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L'editoriale dell'elefantino

Sono nati gli “antisemiti brava gente”

Giuliano Ferrara

Con il “monopolio del cuore” possono aggredire ebrei di passaggio. Ma chi mena un tizio con la kippah perché ebreo è un razzista antisemita

C’è antisemita e antisemita. Quando infuriava il terrorismo in Europa uno scrittore, persona perbene, si incartò in un ragionamento sghembo sugli shahid, coloro che per infliggere il martirio agli altri non risparmiano sé stessi. Scrisse che c’è il kamikaze nutrito di odio politico e il kamikaze in cerca di purificazione in senso islamico. Malgrado le circostanze macabre, ironizzammo o satireggiammo con lo slogan: sì, c’è kamikaze e kamikaze. Daniele Nahum, consigliere comunale di Milano e membro della comunità ebraica, è passato ieri alle vie legali contro hater che gli dicevano: ad Auschwitz avevate da mangiare e da dormire, e contro altri mattacchioni che si firmavano orgogliosi: siamo quelli che hanno preso Anne Frank. Ci si deve augurare che le denunce di Nahum servano a qualcosa, e ci si aspetta che la folla demente capace di aggredire e maltrattare un padre ebreo con kippah e figlio di sei anni in un Autogrill, previa identificazione, sia associata dalle autorità giudiziarie milanesi a un qualche carcere, magari uno di quelli in cui Hamas tiene gli ostaggi, via estradizione.


Ma non è questa l’opinione diffusa ieri dalla trasmissione radiofonica di Rai Radio 3 che ospita allegramente l’opinione media più umanitariamente corretta in circolazione, e che si chiama “Tutta la città ne parla”. Ecco. C’è antisemita e antisemita. Con il contributo dei soliti radioascoltatori che ripetono la grottesca filastrocca del genocidio e con l’expertise un po’ distratta e corriva del professore di diritti umani Marcello Flores si è introdotta la distinzione tra l’antisemita che ce l’ha con l’etnia o la religione del portatore sano di kippah e l’antisemita che lo maltratta e lo percuote perché è indignato con il governo di Netanyahu. Sono nati gli “antisemiti brava gente”, quelli il cui cuore sanguina per la guerra di Gaza, che hanno il famoso “monopolio del cuore” quando si parla delle vittime di guerra, autorizzati a dare dell’assassino a un ebreo francese di passaggio e a suo figlio, e quelli cattivissimi, imperdonabili, che approfittano dell’occasione per ritirare fuori la croce uncinata e le teorie di Alfred Rosenberg o la testimonianza di Adolf Eichmann, anche senza conoscerle. Da buon professore, allenato alle distinzioni, Flores si è lasciato sfuggire anche questo: “Oltre tutto non era israeliano ma francese!”. Bene, bravi. Fosse stato israeliano, poi, bisognava distinguere ancora: di destra o di sinistra? Le distinzioni e la complessità sono come il diavolo annidato nei dettagli.

C’è il kamikaze che fa esplodere sé stesso e gli altri perché per lui il jihad è una ricerca di pace interiore, legata alle sure del Corano, e c’è il kamikaze che odia per via di una detestabile e irragionevole radicalizzazione politica. Così l’antisemita che vede nella guerra un oltraggio all’umanità (e caspita se lo è, di questo le persone normali con o senza cuore hanno la perfetta certezza), senza però collegare la fine della pace a un’ingiustizia atroce come il 7 ottobre e all’intrattabilità di un nemico rifugiato nella tenebra del fanatismo assassino, ha un valore aggiunto da considerare virtuoso, appunto l’indignazione, rispetto a chi predica l’odio razziale. Poi c’è la strada imboccata da noi professori senza cuore di semplificazione: se uno maltratta un nero perché è nero, un islamico perché è islamico, è un razzista, e se uno percuote un tizio con la kippah perché è ebreo è un razzista antisemita o si comporta come tale. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.