Che cosa cantava José Mourinho? (foto LaPresse)

Altro che bollito, Balotelli arriva direttamente dallo scaffale dei surgelati

Jack O'Malley
Dopo un’estate passata a esaltare il ritorno alle spese di un tempo delle società italiane, per tifosi e giornalisti è già tempo di giudizi definitivi. “Per fortuna c’è la Premier League”. C’è da dire che lo scarto del campionato inglese quest’anno va di moda.

Londra. Non è mia abitudine arrivare in ritardo agli appuntamenti, ma sono sicuro che potrete comprendere il motivo che mi ha spinto a ricominciare questa rubrica soltanto dopo la terza giornata del campionato di calcio più bello del mondo, quella Premier League a cui tutti dicono di volersi ispirare, un po’ come le ciccione in spiaggia che sfogliando i rotocalchi pensano di potere assomigliare a Belen mangiando un’insalata a pranzo. Il motivo del mio ritardo è presto detto: sono stato alle isole Falkland. Seduto al bancone del Victory bar, ho atteso l’arrivo delle truppe papali, che immagino pronte a partire, dopo che il Pontefice si è fatto fotografare con un cartello inneggiante alle Malvinas, il nome sbagliato delle isole Falkland.

 

Ma ho seguito tutto anche da qua, compresa la prima giornata di serie A, purtroppo. Dopo un’estate passata a esaltare il ritorno alle spese di un tempo delle società italiane, per tifosi e giornalisti è già tempo di giudizi definitivi. Rido pensando a quando, un anno fa di questi tempi, Filippo Inzaghi veniva salutato come il Ferguson di Piacenza dopo un 3-1 alla Lazio. Quel che amo del vostro modo di parlare di calcio è che in fondo siete conservatori: prima di sabato pomeriggio la Roma era una squadra di extraterrestri che avrebbe battuto persino il Barcellona in finale di Champions, poche ore dopo un gruppo disunito incapace di vincere. D’altra parte, se per la vittoria dello scudetto ci si affida a un tridente fatto da scarti della Premier League non ci si può poi stupire più di tanto. C’è da dire che lo scarto del campionato inglese quest’anno va di moda: la Juventus battuta da una squadra che in attacco schiera un giocatore che esulta facendo il saluto di Mork pensa di risolvere i suoi guai con lo scarto del Chelsea Cuadrado (è pur sempre il secondo anno di Allegri, e non vorrei essere un fan bianconero in questo momento in cui addirittura si parla di Montolivo in arrivo), e l’Inter deve ringraziare l’ex panchinaro del Manchester City Jovetic se per almeno una settimana tv e giornali ci risparmieranno l’ennesimo psicodramma nerazzurro. Psicodramma che l’allenatore Roberto Mancini ha però cercato di creare subito dal nulla, commentando la vittoria contro i muratori dell’Atalanta con parole che sarebbero sconsigliate da qualunque manuale di psicologia: il mister dal ciuffo sempre più bianco ha prima detto che Kondogbia è stato pagato troppo, poi che Icardi si è cercato l’infortunio da solo pretendendo di giocare (ma non dovrebbe decidere l’allenatore?) e poi ha ucciso il giovane esordiente Gnoukouri criticandone la prestazione. Ottime mosse per aumentare l’autostima dei tre giocatori.

 

Al momento però Mancini ha le chiappe meno doloranti del collega Mihajloviç, che dopo aver preso una frase di “Marisa” Boniperti come manifesto per la stagione milanista si appresta a dover gestire l’arrivo di Mario Balotelli, schifato pure dal Liverpool. Se il piatto forte della serie A degli ultimi anni era il carrello dei bolliti, con il ritorno di Balotelli si assisterebbe a un nuovo salto culinario, quello al ripiano dei surgelati. Super Mario infatti è scaduto già da almeno un paio di anni (non male, a 25 anni), ma la furbizia del suo procuratore e l’idiozia dei media gli hanno permesso di congelarsi e passare con disinvolutura da un freezer all’altro, salutato ogni volte come un campione a cui basta poco per tornare quello di un tempo (già, ma quale tempo?). Il trucco però è stato scoperto da molti, e infatti il Liverpool quest’estate non è riuscito a venderlo nemmeno al mercatino delle pulci. Ci voleva il Milan, che dopo aver fatto credere per due mesi di avere tra le mani Ibrahimovic si butta su Balotelli cantando una canzone di Antonello Venditti per spiegare la decisione.

 

[**Video_box_2**]Comunque, dicevamo, per fortuna c’è la Premier League. Il tanto sputazzato Pellegrini è in testa al campionato da solo dopo appena tre giornate, ma soprattutto dopo aver spiegato sul campo a Mourinho che il Manchester City non ha paura del Chelsea.   Il 3-0 che ha seguito le ridicole polemiche sulla fisioterapista di cui tutti conoscono la figaggine e meno le qualità sul lavoro ha fatto tornare lo Special One (sempre più bianco in testa anche lui) sui seggiolini di Stamford Bridge. L’acquisto di Pedro dal Barcellona sembra aver dato buoni frutti, visto il gol decisivo contro il West Bromwich, ma i Blues quest’anno la troveranno molto più dura dello scorso, soprattutto se vorranno fare qualcosa di serio in Champions League. Per ora Mou canta, e a bordo campo: al fischio finale domenica ha gridato qualcosa in uno dei microfoni pelosi a bordo campo. “Stavo solo cantando”, ha detto ai giornalisti. Non sappiamo cosa, ma sicuramente non era Venditti.

 

In Champions League, salvo sorprese, dovrebbe tornarci finalmente il Manchester United, che ha un attacco più stitico di una top model, ma si ostina a giocare con il solo Rooney là davanti. Probabilmente Van Gaal non scriverà la storia del club: i Red Devils appaiono solidi, difficili da battere, ma senza ferocia né ispirazione. Una noia mortale per uno stadio, l’Old Trafford, che negli ultimi anni aveva fatto di “Attack! Attack!” il coro più intonato durante le partite. Il manager olandese nicchia, e dalle nostre parti molti si chiedono se lo United farà un colpo di mercato alla fine. Sperando non sia uno tipo Falcao, un altro che starebbe bene nel ripiano dei surgelati.

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