Vialli, il coraggio della paura

Alessandro Bonan

Vialli è stato un calciatore importante. Era uno di quegli attaccanti con le spalle larghe e le gambe veloci. Segnava gol facili e impossibili. Era un equilibrista acrobatico

Il garbo innanzitutto. Una eleganza da gentiluomo di provincia. Mai una parola fuori posto, un’alterazione della voce. Il sorriso sempre pronto anche quando si capisce che nasconde un’amarezza. Luca Vialli è sempre stato così: da calciatore e da uomo. Il suo tratto, l’educazione, il senso del rispetto. Ma soprattutto una riservatezza assoluta, impossibile da violare. Per questo motivo, il racconto della malattia che lo ha colpito fa ancora più effetto. Leggendo le sue parole, conoscendo il battito del suo cuore, sembra stia giocando, come molto spesso gli capita di fare con gli amici. Un gioco sul filo del rasoio, tra il serio, il severo, il beffardo, l’arguto e infine, il gioviale. E nonostante la gravità dei fatti, non si riesce a immaginarlo in doloroso affanno. Perché Luca Vialli rappresenta la forza, lo scoglio a cui aggrapparsi. “Il mio capitano”, dice spesso un amico che è stato suo compagno. La retorica di queste situazioni conduce al pianto, quasi inevitabile. Ma con Vialli non si riesce a versare una lacrima. E’ come se lui stesso ci invitasse a non farlo, proprio con la giusta severità di un capitano.

 

Vialli è stato un calciatore importante. Era uno di quegli attaccanti con le spalle larghe e le gambe veloci. Segnava gol facili e impossibili. Era un equilibrista acrobatico. Conosceva l’arte della finta e quella del tiro a rete con potenza. Sapeva essere leggero e pesante. Veloce e immobile, di fronte alle intemperanze degli avversari. Al tempo della Sampdoria, gli capitava di giocare con i calzini abbassati. Sembrava una sfida ai difensori ostili, come a dirgli che quelle gambe così svelte era impossibile toccarle. Probabilmente esorcizzava la paura, o meglio la affrontava, ne provava a toccare qualche nervo. La paura è una parte importante della nostra vita. Ci aiuta a essere presenti, attenti, sensibili. La paura è un atto di coraggio, e il paradosso non esiste.

 

Vialli oggi ha certamente paura, ma continua a giocare con i calzini abbassati, finta e controfinta, ansimante, con i polmoni a fisarmonica che si aprono e si chiudono. Vita pura nel momento in cui è assalito dai pensieri. Viene da immaginarlo nel suo ritiro londinese, ornare di fiori, di colori accesi e di luci quei pensieri. Davanti all’albero di Natale, guardare i regali con la tentazione repressa di strappare via la carta con una certa fretta ben sapendo che il dono più bello non si trova in una scatola. Ci vuole coraggio per essere allegri a Natale, diceva un grande poeta. Ma Luca Vialli, questo poeta, non sa chi sia.

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