Come in un vulcano

Alessandro Bonan

Il campionato ricomincia tra lapilli e focolai, pronto a eruttare. Per ora ha partorito una Coppa Italia dove la colata scendeva lenta a valle. Da questo weekend torna tutto in discussione

Come dentro a un vulcano. Il campionato ricomincia tra lapilli e focolai, pronto a eruttare. Per ora ha partorito una Coppa Italia dove la colata scendeva lenta a valle. Da questo weekend torna tutto in discussione, anche la credibilità di chi, come il sottoscritto, ha spinto come un dannato sul pedale della ripresa. Per fortuna il virus ha cominciato a perdere colpi in modo da rasserenare l’ambiente, ma resta il caldo del vulcano. Ci sono grandi interessi economici in ballo, la tv, il futuro del sistema. Contenuti tecnici e psicologici, gli stadi saranno vuoti e questo crea una certa differenza. Cristiano Ronaldo senza gli spettatori è parso un uomo che guardava il cielo senza trovare le stelle, solo un buio indistinto che lo ha portato fuori rotta tante volte. Ha provato a fare il centravanti con la stessa convinzione con cui il pittore dipinge con il pollice, senza un pennello, infilando la gamba dove c’era sempre troppo colore. Il silenzio intorno poi lo ha sbalordito e con lui anche la Juve di Sarri, che ha giocato e rigiocato senza tirare in porta come per paura di spaccarlo quel silenzio.

 

E tra le pagine chiare e le pagine scure, scriveva la sua esistenza un uomo sempre più vicino alla verità: Rino Gattuso. La sua differenza è nell’avere dato un senso a una squadra che non aveva precisione in nulla, in difesa, a centrocampo e in attacco. Gattuso ha stretto il Napoli in due linee, così come aveva fatto contro il Barcellona, rinunciando a rischiare dall’inizio per poi uscire a petto in fuori alla fine. Lo ha fatto benissimo con la Juventus e altrettanto bene con l’Inter seppure con qualche aiutino della sorte in più. Il Napoli è tutto nella faccia sofferta e l’espressione fiera di un allenatore che quando giocava correva senza nemmeno guardare, per paura di perdere del tempo. E adesso che è fermo, in panchina, blocca tutto quello che gli passa intorno come un acchiappa sentimenti e lo traduce in concetti di gioco e di comportamento. Nel pieno del suo momento ha perso una sorella che amava, ma questo, pur travolgendolo come uomo, non lo ha scomposto come professionista. Si ricomincia così dalla sua immagine festosa e contratta, come se il dolore si potesse in qualche modo dominare in quelle occasioni in cui la vita restituisce briciole di amore dopo tanta sofferenza. Che poi è quello che aspettiamo da questo campionato che ritorna dopo la devastazione del virus: un sentimento pieno dopo l’orribile esperienza di questi mesi perduti. Per questo la Serie A sarà comunque una partita intensa. Con la Juventus incerta e l’Inter un po’ vaga, e con la Lazio che sembra la più bella della festa prima ancora di farsi guardare. E farà caldo, molto caldo. Come dentro a un vulcano.

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