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In Premier League stanno provando a riportare allo stadio i tifosi

Francesco Caremani

Il calcio britannico nel dopo Covid riparte dal passaporto biometrico, rilasciato a chi vuole seguire la partita allo stadio

Un passaporto sanitario digitale per fare tornare i tifosi allo stadio. Ci stanno pensando in Premier League, in particolare Manchester City e Arsenal, le due protagoniste del big match di mercoledì sera terminato 3-0 per i Citizens, secondi in campionato a una distanza siderale dal Liverpool primo. City e Gunners dovrebbero iniziare a provare l’accesso biometrico creato da Prenetics, società specializzata in biotecnologie con sede a Hong Kong, la stessa che ha stretto un accordo di 4 milioni di sterline per testare staff e giocatori di tutti i club della Premier prima della ripartenza, effettuando 9.000 test alla vigilia della ripresa del campionato.

 

Avi Lasarow, ad per Europa, medio oriente e Africa di Prenetics, conosciuta pure come CircleDNA, ha affermato: “Si tratta di un accesso digitale basato sulla biometria e altri elementi simili – parlando con il giusto riserbo all’agenzia Reuters –. Sarà un cambiamento epocale in termini di collegamento con i risultati dei test Covid-19 e non solo per il calcio”. Al momento dell’accesso i tifosi, tramite un codice QR, dovranno scansionare il proprio passaporto sanitario digitale per dimostrare di essere negativi al virus. E sarebbe la prima volta che verrebbe utilizzato nello sport.

 

Prenetics, oltre alla Premier League, ha lavorato anche con la Bundesliga, il primo campionato europeo ripartito dopo la pandemia. In Inghilterra giocatori e staff sono controllati due volte alla settimana con risultati elaborati in 24 ore presso il Doctors Laboratory di Londra, con delle piccole stazioni sanitarie presso ogni club e la presenza di personale medico dipendente direttamente da CircleDNA.

 

Secondo alcuni media inglesi, i tifosi non sarebbero particolarmente contenti di questo approccio, di cui non si conoscono ancora l’invasività e le condizioni in termini di privacy. Avrebbero preferito un sistema alternativo, inviando foto e informazioni personali, tra cui la negatività al test Covid-19, tramite mail, ricevendo in cambio, una volta verificate le informazioni da parte del club, un codice personale di accesso sul cellulare per entrare allo stadio. È evidente che in termini di impegno personale ed economico questo approccio sarebbe molto più dispendioso che demandare a una società terza, la quale fa e farà tutto il lavoro. Resta il problema di cedere dati sensibili a un’azienda straniera.

 

Testare e tracciare, tracciare e testare (ed eventualmente trattare): è questo il mantra per quelle attività sportive che vivono di contatto tra i protagonisti e, soprattutto, tra gli spettatori. Perché se siamo tutti d’accordo che il calcio doveva ripartire per non subire irrimediabili danni economici, lo dovremmo essere anche nell’affermare che le partite senza pubblico sono un’eccezione lontana anni luce dall’idea di football che abbiamo tutti noi, sia chi va allo stadio sia chi guarda il match in televisione. Non è un caso che si stia facendo tutto quanto è possibile per riportarci, senza pericoli, su quegli spalti. In Premier League, almeno, ci stanno provando seriamente.

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