L'allenatore dell'Atalanta, Gian Piero Gasperini (Foto LaPresse)

La ricerca del calcio gioca jouer

Alessandro Bonan

Gasperini esprime il gioco più internazionale di tutti i nostrani e la sua Atalanta è diventata un modello

Sembra di essere tornati al gioca jouer, 1981. Dormire, salutare, autostop. One, two, three, four, five, six, seven, eight. Un non senso in musica, pilotato da una voce fuori campo, come un capo villaggio alla ricerca del divertimento. Il calcio degli esteti di oggi è come il gioca jouer di Cecchetto, una questione di ritmo e di gesti, alla caccia di una innocente felicità. Non c’è nulla di male in questa affannosa rincorsa verso un sano disimpegno, anzi. In questa epoca di bruttezze diffuse, di pensiero e di azione, di social invadenti e volgari, di politica dilettantesca, triste e verbalmente violenta, il popolo del calcio chiede un riscatto al pallone, guardando al resto d’Europa, all’Inghilterra extra Brexit, dove le squadre sembrano volare e la gente le sta a guardare a bocca aperta come fossero aquiloni nel cielo.

 

Non per nulla anche i campioni d’Italia in carica si affideranno a chi li muoverà come marionette con i fili. Che sia Sarri o Pochettino, oppure a maggior ragione Guardiola, il gioca jouer si ballerà in bianconero. Ed è strano che il Cecchetto per eccellenza in questa stagione, Gasperini, non sia stato preso in considerazione da Agnelli e i suoi uomini fidati. Hanno lasciato Allegri a dibattersi, ricco e solitario, per un calcio semplice però vincente e ora ne cercano uno più articolato ma divertente, e trionfante se mai lo sarà. Perché nulla è scritto in teoria, serve la pratica, la traduzione dentro la porta opposta. L’Atalanta ha rappresentato il paradigma (parola in voga) del ritorno al passato remoto, quello pre Sacchi. Quando l’uomo stava sull’uomo e c’era un signore dietro le spalle che si chiamava libero. A quel tempo le linee era storte o spezzate, le squadre occupavano il campo per intero, in largo e in lungo. I numeri aiutavano a decifrare i giocatori, il 5 era lo stopper, il 3 il terzino d’attacco.

 

Gasperini ha ripreso quelle cifre e le ha moltiplicate al cubo. Nell’addizione finale ne è uscito un risultato enorme, fatto di gioco bello e risultati, contravvenendo alla teoria facile e banale del fatturato. E il paradosso è che senza giocare corto e pressante come faceva Sacchi, con il quale il libero era diventato un prigioniero e la marcatura a uomo una bestemmia, Gasperini viene oggi considerato l’allenatore che esprime il gioco più internazionale di tutti i nostrani. Ancelotti è la conservazione in movimento, Allegri la tradizione, Spalletti un contrappasso, Gattuso il cuore, Inzaghi il contropiede, Mazzarri la pressione. Gasperini è stato furbizia e coraggio. Una manciata di sabbia negli occhi in una corsa a perdifiato verso il mare. In attesa di sapere come andrà a finire, perché giunti a questo punto il risultato non è un fatto secondario, possiamo dire che l’Atalanta ci ha fatto comunque divertire, esprimendo una libertà organizzata. One, two, three, four, five, six, seven, eight. Questo è calcio gioca jouer.

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