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la rilevazione

Sempre meno italiani vogliono un figlio. Tranne fra i più giovani

Redazione

Secondo i dati dell'Istat, oltre 10,5 milioni di persone non vogliono avere figli (o altri figli) né nei tre anni successivi l’intervista, né in futuro, principalmente per motivi economici. Eppure gli italiani fra i 18 e 24 anni coltivano il desiderio di diventare genitore, prima o poi

Che in Italia si facciano sempre meno figli è un dato di fatto. Che ce ne saranno ancora meno in futuro è molto probabile, almeno basandoci sui dati dell'Indice di fecondità dell'IstatNel 2024 solo il 21,2 per cento delle persone tra 18 e 49 anni (circa 4,5 milioni unità) intende avere un figlio (certamente o probabilmente) nei successivi tre anni. Il dato è in calo rispetto al 2003, dove la percentuale era del il 25,0 per cento. Un terzo di coloro che non intendono avere figli entro i tre anni, pari a 5,2 milioni di persone, affermano comunque di volerne dopo quell’orizzonte temporale. Ma nel complesso oltre 10,5 milioni di persone non vogliono avere figli o altri figli né nei tre anni successivi l’intervista, né in futuro

Fra questi, il 62,2 per cento dichiara di avere rinunciato all'idea di avere un figlio per le difficoltà incontrate nel perseguire le proprie intenzioni riproduttive. Il 32,0 per cento invece ritiene di aver già raggiunto il numero di figli che desiderava e il 5,5 per cento dice che avere figli non fa parte del proprio progetto di vita. Nel 2016 questa quota si fermava al 4,4 per cento. 

Le motivazioni dietro questa scelta

6,6 milioni di persone hanno avuto difficoltà nel realizzare i propri sogni di maternità o paternità. E in un caso su tre, alla base dei problemi ci sono motivi economici, che preoccupano soprattutto gli uomini tra i 25-34 anni (52,0 per cento). Mentre le difficoltà legate all’età vengono riferite dalla metà delle persone tra 45 e 49 anni (il 51,7 per cento per le donne). In quest’ultima fascia di età il 17,9 per cento delle persone riferisce di doversi prendere cura dei propri genitori.

Tra le persone senza figli, oltre un quinto delle donne e il 17,8 per cento degli uomini attribuiscono la mancata realizzazione del progetto genitoriale all’assenza di un partner stabile. Mentre i motivi di lavoro, invece, spingerebbero principalmente le donne tra 25 e 44 anni a rinunciare ai propri progetti di genitorialità: gran parte di loro ritiene infatti di non avere garanzie sufficienti per avere un figlio. Rimanendo in questo ambito, l'Istat fa sapere che metà delle donne pensa che l’arrivo di un figlio entro tre anni possa peggiorare le opportunità di lavoro, fra le giovanissime si supera addirittura il 65 per cento. Il dato è più mite fra gli uomini: il 59,0 per cento di loro ritiene che avere un figlio non abbia ripercussioni (negative o positive) sulle proprie opportunità di lavoro. 

 

I giovani la pensano diversamente

Fra i più giovani le cose sono diverse. Sebbene quasi il 90 per cento dei 18-24enni non intende procreare entro tre anni, la grande maggioranza tra questi (81,8 per cento, circa 3 milioni di persone) desidera comunque avere un figlio in futuro. In particolare, per i ragazzi la quota è pari all’87,2 per cento (con il 44,7% che afferma di esserne certo), mentre per le ragazze il valore si ferma al 75,5 per cento (con una certezza del 37,3 per cento). Sempre più giovani, inoltre, immaginano più spesso una famiglia numerosa: poco meno di un quinto dei 18-24enni vorrebbe avere tre o più figli

                

 

Il peso dell'ambiente familiare

Alcuni contesti, dice l'istituto, possono esercitare una certa pressione sugli individui affinché scelgano di avere un figlio. Per un individuo su cinque crede che il giudizio degli altri nei suoi confronti migliorerebbe se avesse un figlio nei prossimi tre anni. Tra le donne 25-34enni tale quota raggiunge il 25,0 per cento, e sempre queste riferiscono di essere sollecitate (spesso o qualche volta) da amici e genitori ad avere un (altro) figlio, mentre circa un quarto sente il condizionamento del partner nella scelta di avere un figlio, percezione condivisa da un quinto dei coetanei uomini.

 

Il sostegno economico come misura principale per favorire la natalità

Per la maggioranza delle persone di 18-49 anni, il sostegno economico è la misura più importante per sostenere la natalità, la crescita e l’istruzione dei figli. Sono soprattutto le donne 40-49enni a ritenerlo prioritario, mentre il 26,1 per cento delle persone attribuisce più rilevanza ai servizi per l’infanzia, specialmente fra i giovani dai 18 ai 29 anni. Seguono poi le politiche abitative e le politiche lavorative.

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