La fame di Lapadula e le legnate salutari di Bonucci

Leo Lombardi

L'attaccante del Milan alla seconda da titolare segna la sua prima doppietta in serie A; il difensore della Juventus invece arranca nella disfatta bianconera a Genova. Appunti sulla 14a giornata di seria A

Dieci maglie in dieci stagioni. Tutte diverse. Un manovale del gol, Gianluca Lapadula, fin dai tratti del volto, apparentemente tranquilli ma pronti a tendersi per raggiungere l'obiettivo. Uno sedotto e abbandonato dalla Juventus, che lo prende bambino per salutarlo quasi subito. Uno che ha conosciuto ogni categoria, da quella che era un volta la C2 fino alla serie A, in cui ha debuttato in questa stagione, a 26 anni. Non un ragazzino, però uno che ha saputo prendere il destino tra le mani, soprattutto quando si è ritrovato a essere padrone di se stesso. Accade nel 2015, Lapadula ha appena portato il Teramo alla prima (e storica) serie B. Nel giro di pochi giorni si vede privato della promozione, per una storia di combine che rimanda indietro gli abruzzesi, e di un contratto. E' tesserato per il Parma, che viene cancellato da un fallimento per i maneggi della gestione Ghirardi, quella dei giocatori tesserati in continuazione – tra cui il centravanti stesso – e dei soldi che non c'erano. Ne approfitta il Pescara, i gol segnati passano da 21 a 27, Lapadula conquista un'altra promozione e l'attenzione del Perù. Mamma Bianca è di quelle parti, lui è convocabile per la Nazionale. Il ct Ricardo Gareca viene da noi per convincerlo, riceve un cortese rifiuto. Lapadula ha idee chiare, sogna l'Italia quando ancora gioca in serie B, convinto che “se uno ha la testa per segnare può farlo in ogni categoria”. La convinzione che non le mette in imbarazzo quando in estate viene prima accostato al Napoli e poi ingaggiato dal Milan. Nove milioni è il prezzo di un giocatore che, pescato in serie B, diventa l'acquisto più oneroso del club rossonero e, per i critici, il segnale più evidente del tramonto dell'impero berlusconiano. Lapadula, a Milanello, rischia di infilarsi nell'anonimato. Un infortunio, la presenza ingombrante di Bacca, i pochi minuti a disposizione. Ma sono quelli in cui si gioca tutto, come a Palermo: entra al 34' del secondo tempo e al 37' segna la rete del 2-1, la prima per lui in serie A e quella del successo per il Milan. Sono quei pochi minuti che convincono il ct Gian Piero Ventura a convocarlo in Nazionale a inizio novembre, dando forma ai pensieri accarezzati durante il corteggiamento del Perù. Sono quei minuti che fanno dire ad Adriano Galliani, uno che frequenta il calcio da parecchio: “Ha una ferocia agonistica che raramente ho visto in trent'anni”. E alla seconda maglia da titolare, Lapadula segna anche la prima doppietta, rassicurando il Milan sul suo investimento e mandando un segnale al collega Bacca, volato nella confortevole Siviglia a godersi la partita con il Valencia, mentre i compagni vincevano a Empoli. E trovavano un nuovo leader.

Leader della difesa lo è Leonardo Bonucci, un altro che l'Inter ha avuto tra le mani, lasciandolo serenamente andar via dopo la Primavera e dopo un breve debutto con il Cagliari all'ultima di campionato nel 2006. Un talento valorizzato dal già ricordato Ventura tra Pisa e Bari, approdato alla Juventus nel 2010. E' un anno di transizione a livello societario (Andrea Agnelli chiama come amministratore delegato Beppe Marotta), è un anno di transizione in panchina, perché Gigi Delneri non riesce a trasmettere ciò che aveva saputo dare alla Sampdoria. Anche Bonucci è travolto, criticato soprattutto per quella sua testardaggine nel cercare il lancio in verticale o nel voler sempre giocare palla, come gli aveva insegnato Ventura. Qualità che avevano solo bisogno di essere valorizzare dall'allenatore giusto. Gli capita con Antonio Conte e Massimiliano Allegri. Bonucci diventa l'insostituibile per eccellenza in una difesa che già di suo (tra Buffon, Barzagli e Chiellini) ammette poche alternative. Vince cinque scudetti, diventa un intoccabile in Nazionale, il Chelsea è pronto a mettere tanti milioni sul piatto per averlo. Passaggi che alimentano l'autostima, fino a far perdere il senso della misura. Come esemplifica il colpo di tacco tentato sulla propria trequarti domenica pomeriggio a Marassi, con il risultato di perdere palla e di avviare l'azione del vantaggio del Genoa, primo passo verso una lezione memorabile per la Juventus. “Una legnata salutare”, l'ha definita Allegri. E Bonucci, che è ragazzo intelligente, avrà già mandato a memoria.

Di più su questi argomenti: