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2018, il calcio che verrà

Francesco Caremani

Così cambierà il mondo del pallone con le nuove regole e le trasformazioni che entreranno in vigore nel 2018

Il 2018 sarà ricordato, almeno calcisticamente parlando, come l’anno in cui l’Italia non ha partecipato al Mondiale, come nel 1930 (per scelta) e come nel 1958 (non qualificata). Sarebbe, però, riduttivo e miope attendere l’anno che sta arrivando con le lenti da football e non vedere oltre, perché questo sport ci ha abituati a continue evoluzioni, regolamentari, organizzative e anche mediatiche. L’anno nuovo, all’apparenza, non sembrerebbe portatore di chissà quali novità, basti pensare alla Premier League e alla Liga già indirizzate verso le scontate affermazioni di Manchester City e Barcellona, o allo stesso Campionato del Mondo dove, seppur in attesa della favola da seguire e da tifare, le favorite sono più o meno le stesse da decenni.

 

Eppure il 2018 porta con sé embrioni di cambiamenti importanti, alcuni epocali per chi vive pasolinianamente il calcio come rappresentazione sacra dell’oggi, attraverso riti ancestrali. Altri arriveranno col tempo e con la tecnologia, sempre più invasiva nel raccontare questo sport, nel viverlo e pure nel giocarlo. Le stesse figurine, un’istituzione ancora adesso, si sono dovute adattare al fatto che ci sono giocatori che iniziano il campionato con la maglia di una squadra per finirlo con quella di un’altra, ma questa non è certo una novità.

 

E allora che calcio ci attende? Continuerà ad appassionarci? Continuerà ad attirare milioni di spettatori live e televisivi? Su quali piattaforme? In quali forme? Cioè sempre con gli stessi tornei o con nuove invenzioni?

Campionato del Mondo per Club

Nel 2018, negli Emirati Arabi Uniti, dovrebbe svolgersi l’ultimo Mondiale per Club Fifa come lo abbiamo conosciuto. Con la sua quindicesima edizione andrebbe così in pensione la manifestazione che aveva soppiantato la Coppa Intercontinentale, meno ricca ma decisamente più affascinante. L’idea della Fifa sarebbe quella di abolire la Confederations Cup (torneo pre Mondiale per nazionali) e dal 2021 (annullando quindi le edizioni del 2019 e del 2020), ogni quattro anni, organizzare un mondiale per club a 24 squadre con 12 europee (dovrebbero essere le ultime 4 vincitrici della Champions, le ultime 4 finaliste e le 4 col migliore ranking), 5 sudamericane, 2 a testa per Africa, Asia e Concacaf, più il campione del Paese ospitante che potrebbe essere la Cina. Dovrebbero essere disposte in 8 gironi da 3 squadre, le prime si affrontano poi in partite secche.

 

Perdiamo sicuramente l’idea che un club possa conquistare il conquistabile in un solo anno solare, come il Barcellona ha fatto nel 2009, ma la Fifa, invece, guadagnerà due volte. La prima nella vendita dei diritti televisivi, di fronte all’idea di vedere in campo le formazioni, sulla carta, più forti del mondo. La seconda, a detta di molti analisti, nella capacità di mettere il proprio cappello sui club, che hanno acquisito maggiore potere rispetto alle rappresentative nazionali.

Quattro italiane ai gironi di Champions League

Il 2018 sarà pure l’anno in cui il calcio italiano riscuote il regalo dell’Uefa. Le prime quattro della classifica, infatti, saranno qualificate direttamente ai gironi della Champions League, senza passare dai preliminari. Come per Germania, Inghilterra e Spagna, cioè le prime quattro del ranking Uefa (l’Italia attualmente è terza davanti ai tedeschi e dietro gli inglesi).

 

Per continuare a usufruirne dovremo tenere negli anni la posizione e se possibile incrementarla, già in questa stagione siamo ancora in corsa con tutte e sei le squadre qualificate alle coppe europee, due in Champions e quattro in Europa League. Per i nostri club è un enorme vantaggio economico, dato dalla sicura partecipazione ai gironi, che a cascata creerà un circolo virtuoso su programmazione e campagne acquisti.

 

Nell’ultimo lustro solo la Juventus ha dimostrato di essere competitiva, raggiungendo due finali, la speranza è che con il tempo, e il ranking, l’Italia possa tornare se non quella degli anni Novanta, almeno quella dei primi Duemila.

 

Perde l’Europa, quella che voleva una manifestazione più democratica, allargata ai tanti Paesi nati negli ultimi decenni, ma dati alla mano la Champions League è la manifestazione più aristocratica che esista, è insito nella sua stessa formula, evidentemente sbagliata se l’intento era opposto. Torneo che dal 2021-22 si potrebbe giocare di sabato e domenica, spalmando sugli altri giorni le gare di campionato. Tutto pur di contrastare il progetto di Superlega Europa parallela alle competizioni Uefa.

Nations League

A settembre la nuova Nazionale italiana, non sappiamo ancora con quali giocatori e soprattutto con quale Commissario tecnico e quale presidente federale, prenderà parte a questa nuova manifestazione. Ne sentivate la mancanza? L’idea è nata per eliminare del tutto le amichevoli con in più quattro posti in palio per Euro 2020, quello che sarà il primo Europeo itinerante. Terminerà nel giugno del 2019 e avrà cadenza quadriennale.

 

Seguendo il ranking le nazionali saranno divise in quattro leghe o divisioni (con promozioni e retrocessioni), ma solo quelle della prima, A, si contenderanno il trofeo in una Final Four. Ovviamente la presenza della Nations League modificherà anche le qualificazioni al Campionato Europeo, che si svolgeranno da marzo a novembre 2019 con format invariato che assegnerà 20 dei 24 posti finali.

 

Questa nuova manifestazione, combinata con i cambiamenti previsti per quelle per club, avrà un impatto sui calendari difficile al momento da interpretare con i calciatori impegnati su più fronti, quando da più parti si argomentava di ridurre il numero delle partite. Tutto questo potrebbe portare a riformare i vari campionati nazionali con 18 o 16 squadre partecipanti invece delle attuali 20.

Marketing di prossimità

Cosa c’entra con il calcio? E cosa c’entrano i beacon, trasmettitori radio a bassa potenza che sfruttano la tecnologia Bluetooth per monitorare la presenza di dispositivi mobili e, quando possibile, dialogare con essi? Al momento ancora poco, ma il 2018 potrebbe essere l’anno della loro grande espansione. Grazie a questa interazione con i tifosi gli sport americani hanno incrementato di molto le loro entrate. L’Nba ha registrato, tra merchandising, prodotti alimentari e aggiornamento dei posti a sedere, un incremento dell’87 per cento nella prima stagione in cui sono stati utilizzati. In Inghilterra la Football Association ha intuito il loro potenziale utilizzandoli per far votare the man of the match, chiedere il perché della preferenza o sollecitare risposte a quiz sportivi. Ma l’idea è di utilizzarli anche nelle zone intorno allo stadio, dove si consumano gadget e cibi. In Italia abbiamo il problema degli stadi, quindi per il 2018 possiamo augurarci che migliorino questi, per la tecnologia ci attrezzeremo. Il guadagno, però, è tutto loro, perché attraverso i beacon ci sarà la possibilità di profilare comportamenti e preferenze dei tifosi, ricavandone soldi.

Cable cutting

Nei Paesi maggiormente sviluppati sempre più famiglie abbandonano la televisione generalista a pagamento preferendo abbonamenti OTT, utilizzando la Rete per vedere l’evento sportivo tramite streaming multimediale. La frammentazione del pubblico verso nuove piattaforme rappresenta un problema enorme per le emittenti televisive e c’è addirittura chi prevede un unico distributore globale online per una serie di diritti sportivi, capace di scardinare il sistema come lo conosciamo oggi: ognuno sulla piattaforma preferita a gustare lo sport che ama. Steve Nuttall, in un’intervista ha dichiarato che è solo questione di tempo: «Il ritmo del cambiamento sta accelerando: il pubblico è aumentato di oltre il 50%, anno dopo anno, per YouTube per diversi anni, rispetto a un’industria televisiva piatta, quindi dovete solo aspettare che la matematica prenda il sopravvento». Aggiungendo che non tutto passerà per forza online e che la televisione ha sempre dimostrato resilienza e capacità di adattamento. Nell’attesa, però, il travaso di soldi continua e un’eventuale collaborazione potrebbe avvenire con rapporti di forza al momento sconosciuti. In tutto questo Mediaset ha acquistato i diritti del Mondiale 2018 in chiaro e trasmetterà tutte le partite, senza l’Italia. Decisamente una scommessa, soprattutto economica, in controtendenza.

Analisi video

Ne abbiamo già parlato, ma ancora ci sono diverse scuole di pensiero. Secondo alcuni, infatti, il rischio è che i match analyst e i video analyst, soprattutto, mettano in difficoltà il lavoro dell’allenatore se non lo conoscono approfonditamente, più che aiutarlo. Eppure la porta è stata aperta, nelle nazionali come nei grandi club. Ogni giocatore monitorato su prestazioni, resistenza, infortuni, dati su dati che alla fine danno un risultato, quanto questo sia poi decisivo in campo è da dimostrare. Certamente più efficaci, la tecnologia e i dati, negli allenamenti, la possibilità di controllare i calciatori con i droni e il Gps, di rivedersi, di potere intervenire in presa diretta sui movimenti della squadra mentre si sta preparando una partita. Nuove professionalità sono già cresciute e si sono diffuse, mentre società affermate vendono i loro prodotti. Chi vende ci guadagna, chi compra lo spera.

Groundsman

Il groundsman è il professionista che si occupa del manto erboso di un campo di calcio (ma può essere anche di golf, ecc.), figura professionale poco definita in Italia ma non all’estero, dove, soprattutto in Inghilterra, esistono veri e propri staff, ognuno con le proprie specializzazioni. Non si tratta solo di tagliare l’erba e rendere praticabile il campo da gioco, ma di mantenere l’erba alla giusta lunghezza, irrigarla, rullare il terreno, evitare che questo si ghiacci o si secchi. Tutto questo richiede grandi competenze, agrarie innanzi tutto, e poi tanta esperienza. Alcuni dei più affermati dicono che, nel rispetto del regolamento, si può favorire la squadra di casa, con un’erba adatta a un tipo di gioco piuttosto che a un altro, con zone del campo più dure o più morbide per mettere in difficoltà gli avversari che hanno dei tacchetti piuttosto che altri e così via. Nei campi di periferia, una volta, c’era il custode, che si occupava un po’ di tutto, oggi le specializzazioni si sono raffinate e moltiplicate, uno staff di groundsman ha un costo, ma potrebbe essere quel millimetro a fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta, grazie al tagliaerba.

La nuova Coppa Italia

Dal 2018 avremo, finalmente, una nuova Coppa Italia, che sarà ridisegnata. Sarà coinvolto tutto il calcio italiano, a partire dalla Terza categoria, con partite secche giocate in casa della squadra più giù nella classifica o nella divisione, con tempi supplementari e calci di rigore, fino a giungere alla serie A, senza teste di serie. Come accade per l’FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, la manifestazione per club più antica del mondo dove anche squadre piccole possono incontrare le più blasonate Chelsea e Manchester United. Tutto il movimento potrà trarre vantaggio da una nuova manifestazione, confrontandosi con realtà provinciali, tornando a respirare quell’aria e al tempo stesso portando quel football patinato nel fango dove nasce il sogno di ogni ragazzo. Torneremmo così a vedere stadi pieni, entusiasmo e sano senso della competizione, cullati dall’idea che un Bari possa battere il Napoli o un Vicenza vincere la Coppa Italia e partecipare magari alle coppe europee. Bello vero? Peccato però che questo non accadrà, perché nessuno lo ha progettato. Ci siamo permessi di sognare e giocare con i nostri lettori, sperando ci perdonino. In fondo è quello che facciamo singolarmente ogni anno allo scoccare della mezzanotte, brindiamo, sogniamo, facciamo progetti e poi vediamo quello che succede. Quindi, buon 2018 e, soprattutto buon calcio a tutti, per i calci siamo già attrezzati.

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