Tiger Woods (foto LaPresse)

Chi ha fatto buca?

Ugo Golfozzi
Seguire il golf e il ritorno di Tiger Woods incollati alla radio. Solo in Italia. Pronti i girotondi. L’appassionato invano consulta a ripetizione la programmazione dei canali televisivi, spera in un ravvedimento operoso, ci rispera domenica, e poi rinuncia.

"Tiger è un bene comune”, diceva l’unico striscione della mobilitazione dei golfisti democratici pronti a sfidare la misteriosa scelta di Sky Italia che aveva rinunciato alla copertura del possibile, anzi molto probabile, ritorno alla vittoria di Tiger Woods nel fine settimana. Il programmato girotondo attorno alla redazione sportiva è poi saltato solo per banali questioni logistiche legate alla dispersione dei militanti sul territorio nazionale e internazionale, di solito vicino a campi da golf, nel periodo estivo. Ma ormai la mobilitazione è avviata e, dovesse risuccedere qualcosa di simile, girotondo e striscione sono pronti.

 

I fatti: giovedì scorso comincia l’ultima gara della stagione ordinaria del Pga (Professional golf association) Tour. Tiger è tra gli iscritti, e già questa scelta non era scontata. Il plurivincitore di major (le gare del grande slam golfistico) in altri tempi avrebbe snobbato il Wyndham Championship, gara che chiude la stagione ordinaria e che rappresenta l’ultimo appello per chi ha avuto un’annata così e così. Sia per chi deve difendere o incrementare la propria posizione in classifica mondiale, sia per chi deve entrare nella propaggine finale, e ricchissima, della stagione ordinaria. Quest’ultimo era l’obiettivo di Tiger. Per entrare nella fase finale, i cosiddetti playoff, avrebbe avuto bisogno di una vittoria o di un secondo posto. Giovedì si è presentato motivatissimo ed è partito nello stile dei vecchi tempi. Ha tenuto il passo della vittoria fino a sabato, domenica è partito un po’ fiacco, ha avuto un po’ di buio a metà dell’ultimo giro, è riemerso a giochi ormai fatti nelle ultime buche, fino a un bel birdie (cioè un colpo guadagnato rispetto allo standard della buca) proprio alla 18. La gara è stata comunque spettacolarissima (così dicono), con la vittoria che suona un po’ ironica, tra tanti giovani affamati di successo e di dollari, andata a una vecchia gloria come Davis Love III, 51 anni.

 

[**Video_box_2**]Quanta audience sprecata
Questo per i trionfi e le sconfitte in terra americana. Qui in Italia la cronaca è meno epica e volge al fantozzismo. L’appassionato invano consulta a ripetizione la programmazione dei canali televisivi, spera, visto che sabato Tiger si presenta lanciatissimo, in un ravvedimento operoso, ci rispera domenica, e poi rinuncia. Ma non si arrende e ripesca, non volendo subire la Corazzata Potemkin del primo turno di campionato, un rimedio iperfantozziano: la radio. Ebbene sì, grazie ai servigi della Pga e del suo sito, esiste una specie di tutto il golf minuto per minuto. Basta un inglese scolastico per capire cosa succede e per riscoprire un tifo anni Settanta. Si entra presto in confidenza con lo stile dell’emittente, analitici i due che parlano dallo studio, dettagliato il cronista incollato ai giocatori. Quelli del calcio urlano per sovrastare il pubblico, quello del golf bisbiglia, perché di fatto è l’unica persona che parla in mezzo a una gigantesca folla silenziosa ed è a pochi metri dal giocatore. Il tutto inframmezzato da pubblicità, tutte però di ambito golfistico. Campi da visitare, attrezzature, lezioni che promettono miracoli. Mai durante una cronaca (tele o radio) di una partita di calcio sentireste pubblicità di campi o di palloni. E questa è una delle eccezionalità del golf e una delle ragioni di così ingenti investimenti degli sponsor: il pubblico a bordo campo e quello televisivo (e radiofonico) del golf ha numeri giganteschi ma, soprattutto, è composto da giocatori, magari della domenica, ma gente che comunque deve comprare palline, guanti e tutto il resto. I numeri giganteschi ci riportano al discutibile oscuramento italiano. Un giocatore del Tour molto simpatico, Ben Crane, ha descritto la folla che seguiva Tiger al Wyndham come uno stadio di baseball che cammina. Il botteghino dice che con l’effetto Tiger si sono venduti 50 mila biglietti in più in un solo giorno. La televisione italiana non ci ha creduto abbastanza. Sarà per la prossima volta, anche se ormai per Tiger in campo bisognerà aspettare fine anno. E se dovesse nuovamente essere negato al suo pubblico italiano allora il girotondo non si potrà evitare.

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