(foto Ansa)

Il Foglio Weekend

Dio, patria e Giambruno. Personaggi e interpreti di una soap opera targata Mediaset

Michele Masneri

Con l’addio di Giorgia Meloni al compagno si conclude forse la prima stagione. Le case, le gaffe e i retroscena di una storia d’amore andata a male

Chi l’avrebbe mai detto che la televisione si sarebbe mangiata la politica italiana dopo la morte di Silvio Berlusconi. Non “una storia italiana” ma una storia Mediaset potrebbe essere infatti l’unico titolo della vicenda Meloni-Giambruno, se qualcuno facesse stampare come fece il Cav. un dépliant riassuntivo della propria vicenda. La vicenda apparentemente terminata ieri, la “Giambrunasca”, con efficace crasi e rimando al Giamburrasca sempre by Striscia La Notizia, è l’unica storia d’amore che si conosca nata in uno studio televisivo e finita pure in uno studio televisivo. Una storia completamente targata Cologno Monzese: i due si erano conosciuti infatti nel 2015 al programma “Quinta Colonna”, dove Giambruno era autore. E ieri come è noto è arrivato (via Instagram, anche questa una novità) l’addio di Meloni al compagno dopo i vari “fuorionda” di “Striscia”.


Intanto un’ammenda. Siccome le cose più belle le apprezziamo solo al momento della perdita, dichiariamo tranquillamente che la soap Meloni-Giambruno, la Giambrunasca, era pazzesca. Era un guilty pleasure che non ci faceva dormire, come le televendite più scatenate  o le stories di Stefania Nobile e Wanna Marchi. A partire dall’ambientazione, quel Torrino che è una derivazione altoborghese dell’Eur, una Roma Nord di Roma Sud, quartiere ignoto ai più anche a Roma, misterioso, vagamente losangelino, con alti palmizi, sparuti grattacieli, e intanto gran centri commerciali e ville con piscina, come quella ordinata dalla coppia Meloni-Giambruno e già rogitata, e chissà che fine farà adesso. Gran Torrino: si era andati anche in sopralluogo e pellegrinaggio, con Minuz, tra quei luoghi ormai identitari. Il centro estetico specializzato e per bambini, la “baby spa” che non è una fabbrica di bebé con uteri in affitto ma   “Percorso benessere ‘Bubbles’, “un divertente e benefico idromassaggio nella piscina con applicazione della maschera biologica al viso al cioccolato e  massaggino di 15 minuti all’olio di mandorle dolci aromatizzato alle rose Buffet di succhi di frutta e tisana con biscotti”. Al  “Nail One Beauty Institute”  e poi alla palestra coi personal trainer si potevano immaginare esistenze sconosciute a noi e ai più, in una specie di City Life romana-balneare.

 

La nota disarticolazione urbanistica di Roma permette talvolta alla cronaca di illuminare anfratti della città che altrimenti rimarrebbero ignoti. In un’altra coppia celebre  “d’area” che scoppiò in corso d’opera, quella composta dal primo sdoganatore dei post o ex o meta fascisti Gianfranco Fini e la moglie Daniela, lui poi con la nuova fiamma si trasferì in un’enclave dal nome di “Valcannuta”, e tutti, romani e italiani, appresero dell’esistenza di Valcannuta. Con i Fini anche i Meloni condividevano l’essere, grandiosamente, coatti. Passò alla storia Danielona sempre carbonizzata dal sole e in pellicciona e Ray-Ban allo stadio, ma poi anche versione “The Crown” in visita di stato alla regina Elisabetta. Però certo niente rispetto alla “The Crown” meloniana, a un nuovo coattismo che noi esangui delle ztl (coi mutui) criticavamo ma in realtà invidiavamo, quel vitalismo sfrenato dei Suv che sfrecciano verso il mare, l’assoluta sicurezza di sé di andare, spesso e volentieri, al centro commerciale. La real coppia vi fu fotografata infatti non una ma ben due volte. E non, come si credeva, a “Euroma2”, uno dei campioni dei mall sud-capitolini, che pare Dubai, con ottoni, cippi, piramidi, bensì al più moderno “Maximo”, con clinica per cani e enoteca affluente con fontana-laghetto tipo piazza Gae Aulenti, avamposto che che divide in due il quartiere malfamatissimo del Laurentino 38 e quello affluente appunto del Torrino. Su Instagram e TikTok esiste un tipo che fa degli scherzi, consistono nel girare per strada al Laurentino 38 e guardare male anzi “imbruttire” a dei passanti, e calcolare quanto tempo passa prima che vi mettano le mani addosso. Generalmente, pochissimo. Dall’altra parte, invece, il Torrino, e Mostacciano, un confine preciso non c’è. Questa parte di Roma Sud è stata sempre un rifugio per tipologie di personaggi peculiari. Ci stavano i calciatori, per la vicinanza al campo di Trigoria, e ci stava pure l’altra real coppia di Roma Sud, Totti e Ilary, anche loro sottoposti al solito dramma da scissione geopolitica (Meloni si sa che si trasferì in tenera età da Roma Nord, con una parentesi neorealista alla Garbatella).


