il foglio sportivo - il ritratto di bonanza

Le certezze dopo l'ozio

Alessandro Bonan

Con il ritorno in campo Juventus, Lazio e Inter dovranno sistemare qualche cosa per provare a vincere lo scudetto. Ecco su cosa hanno lavorato Sarri, Inzaghi e Conte

Se è vero che esiste l’ozio creativo, Sarri, Inzaghi e Conte, avranno riposato sul divano e pensato parecchio a come migliorare le proprie squadre.

 

La Juventus ha un endemico difetto in mezzo, dove il regista designato, Pjanic, non convince l’allenatore per un paio di questioni tecniche e fisiche. Il bosniaco è poco dominante e subisce la partita anziché orientarla. Al suo posto Bentancur non è di ruolo ma garantisce una buona dose di personalità. E’ un’ottima soluzione ma di un certo ripiego, con tutti gli annessi del caso. In quelle squadre che verticalizzano senza troppo pensiero la mancanza di un organizzatore di gioco non rappresenta un problema, ma con Sarri la transizione è un bizantino ritorno al centro, e il regista è come il ragno per la ragnatela. L’allenatore avrà pensato soprattutto a questo mentre pettinava qualche bambola e, siccome è intelligente, trovato qualche buona soluzione.

 

La Lazio ha più corsa e meno fraseggio nella zona arretrata, arriva al dunque in fretta scatenando la tecnica intorno all’area avversaria. E’ una delle squadre più forti a giocare con la difesa opposta già schierata. Il punto debole non è il gioco (probabilmente il migliore insieme a quello dell’Atalanta), ma il giocatore, inteso come singolo. La Juventus ha una qualità superiore e più diffusa nella rosa, la Lazio, oltre ai fantastici quattro, Luis Alberto, Correa, Immobile e Milinkovic Savic, tanti ottimi giocatori senza acuti in panchina. Con le cinque sostituzioni questo potrebbe rivelarsi un piccolo handicap. Inzaghi, nelle scelte, ha commesso qualche errore solo quando aveva insieme coppa e campionato. Da quando è uscito dall’Europa invece non ha più sbagliato nulla, mostrando certezze e maturità.

 

L’Inter è la squadra dalla quale ci si aspettano più cambiamenti. Conte è partito splendente come se fosse il ritratto di Dorian Gray. Avvizzitosi lentamente in soffitta, rivuole la sua gioventù con un gioco più veloce e coraggioso. Eriksen sarà presumibilmente portato dietro le due punte per assecondarne il passo da ballerino sulla mattonella, ma non è detto che l’esperimento funzioni. Dipende essenzialmente dal carattere del giocatore, sin qui un po’ remissivo. L’immagine di oggi è quella un po’ fané dell’attore senza un ruolo. Protagonista ieri e forse anche domani invece l’attaccante Lautaro, già promesso al Barcellona. Dovrà giocare con l’attesa puntata alle sue spalle, come una rivoltella con il colpo in canna. Da come guarda e non sorride mai, nemmeno quando segna, non sembra uno pauroso e Conte lo sa bene e infatti riparte da lui, come Sarri da Ronaldo e Dybala e Inzaghi dall’attacco più prolifico dell’intera Serie A. Perché queste sono le certezze con cui ci siamo congedati, prima che tutto si fermasse nel silenzio e l’ozio creativo prendesse un sopravvento velato di tristezza.