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La follia degli US Open 2020. Parla Adriano Panatta

Massimiliano Vitelli

Federer e Nadal non ci saranno, Djokovic sì. I tennisti dovranno vivere in una bolla, a loro rischio e pericolo, e il torneo sarà a porte chiuse. “Giusto, ma giocare senza pubblico è terrificante”

Chi conosce Adriano Panatta sa che è un uomo al quale non piace palleggiare da fondo campo, né durante i match, né nella vita. L’ex numero 4 del mondo, che ha da poco compiuto 70 anni, anche questa volta non le manda a dire e – al Foglio – dichiara tutte le sue perplessità riguardo lo svolgimento dei prossimi US Open, in programma dal 31 agosto al 13 settembre. “In queste condizioni io non sarei andato”, dice raccogliendo in pochi secondi – gli stessi che spesso gli bastavano per il suo micidiale “serve & volley” – un pensiero che vale una sentenza.

 

La scorsa settimana è arrivata la conferma che gli organizzatori del torneo hanno inviato ai tennisti una comunicazione con la quale annunciano che gli atleti dovranno assumersi ogni responsabilità per eventuali malattie gravi contratte durante la loro permanenza nelle strutture. E questo anche in caso di decesso dovuto al contagio da Covid-19. “Ribadisco che secondo me andare quest’anno agli US Open è una follia – prosegue Panatta – Ovviamente ognuno è libero di fare ciò che crede, ma a mio parere non esistono le condizioni minime per scendere in campo con la giusta serenità”.

 

Dopo il no di Federer per motivi fisici, è arrivato anche quello di Nadal che rinuncia così a difendere il titolo conquistato lo scorso anno. Lo spagnolo ha giustificato il forfait parlando di una condizione atletica non al top e di possibili infortuni che potrebbero derivare dal passaggio in pochi giorni dal cemento degli US Open alla terra rossa del Roland Garros. “Ha ragione – continua Panatta, l’unico ad aver battuto lo svedese Bjorn Borg sulla terra rossa di Parigi, correva l’anno 1973 – immagino che siano in tanti a non sentirsi al meglio dopo questo lungo stop, in certi casi ci vuole prudenza perché il rischio di farsi male è elevato”. Chi andrà, potrà portare con se al massimo tre persone dello staff e dovrà vivere rinchiuso in una “bolla” come se fosse un concorrente di un Grande Fratello del tennis. Gli atleti, infatti, verranno alloggiati in due hotel e non potranno uscire dall’area del torneo. “È fin troppo evidente che tutte queste limitazioni – continua l’ex-tennista campione d’Italia per sei anni consecutivi, dal 1970 al 1975 – rendono questa edizione meno affascinante e probabilmente anche poco significativa. Gli US Open rimangono sempre importantissimi, ma con tante assenze è normale che chi decide di partecipare ha qualche chance in più di andare avanti e proprio per questo credo che non sia un errore parlare di risultati, qualunque questi saranno, inquinati dalla situazione. Mi ricordo quando nel 1973, insieme ad altri ottanta tennisti tra i più forti dell’epoca, decidemmo di boicottare il prestigioso torneo di Wimbledon a causa della sospensione di Nikola Pilic da parte della federazione jugoslava. Quell’anno vinse Jan Kodes battendo in finale Alex Metreveli, ma fu un torneo ovviamente falsato dalle tante assenze e che il cecoslovacco non avrebbe mai vinto se non ci fosse stato quell’ammutinamento”.

 

Tra i tennisti che invece hanno già confermato la loro presenza agli Us Open 2020 c’è Novak Djokovic. “Tornare alle competizioni mi emoziona – ha detto il numero uno del tennis mondiale – anche se non è stata una scelta facile”. Panatta vede il serbo l’uomo da battere. “È davvero molto bravo – spiega – sarebbe stato il primo su cui puntare anche se non ci fosse stata la pandemia dovuta al coronavirus”. In attesa delle ultime conferme arriva la certezza che l’intero torneo si disputerà a porte chiuse. “Non si poteva prendere una decisione diversa – dice re Adriano – ma giocare senza pubblico è terrificante. Penso che lo sport trovi negli spettatori il suo completamento naturale, gli spalti vuoti sono desolanti e demotivanti”.

 

A rappresentare gli italiani negli States ci saranno nove giocatori, guidati da Matteo Berrettini, attualmente numero 8 della classifica ATP. “Non si arriva a essere tra i primi dieci al mondo se non lo si merita – sottolinea Panatta – Matteo è un ottimo tennista, con grandi doti atletiche e tecniche”. Insieme a lui, sbarcheranno a New York Sonego, Sinner, Mager, Travaglia, Seppi, Caruso, Cecchinato e Lorenzi. Non ci sarà invece Fabio Fognini, ancora alle prese con la riabilitazione post-intervento alle caviglie. “La nostra rappresentanza è valida e mi auguro saprà farsi rispettare”, conclude l’uomo che trascinò la nazionale italiana nel 1976 alla vittoria dell’unica Coppa Davis conquistata dagli Azzurri in più di cento anni di storia.      

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