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lo scenario istat

Non solo più vecchi ma anche più soli. Come cambieranno le famiglie italiane

Ilaria Coppola

Le previsioni dell'Istat sono chiare: aumenteranno le famiglie senza nuclei, le persone sole e gli anziani. Servono "politiche pubbliche per l'assistenza alla non autosufficienza che al momento non esistono", dice la sociologa Chiara Saraceno

Meno figli, più persone sole, più anziani e un paese che non è pronto ad affrontare questo cambiamento. L'Istat prevede un progressivo declino delle coppie con figli, che scenderanno da 7,6 a 5,7 milioni entro il 2050 e un aumento delle famiglie senza nuclei – cioè senza relazioni genitoriali o di coppia – che rappresenteranno il 44,3 per cento del totale, contro il 39,3 per cento del 2024. A trainare questo cambiamento è, in particolare, l’aumento delle persone sole, che passeranno da 9,7 a 11 milioni: un fenomeno legato all’instabilità coniugale e all’aumento della longevità. “È aumentata l’instabilità coniugale, ci sono più separazioni e divorzi”, dice al Foglio la sociologa Chiara Saraceno, e i numeri confermano: oltre sei milioni di ultrasessantacinquenni vivranno soli entro il 2050, rispetto ai 4,6 milioni attuali.

A rendere il quadro complicato è l’assenza di un vero sistema pubblico di supporto. “Non necessariamente vivere da soli vuol dire essere soli, ma c’è un problema che va affrontato. In questo paese non ci sono politiche pubbliche che puntino supportare l'assistenza alla fragilità degli anziani”, dice Saraceno. Secondo l’Istat, entro il 2050 oltre un terzo della popolazione sarà composta da over 65 (34,6 per cento), e il 7,2 per cento avrà più di 85 anni. Ci saranno persone più longeve, sì, ma sempre più spesso in condizioni di solitudine e fragilità.

L’assistenza, oggi, si regge per lo più su soluzioni private: “Di solito ci si ripara con soluzioni private, con le badanti ad esempio, ma questa è una possibilità per chi ha la disponibilità economica. Non tutti possono permettersi una badante, posto che sia la soluzione migliore”, dice Saraceno, che denuncia anche lo stallo normativo. “La famosa legge quadro sulla non autosufficienza è finita nel dimenticatoio. Dovevano esserci una serie di decreti attuativi, ma hanno fatto solo l’assegno universale, che va solo ai vecchissimi e ai poverissimi”. Questo bonus sperimentale da 850 euro al mese, attivo nel biennio 2025-2026, è infatti riservato a chi ha almeno 80 anni, un bisogno assistenziale gravissimo, un Isee inferiore a 6 mila euro e già riceve l’indennità di accompagnamento: una platea limitata, mentre il problema si estende ben oltre. “Non si tratta solo di soldi. L’assegno di accompagnamento non garantisce l’appropriatezza della cura”. E la domanda resta sospesa: se longevità e solitudine sono ormai il nuovo asse della nostra demografia, come pensiamo di gestirle? “Bisogna uscire dalla convinzione che l'assistenza alla condizione di fragilità degli anziani sia un problema unicamente delegato alla rete familiare e smettere di pensare di aver risolto la situazione con le pensioni", conclude Saraceno.

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