Luoghi di privacy, prati ben innaffiati, domotiche. Non lontano, a Casalpalocco, altra enclave borghese, viveva Maurizio Arena, il “principe dei fusti” del cinema, e a un certo punto in coabitazione con la sorella di Vittorio Emanuele Titti di Savoia. In regime molto alcolico: il direttore di un settimanale chiese e ottenne un’intervista, e disse: chiedetemi qualunque cosa in cambio, le a principessa rispose: “Una bottiglia di Aperol”. E poi ci abitano piloti e stewart, per la vicinanza a Fiumicino, e del resto anche Giambruno, elegante nei suoi completi  modellanti, che evidenziano il muscolo, blu Mediaset o “Blu-Estoril”, ormai già entrato nel lessico, con quel ciuffo tanto discusso, la baldanza, la camminata western-sordiana, “l’anello vistoso che porto all’anulare” e “il cuore gitano”, come ha confessato solo qualche giorno fa a “Chi”,  rimanda a quegli stewart Alitalia, magari trapassati in Ita, magari quelli di business class, più bellocci e maturi, affacciati alla soglia dei 45 anni, che ti porgono il bicchiere di prosecco in vero vetro, al posto 3C, con la battuta e l’ammicco malinconico di chi ha fatto tante volte il FCO-JFK e sogna di vivere in Brasile e lasciarsi dietro tutto. E poi lì in quelle zone (al Torrino, non in Brasile) abitano da sempre altri personaggi in fuga... spioni, servizi segreti... nel 1995 il tenente colonnello del Sismi Fabio Marcelli fu trovato impiccato nella sua casa del Torrino, e qui tra i laghetti dell’Eur fu arrestato Walter Biot capitano di fregata accusato di trafugare segreti militari. Ma a parte questi dettagli oscuri, la soap giambrunasca non ha, direbbero quelli del cinema, una linea “crime”, è piuttosto un “family dramedy”, con elementi di assoluta novità. Come quando i Kennedy approdarono alla Casa Bianca, dopo una sfilza di presidenti vecchi e con figli sposati, l’arrivo di una coppia giovane e vitale a palazzo Chigi era destinata a fare scalpore. Con consumi e costumi mai visti, anche perché, ricordiamolo, la soap Giambrunasca arrivava a sostituire un programma molto serio, quello di Draghi, cioè sobrietà, case in Umbria, bracchi color vinaccia, mogli araldiche, Parioli in bianco e nero. Invece qui è come se a parti inverse a Myrta Merlino si fosse sostituita Barbara D’Urso.

 

Così ecco i set, ecco i Giambrunasca  fotografati solo poche settimane fa in un altro centro commerciale, e lì altri dettagli, la Cinquecento “Abarth”, che per chi non è esperto è una di quelle vetturette piccole piccole ma che fanno gran rumore, rumore ottenuto modificando il motore e soprattutto gli scarichi per ottenere un rombo inconfondibile, insomma utilitarie che un tempo si sarebbero dette “truccate”, come  al paese negli anni Ottanta si modificava la Uno attaccandogli l’adesivo “Turbo”. E chi mai avrebbe pensato, fermo a un semaforo, affiancato dalla vetturetta rombante,  che a bordo ci potesse essere  un presidente del consiglio o marito o compagno di presidente del consiglio? Per andare (rombando) poi dove? Magari a vedere “Pio e Amedeo”, in uno show al teatro romano Brancaccio, via Merulana, ultima apparizione pubblica della coppia che sembrava affiatatissima anche nei consumi culturali e del tempo libero; e qui sorge il dubbio: ma recitavano? Perché quel “da tempo” che Meloni ieri ha scritto nel suo post su Instagram - su Instagram! -  a proposito della fine della coppia ingenera dubbi. Altri dubbi: viene in mente la frase terribile che sempre  Meloni disse nei giorni della formazione del suo governo, un anno fa, mentre Silvio Berlusconi la attaccava. “Non sono ricattabile”, e adesso i fuorionda, anche se ieri Ricci ha detto che “Giorgia mi ringrazierà”. E Giambruno che solo qualche giorno fa nell’intervista in cui faceva – con scarso tempismo – un bilancio del suo primo anno da “primo marito”: "Finché ce lo chiederanno, io e Giorgia non ci sposeremo. Lo faremo quando ci andrà. Oppure ci siamo già sposati e non l'abbiamo detto a nessuno”. Ma intanto nei gossip in libertà  spunta forse pure un uomo misterioso, nel cuore (nero) di Giorgia.  

 


Chissà. Intanto non in Fiat ma in Porsche  Giambruno sfrecciava  a Forte dei Marmi col sodale Dimitri Kunz d’Asburgo, marito di Daniela Santanché. Vestivamo alla Giambrunasca: “Dimitri e Andrea fanno coppia fissa, viaggiando in Porsche Carrera alla ricerca di pulloverini di cachemire”, hanno scritto mai smentiti Paolo Madron e Luigi Bisignani in “I potenti ai tempi di Giorgia” (edizioni ChiareLettere). Nello stesso libro si narra di un Giambruno che prima di approdare a Mediaset era una risorsa della scuderia di Lele Mora. A Mediaset conoscerà Meloni,  grazie a una  banana - come raccontato da Giambruno in un’intervista a Maurizio Costanzo i due si parlano per la prima volta quando Meloni approfitta di una pausa pubblicitaria per mangiare al volo un frutto. Il giornalista però si affretta a portarglielo  via, “ci manca la Meloni in diretta con una banana”, raccontava Giambruno. Lei dirà: “ammazza”, nel senso “che fico”. Beceramente, banane, meloni, e pesche, perdonate il momento ortofrutta, ma siccome siamo in una storia televisiva ieri immediatamente il meme collettivo è esploso nel rifare la pubblicità Esselunga, quella della bambina figlia di separati, che compra una pesca per il papà – e lì la bambina diventa la piccola Ginevra, la Ginevra  Meloni anzi Giambruno che adesso la mamma vuole giustamente difendere. In quella polemica surreale Meloni aveva detto di gradire la réclame, considerata in quota “famiglie tradizionali”. Ma comunque la si pensi, la famiglia Meloni/Giambruno tradizionale non lo è stata mai. 


In quel del Torrino, anzi, dinamiche peculiari. Con la fenomenale mamma Anna Paratore, la roccia di casa, che se fossimo sempre in “The Crown” sarebbe la regina madre, solo che nella realtà, che come al solito supera la fantasia, è anche scrittrice di romanzi erotico-thriller. E poi il padre, il padre mancante, scappato in Spagna! (uno sceneggiatore direbbe: basta! E’ troppo! Non è credibile) e poi arrestato, e poi che mette su altre famiglie. Il padre che anche ieri “Giorgia” ha ricordato di non aver “potuto amare”. E poi la sorella e il cognato, il ministro Lollobrigida, per gli amici Lollo, anche lui gaffeur, anche lui marito molto tradizionale sulla carta, meno nella pratica, o moltissimo se intendiamo un tipico marito italiano, a dar retta al caso della deputata Fdi Rachele Silvestri che procedette a un test di paternità fatto per dimostrare a tutti che il bambino che portava in grembo era figlio del suo compagno, e non di un alto dirigente del partito di governo (si pensò  a  Lollo, secondo gossip mai confermati ma che circolarono a lungo). Insomma, se fossimo in un “concept” di serie tv ci sarebbero ottimi spunti per una seconda stagione. Plot: le sorelle Meloni finalmente libere dei maschi di casa mettono su un matriarcato pazzesco, un governo di femmine trasformando il Torrino in “Barbieland”. 


Ma intanto che ne sarà della villa con piscina,  con “impianto fotovoltaico da 20W e impianto termico ibrido da 46 kw”, appena comprata da Meloni, come ricostruì il Fatto, che avrebbe dovuto essere il nuovo nido dei Giambrunasca? E cosa farà, dove andrà, soprattutto, il papà separato Giambruno? Mediaset fa già sapere che il suo programma, “Diario del giorno”, su Rete4, non andrà in onda per tutta la settimana prossima. E poi?  Va detto che la giambrunizzazione è una fantastica nemesi dell’operazione mutandoni voluta da Pier Silvio Berlusconi, aspirante a depurare le tv di famiglia del “trash”, qualunque cosa voglia dire. E come risultato, siccome il trash lo togli dalla tv e rientra nella realtà, ci siamo ritrovati in casa un “first gentleman” battutaro e sordiano. 


L’intervista del cuore gitano e dell’anello vistoso era stata concessa sempre a “Chi”, dunque sempre Mediaset, in pratica il Meloni-Giambruno show è tutto “home made”, da un’idea della famiglia Berlusconi. Cresciuto a km zero, allevato a terra a Cologno Monzese è Ken-Giambruno, venuto su in Brianza, diplomatosi a Monza, e poi Telenova e poi Mediaset. Troverà posto allora in un “Grande Fratello”, in quota “trash” o “non trash”? Magari anche un’Isola dei famosi “governativi” insieme a Pino Insegno, altro frontman televisivo meloniano che non ha funzionato come doveva? Qualcuno ventila già la discesa agli inferi televisivi, in un esilio Mondialcasa o Eminflex o Acqua e Sapone, il mondo insomma dello stigma: un Giorgio Mastrota che ha conosciuto la stanza dei bottoni. Noi, in ogni caso, non ci scolleremo dallo schermo.  

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).