Le proteste contro il caro bollette dell'autunno 2022 (Foto Ansa)

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Con qualche misura per orientarsi, il mercato libero dell'energia conviene

Lorenzo Borga

Tra maggioranza e opposizioni in molti rimangono convinti che la fine della maggior tutela rappresenti un errore. Le insidie ci sono ma i numeri di Arera smentiscono le preoccupazioni

Il governo dopo settimane di anticipazioni si è accorto che la fine del mercato tutelato dell’energia è prevista dalle riforme chieste dall’Europa per finanziare il Pnrr. E che anzi fa parte degli obiettivi per cui ci è stata appena pagata la terza rata, dopo tanti sforzi. Eppure in molti – tra maggioranza e opposizioni – rimangono convinti che l’adozione del mercato libero rappresenti un errore. Da anni le associazioni dei consumatori criticano aspramente l’addio al mercato tutelato delle bollette, in cui è l’autorità pubblica Arera a regolare il prezzo sulla base delle quotazioni internazionali. Chiedono un ulteriore rinvio, l’ennesimo (inizialmente il passaggio era previsto per gennaio 2018). Il sospetto è che i consumatori non riusciranno a districarsi tra le centinaia di offerte disponibili per luce e gas, finendo per pagare bollette più salate. Qualcuno arriva perfino a sostenere che il mercato tutelato sarebbe “calmierato”, dimenticandosi evidentemente che nel mezzo della crisi energetica un anno fa il prezzo della luce deciso da Arera era arrivato al triplo delle tariffe 2019, nonostante i sussidi miliardari del governo. L’autorità pubblica determina infatti le bollette attraverso i prezzi forward che si formano sulle borse di energia elettrica e gas sostanzialmente come fanno i fornitori privati. 

I numeri di Arera smentiscono d’altronde queste preoccupazioni. Nel 2022 – anno nero per le bollette – le famiglie che avevano sottoscritto contratti nel mercato libero hanno pagato la luce circa il 15 per cento in meno rispetto a chi era rimasto nel tutelato. Come è stato possibile? Grazie ai contratti di fornitura a prezzo fisso per 12/24 mesi, che rappresentano oltre il 70 per cento del mercato libero. Fissando la tariffa prima della crisi energetica, milioni di famiglie sono riuscite a risparmiare centinaia di euro ciascuna. Allo stesso tempo questa dinamica rafforza le società utility, che possono programmare gli investimenti fissando in anticipo i ricavi dalla fornitura di energia e gas ai clienti. Il mercato libero si è dimostrato efficace proprio in una crisi che fino a due anni sarebbe stata impensabile. Nel momento in cui il prezzo del gas è più che decuplicato in pochi mesi, le tariffe sono rincarate più lentamente delle quotazioni internazionali, su cui si basa invece il mercato tutelato. Allo stesso tempo, in fasi più ordinarie fissare una tariffa fissa risulta un costo per famiglie e imprese: come un’assicurazione o un mutuo a tasso fisso, garantirsi una fornitura a prezzo stabile dà certezze ma richiede un sovraccosto rispetto alle quotazioni del momento. Non deve stupire dunque che oggi le offerte a disposizione sul mercato libero più vantaggiose di quello tutelato siano solo il 12,3 per cento. La riduzione della volatilità si paga. Peraltro risparmiare si può comunque, per chi è in grado di scegliere con cura: la migliore offerta disponibile a settembre permetteva di risparmiare oltre 400 euro all’anno per la luce e altrettanti per il gas rispetto al tutelato.

Certo il mercato libero – ormai scelto dal 70 per cento delle famiglie – nasconde anche delle insidie. Districarsi tra le centinaia di offerte a disposizione non è facile, e per questo over 75, persone disabili o in condizioni di difficoltà economiche sono esentate dal passaggio. Il mercato è inoltre zavorrato dalle pratiche commerciali aggressive, e talvolta scorrette, di alcuni operatori che tartassano i consumatori di telefonate, alimentando la confusione. Inoltre la concorrenza, per quanto migliorata, ancora non ha scalfito la posizione dell’ex monopolista Enel, che detiene una quota di mercato di quasi il 50 per cento. Alcune misure possono rendere più semplice il confronto tra le offerte: per esempio obbligare i fornitori a indicare chiaramente una stima di spesa unica, comprensiva del costo dell’energia e di tutti gli oneri fissi aggiuntivi che possono non essere così chiari. Sarà anche necessario chiudere le falle informatiche che oggi permettono ai truffatori di telefonare ai consumatori – conoscendo ogni loro dato personale – fornendo informazioni fuorvianti per indurli a passare ad altra offerta. Il sospetto sollevato dall’Associazione dei reseller dell’energia è che le vulnerabilità si nascondano nei server pubblici del Gse, controllato dallo stesso ministero dell’Economia. E allora il mercato dell’energia potrà passare finalmente a una necessaria liberalizzazione, come già accaduto per molti dei servizi che usiamo quotidianamente in casa.

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