutto, certo – dalla classifica a tempi a quella a punti –, eppure solo ultimo primato di giornata. Tutti gli altri erano già andati. Pure quello per la prima autocertificazione esposta sul casco in corsa: Giacomo Nizzolo, secondo al traguardo, c’ha pensato prima di tutti.

   

   

Perché meglio del velocista belga della Alpecin-Fenix ha fatto Filippo Tagliani, il più primo tra i primi. Primo corridore ad avventurarsi in questo Giro d’Italia, ma è storia di ieri. Primo ad attaccare e a centrare la fuga. Primo a perdere una volata per un Gran premio della montagna e primo a vincerne una in pianura, ben prima di quella di Merlier. Era quella per lo sprint intermedio di Tricerro, ma sempre volata era. Primo a non volersi arrendere al volere del gruppo. Uno scatto quando i gregari dei velocisti avevano già acchiappato gli avanguardisti, uno scatto per provare a realizzare l’improbabile, o forse l’impossibile. Uno scatto che è l’ultimo gesto di resistenza contro un destino segnato dall’inizio della tappa, ma tant’è. Uno scatto per dimostrare che forse è l’ultimo arrivato in gruppo, ma solo perché nessuno ha pensato a lui prima.

 

Era dal 2017 infatti che, tra coloro che un tempo si chiamavano dilettanti, Tagliani faceva del suo a ogni corsa, che qualche volta metteva pure le ruote davanti a tutti e che quando non ci riusciva in pochi mettevano le ruote davanti alla sua. La chiamata tra i professionisti è arrivata solo quest’anno. A dargli fiducia è stata l’Androni Giocattoli di Gianni Savio. Lui la fiducia ha cercato di meritarsela a ogni corsa. Alla Strade Bianche si è gustato la fuga, l’ha trovata gradevole, c’ha riprovato al Giro.

 

Ha preso vento per quasi 170 chilometri, prima con Vincenzo Albanese (prima maglia blu di questo Giro) e Umberto Marengo, poi solo con il secondo. Sapevano tutti e tre di non avere nessuna speranza di arrivare soli all’arrivo. È sempre così quando i metri di dislivello sono pochi e le energie ancora tante. E così è accaduto.

 

Volata doveva essere e volata è stata.

 

Tim Merlier è stato il più lesto, il più scaltro, il più veloce non solo di gambe, ma anche a capire che con uno striscione d’arrivo posizionato al termine di un curvone è sempre il corridore che affronta per primo quel curvone a uscirne vincitore. Così è stato anche oggi.

 

Il belga però non si può nemmeno fregiare di essere stato il primo corridore ad alzare le mani in questo Giro d’Italia. Prima di lui, frazioni di secondo, c’è riuscito Fernando Gaviria. Non per giubilo, per rabbia. Quella di non essere riuscito a disputare la volata perché finito a scivolar sulle transenne. E a causa di un suo compagno di squadra. Poteva andare peggio. Molto peggio. Le transenne non si sono aperte, Gaviria non è caduto, tutto si è risolto con un’incazzatura. Quando le misure di sicurezza sono rispettate anche i rischi di una volata diminuiscono e si evita di dover trasportare ragazzi d’urgenza in ospedale e colpevolizzarne altri utilizzandoli come scudo umano per evitare di assumersi responsabilità gravose. Era successo ad agosto a Dylan Groenewegen, rientrato solo ieri alle corse dopo nove mesi di squalifica. Oggi l’olandese ha chiuso al quarto posto il primo sprint dopo l’ecatombe di Katowice.

 

Tutti gli altri approfondimenti sul Giro d'Italia 2021 li trovate su Girodiruota

Di più su questi argomenti: