Lionel Messi (foto LaPresse)

Così la Nazionale di Messi è diventata l'immagine allo specchio dell'Argentina

Maurizio Stefanini

Il miracolo della Pulce manda la selección ai Mondiali. Quando non ci credeva più nessuno

“Trump ci farà eliminare”, era stato l’allarme che l’allenatore della nazionale di calcio degli Stati Uniti aveva lanciato il 5 settembre. “L’Argentina eliminata? Sarebbe un titolo bellissimo e una metafora perfetta”, si era confidato con il Foglio poco prima del decisivo match con l’Ecuador Diego Dillenberger, un commentatore politico famoso per il programma “La Hora de Maquiavelo”. “La nazionale argentina è come l’Argentina. Ha Messi e non può andare a un Mondiale. L’Argentina è potenzialmente uno dei paesi più ricchi del mondo ma in realtà è uno dei più poveri”.

 

Invece Messi il miracolo l’ha poi fatto. Dopo un girone eliminatorio disastroso, già con l’1-1 in casa contro il Venezuela, alla terzultima giornata, i giornali argentini si erano messi a fare i conti sui danni economici che avrebbe potuto comportare l’eliminazione. Nella penultima giornata era arrivato un altro disastroso 0-0 in casa contro il Perù, paese la cui memoria è associata all’ultima disastrosa eliminazione dell’Albiceleste da un Mondiale, nel 1970. All’ultima giornata, dietro agli ormai qualificati Brasile e Uruguay rispettivamente a 38 e 28 punti, la Colombia stava a 26, l’Argentina a 25 con Perù e Cile, il Paraguay a 24. Ma il Paraguay aveva il Venezuela in casa, la Colombia andava in Perù e il Cile in Brasile poteva indurre i carioca alla tentazione di un “biscotto” apposta per far fuori gli eterni rivali. L’Argentina si doveva invece giocare il tutto per tutto in Ecuador, che addirittura all’andata aveva vinto 2-0 a Buenos Aires. Figuriamoci poi quando Romano Ibarra per i padroni di casa ha insaccato dopo appena 40 secondi. Ma a quel punto ci si è messo appunto Messi, scusate il bisticcio. 11°, 18° e 62°, mentre il Brasile stracciava 3-0 il Cile.

 

“Non c’erano altri giocatori in campo che Messi”, “Messi porta da solo al mondiale l’Argentina più infima”, “in Russia grazie a Messi”, i titoli della stampa ispanofona. Talmente era gasato l’interessato che ha addirittura ringraziato i giornali per il “boicottaggio” cui avevano sottoposto i giocatori dopo gli ultimi disastrosi risultati. “Ci è servito per stringerci di più!”. Messi è diventato anche metafora della ripresa economica argentina inaugurata dal presidente Macri. Per Dillenberger, se non si fanno riforme economiche di base e condivise “la Banca centrale da sola non basta a sostenere la crescita”. E Messi? “È come la Banca centrale. Da solo non basta!”.

 

Negli Stati Uniti, fuori dal mondiale per la prima volta dal 1990, è uno psicodramma. Dopo la disastrosa sconfitta in casa per 0-2 col Costa Rica, con 8 punti in 7 partite, gli americani erano solo terzi dietro agli ormai irraggiungibili Messico e Costa Rica. E l’Honduras stava a pari punti, anche se dietro per differenza reti. Proprio subito prima di Honduras-Stati Uniti l’allenatore Bruce Arena si era sfogato con la stampa in modo premonitore. “Le nostre politiche di immigrazione stanno avendo un forte impatto sulle popolazioni del Centro America, giusto?”, aveva detto. “Molto probabilmente riesci ad avere un po’ di cattiveria in più quando la tua nazione, inteso come squadra di calcio, può giocare contro gli Stati Uniti. Sono sicuro che per alcuni di loro diventa uno scontro molto significativo”.

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