Ascesa e crisi del Mercatone Uno, l'altro modello economico emiliano-romagnolo reso grande da Pantani

Giovanni Battistuzzi

Il gruppo fondato da Romano Cenni nel 1978 è stato per anni l'alternativa imprenditoriale alle cooperative rosse e bianche che dal dopoguerra in poi hanno caratterizzato l'economia della regionale. Fu sponsor della squadra del Pirata e con lui vinse il Giro e Tour del 1998.

La crisi, il rischio fallimento e smembramento, i licenziamenti annunciati ma non ancora portati a termine, la decisione del governo di prendere il controllo del gruppo e nominare tre commissari per cercare di ristrutturare l'impresa per rivenderla a terzi. Questo è quanto accaduto al Mercatone Uno, società di ipermercati dell'arredamento di Dozza, vicino a Imola. Il gruppo fondato da Romano Cenni nel 1978 è stato per anni considerato l'altro modello economico dell'Emilia-Romagna, il successo imprenditoriale privato, altro e opposto a quello delle cooperative rosse e bianche che dal dopoguerra in poi hanno caratterizzato l'economia di questi luoghi.

 

Un modello che si era imposto anche fuori dalla regione, che si era espanso in tutto il nord Italia già nei primi anni Novanta, ma che aveva raggiunto il successo nazionale nella seconda metà di quella decade grazie allo sport, al ciclismo e al campione italiano che più più di tutti è riuscito a unire il popoli sportivo italiano: Marco Pantani.

 

Il gruppo imolese e le biciclette si incontrarono nel 1992, quando Romano Cenni decise di investire in questo sport per sponsorizzare l'ex Gis Gelati, la squadra con la quale Francesco Moser riuscì a conquistare il suo unico Giro d'Italia. Tre anni di sponsorizzazione, qualche buon risultato, vittorie con campioni come Cipollini e Bartoli, poi l'addio: "Un'esperienza positiva, per l'azienda e per me, ma dopo tre anni, per un passionale come me, serve altro e quest'altro non è arrivato", disse alla Gazzetta dopo l'annuncio della chiusura del contratto di sponsorizzazione. Una parentesi che sembrava chiusa, ma che si riaprì, inaspettatamente, nemmeno un anno e mezzo dopo, quando nell'autunno del 1996 Luciano Pezzi, ex ciclista e allora dirigente sportivo, chiamò Cenni per una proposta: una nazionale romagnola, una famiglia sportiva per puntare a Giro e Tour con una sola stella, Marco Pantani. Cenni guardò Pezzi con la faccia di chi crede che il suo interlocutore si sia bevuto il cervello: Pantani si era messo in evidenza nel Giro del 1994 con due vittorie di tappa, aveva fatto bene al Tour, ma veniva da un incidente pazzesco, un frontale in bici contro una macchina durante la Milano - Torino e un futuro incerto. Pezzi parla del ragazzo, della sua forza e del suo talento, di quanto potrà dare al ciclismo e di quanto potrà far brillare il marchio e lo convince: tre anni di contratto e fiducia illimitata a Pantani. Un azzardo, dicono in tanti.

 

Un azzardo che però pagherà. La Mercatone Uno diventa una squadra di romagnoli dediti a un unica causa: far vincere il Pirata. E il Pirata ripaga sforzi e fiducia. Nel 1997 vince due tappe al Tour salendo sul terzo gradino del podio, dopo un Giro d'Italia sfortunato, franato su un gatto nero nella discesa del Valico del Chiunzi nella tappa che portava a Cava de' Tirreni. Nel 1998 l'apoteosi. Marco Pantani conquista il Giro d'Italia dopo una fuga di oltre 60 chilometri con Guerini a Selva di Val Gardena, dopo Fedaia e Sella, e un duello epico con Pavel Tonkov a Plan di Montecampione. Le maglie della Mercatone Uno superano in vendite quelle calcistiche e Pantani diventa un'icona sportiva. Il Pirata è sazio, è riuscito nel suo obiettivo e vuole godersi una vacanza, prima di testare la gamba per la Vuelta e il Mondiale di fine stagione, per preparare al meglio l'anno successivo per puntare alla doppietta Giro-Tour. Progetti che si infrangeranno di lì a pochi giorni. Luciano Pezzi muore il 26 giugno, 19 giorni dopo del successo al Giro e Pantani si inventa una preparazione approssimativa per presentarsi al via del Tour de France che sarebbe partito l'11 luglio, per onorare il ricordo del suo mentore. Il Pirata inizia male, perde minuti dal grande favorito Ullrich, poi sui Pirenei il primo sigillo. Sulle Alpi l'impresa che fa eclissare Ullrich e lo consegna alla storia.

 

Con Pantani il Mercatone Uno dilata i suoi affari, si espande, apre filiali in tutta Italia, diventa fenomeno non solo imprenditoriale, ma di costume. Da notorio diventa celebre. Cenni dirà: "Pantani è diventato il mio più grande successo. Da imprenditore un boom incredibile, poco pronosticabile, ma è un successo soprattutto umano, storico. La fiducia non solo ripagata, ma esaltata. Ho creduto in due uomini che mi hanno dato tanto, forse troppo".

 



 

Cenni non ritirò mai la fiducia a Pantani, tenne fede a quella promessa fatta al Pirata dopo i primi successi del 1997: "Correrai solo con me, non ti farò mai mancare una squadra". Così fece, anche nei momenti più bui della carriera di Marco, quando la cocaina e la depressione gli impedivano di esprimersi ai suoi livelli. La Mercatone Uno rimase al suo fianco, lo accompagnò sempre.

 

[**Video_box_2**]Il declino di Pantani e la sua morte nel 2004, non crearono scompiglio al gruppo che sino al 2010 continuò a produrre utili. I problemi arrivarono dopo, con una rete troppo estesa di punti commerciali e una differenziazione di prezzi e prodotti che non riuscirono ad adeguarsi alle nuove realtà, come Ikea, che avevano rosicchiato un'ampia fetta di mercato. Mercatone Uno iniziò a perdere clienti, diminuì scelta e qualità dei prodotti venduti e si è ritrovata marginale e ininfluente nel panorama commerciale italiano. Una parabola discendente conclusa con i tre commissari indicati dal governo, una parabola discendente evidente anche all'esterno in quella biglia gigante con all'interno la figurina di Pantani davanti allo stabilimento di Imola, davanti all'autostrada, un tempo sempre pulita e perfetta, ora macchiata di pioggia e di smog.