Lionel Messi (foto LaPresse)

Così un algoritmo spiega perché Messi è strapagato

Francesco Caremani

Due ricercatori americano hanno comparato gli stipendi dei campioni del calcio con le loro prestazioni. L'argentino dovrebbe prendere 243 mila euro a settimana invece degli attuali 550 mila

Lionel Messi, nel 2016-17, guadagnava 550.000 euro la settimana ed era il giocatore più pagato al mondo, davanti a Cristiano Ronaldo (340.000) e Luis Suarez (300.000). Niente che non si sapesse già e che ogni anno varie analisi mettono sotto la lente d’ingrandimento per certificare la crescita del costo del lavoro nel calcio, anche se uno studio di FIFPro (sindacato mondiale dei calciatori professionisti) aveva evidenziato come il 45,3% guadagni meno di 1.000 dollari il mese. Due ricercatori della Lawrence Technological University di Southfield, Michigan, Lara Yaldo e Lior Shamir, hanno pubblicato una ricerca sull’International Journal of Computer Science in Sport dal titolo “Computational Estimation of Football Player Wages”, attraverso la quale avrebbero dimostrato che i giocatori più famosi e quindi meglio retribuiti sarebbero pagati più del necessario.

 

I due ricercatori, utilizzando un modello computazionale, hanno analizzato gli stipendi di 6.082 calciatori di vari campionati europei, stagione 2016-17, comparati rispetto a 55 diversi parametri che riflettono le caratteristiche degli atleti presi in esame, tipo il modo in cui battono i calci di punizione piuttosto che il controllo della palla ricevuta in corsa da un lancio lungo. Da questo studio sono usciti tanti numeri, ovviamente, e tre classifiche, quella che evidenzia in assoluto i giocatori pagati più del dovuto, rispetto alle performance, e le due più interessanti, cioè pagati più e meno in confronto ai colleghi che giocano nello stesso ruolo. La ricerca ha anche evidenziato le caratteristiche meglio retribuite a seconda del campionato dove il calciatore è richiesto, dato risultante dalla media statistica. Così, ad esempio, nella Liga sono meglio pagati i calciatori che hanno un ottimo palleggio e possesso palla, in Bundesliga quelli con visione di gioco e capacità chirurgica di segnare i calci di rigore, mentre in serie A chi riesce a recuperare più palloni in mezzo al campo. Tutto decisamente curioso ma non insondabile per chi segue da sempre il calcio.

 

La classifica, redatta da Lara Yaldo e Lior Shamir, ci indica i primi cinque giocatori “strapagati”: Messi (550.000 euro la settimana contro i 243.333 che dovrebbe prendere secondo l’algoritmo), Di Maria (230.000 invece che 58.974), van Persie (210.000 invece che 61.428), Rakitic (180.000 invece che 61.556) e Otamendi (180.000 contro 61.556). E i cinque sottopagati: Bernardo Silva (10.000 ma dovrebbe guadagnarne 119.907), Kane (15.000 contro 119.798), Xhaka (70.000 invece che 171.176), Timo Horn (25.000 contro 119.581) e Alcacer (80.000 contro 170.588). Tra i cosiddetti overpaid ci sono Dzeko, Coutinho, Cristian Zapata, Cerci, Bale, Benzema, Balotelli e Cuadrado; tra gli underpaid Pirlo, fino che ha giocato, Kurzawa, Tolisso e Joao Mario. A parte che i fan farebbero follie per i giocatori quando vincono e li porterebbero a zappare, con relativo stipendio, ogni volta che perdono, sarebbe divertente sapere se anche i rispettivi tifosi la pensano così.

 

In quasi tutti i campionati analizzati i salari sono una conseguenza diretta delle qualità, eccetto l’Ekstraklasa, serie A polacca, dove causa ed effetto non sono altrettanto corrispondenti. Ricontrollando la classifica degli overpaid ci accorgiamo che la differenza tra ciò che percepiscono e ciò che, secondo lo studio, dovrebbero percepire è alta. La risposta l’hanno data i due ricercatori, riconoscendo che ci sono calciatori che hanno altri tipi di qualità, legate al merchandising e alla capacità di attrarre sponsor, che non sono state inserite nel metodo di calcolo e che spiegano senza eccezione alcuna come mai Messi piuttosto che Cristiano Ronaldo sarebbero pagati più del doppio di quello che meriterebbero per le loro prestazioni. In poche parole: la capacità di produrre entrate con la loro sola presenza. Aggiungiamo noi, l’attitudine a essere decisivi quando conta per vincere un trofeo importante, la leadership e l’abilità di trascinare pubblico, pagante, e compagni. Tutte cose complicate da gestire con un algoritmo.

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