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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Il calcio e il ritmo di Klopp

Alessandro Bonan

Il calcio del Liverpool è capace di provocare negli avversari uno sforzo di concentrazione supplementare così alto da comprometterne la prestazione

Una questione di ritmo, come nella scrittura di una bella canzone. Nel calcio, oggi più che mai, la differenza la fa il ritmo. La gara manifesto in tal senso è stata Atalanta-Liverpool, con gli inglesi che battevano il tamburo con una frequenza impressionante, come spinti da una scarica elettrica, un potente stato nervoso, accompagnato da un senso della misura chirurgico, con tagli netti nella pancia degli avversari, senza sbagliare di un millimetro qualsiasi incisione.

 

 

L’Atalanta è andata in confusione totale di fronte alla pressione degli uomini di Klopp, che ballavano sul tempo, appunto, sul ritmo, giocando spesso in sottrazione con scambi di palla così veloci da sembrare impossibili, manga giapponesi, i Superboys antesignani di Holly e Benji, i quali, manco farlo apposta, erano vestiti di rosso e facevano paura con la loro velocità. La stella di quella squadra fantastica si chiamava Shingo Tamai, e correva e calciava esattamente come Mohamed Salah, a cui il terreno sembra scorrere sotto i piedi anziché il contrario. Insieme all’egiziano, nella notte bergamasca, si è divertito Manè, con giravolte che alzavano folate di vento, e poi Diogo Jota, l’eroe della serata, piccolo ma gigantesco per precisione di passo e finezza tecnica. Ma il resto lo ha fatto una squadra così compatta da sembrare priva di reparti, come un monolite impenetrabile.

 

Klopp gioca un calcio astratto, senza punti fissi, figure geometriche precise. Il suo unico obiettivo è andare in verticale nel minor tempo possibile. I movimenti risultano sincopati, di difficile lettura, capaci di provocare negli avversari uno sforzo di concentrazione supplementare così alto da comprometterne la prestazione non solo dal punto di vista fisico ma anche tecnico. Il ritmo di Klopp è un assolo di chitarra jazz senza spartito, contrabbasso e batteria.

 

Altra è la musica dell’Inter di questi tempi, prossima avversaria dell’Atalanta in campionato. Conte si sforza di essere aggressivo, ma il ritmo del gioco non decolla. Sprazzi di volontà, con la precisa indicazione di conquistare la metà campo avversaria. Ammirevole per certi versi, ma discutibile per altri. L’Inter si fida poco di se stessa, e non appena parte, dietro si scopre. E allora ricomincia qualsiasi trama senza trovare il ritmo che le serve per dominare la partita, se non quando Lukaku ci mette il fisico e Barella l’energia. Atalanta-Inter ci dirà fino a che punto l’Europa ci è distante, dove si trova il Liverpool, se sulla Terra oppure sulla Luna. Se mai sia possibile scrivere una bella canzone, con frasi anche profonde e intelligenti ma senza ritmo nelle parole e nella musica.

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