Il cardinale Matteo Zuppi, all'apertura del festival "A Bordo" di Mediterranea, con i volontari (Ansa) 

A bordo!

Socialismo e teologia. Tra i ragazzi di Mediterranea, metà pirati e metà missionari

Nicola Mirenzi

Al festival dell’ong a Roma un miscuglio di ribelli, casinari, preti, cardinali, rapper, dj, attivisti, avvocati e parlamentari. S’incontra di tutto, anche l’ex no global Casarini

Un miscuglio di ribelli, casinari, preti, cardinali, rapper, dj, attivisti, avvocati, parlamentari. S’incontra di tutto al festival della Ong Mediterranea-Saving Humans, “A bordo!”. Relitti navali e ritratti di Ocalan, salvagenti e bagni genderfluid, la musica folk dei Modena City Ramblers e la dance dei Torretta Style. Ma, più stranamente, si parla anche di Dio, questioni ultime, nientemeno che la “trascendenza”. Roma, città dell’altra economia, quartiere Testaccio. Ecco Luca Casarini, 56 anni. L’uomo che fu il capo delle tute bianche, dei disobbedienti, dei no global italiani, oggi è il volto dell’equipaggio che soccorre migranti in mare, contro la linea del governo. Dice al Foglio: “Ogni mattina, appena sveglio, leggo un brano del Vangelo. Poi medito sul testo. Mi aiuta a impostare la giornata. E’ un’abitudine che ho preso dai gesuiti. Alloggio da loro, quando sono a Roma”. 

 

E’ lo stesso Casarini che nelle giornate di Genova 2001, con i black block che imperversavano in città, andò a “Porta a Porta” a dire: “Le uniche tute nere che ho visto sono quelle che avevano i gradi dei carabinieri”. Oggi parla direttamente con Papa Francesco. E’ stato nominato nel Sinodo. Si è convinto che l’immigrazione sia una questione “filosofica e spirituale” oltreché “politica e culturale”. Si è scoperto cristiano. “Tutti, quando sono nella merda, chiudono gli occhi e dicono: ‘Signore, aiutami’. Io oggi posso finalmente ammetterlo senza vergognarmi del giudizio del mondo laico e perbene. Sì, prego. Ho bisogno dell’aiuto di Dio. E allora?”.

Giovane quanto la giovane ciurma di Mediterranea, si aggira tra i palchi dei dibattiti (uno intitolato a Michela Murgia) don Mattia Ferrari. Ventinove anni, cappellano di Mediterranea. Lo chiamo: “Padre”. Ma sembra ancora figlio. Indossa una camicia azzurra da sacerdote. Sbottonata. E sotto, un t-shirt. E’ lui la persona che ha creato il ponte tra la Santa Sede e la brigata di “pazzi” che ha messo su questa Ong nel 2018, quando al ministero dell’interno c’era Matteo Salvini. Anch’egli però credente, con tanto di rosario in mano durante i comizi per i porti chiusi. Al punto che vien da chiedersi: ma non sarà un tantino indebito schierare Dio dalla propria parte in questioni così umane come il sì o il no all’immigrazione? “No. Su questo tema è Gesù che ha preso posizione”, risponde Don Mattia. “E’ lui che si è schierato dalla parte degli ultimi”. 

 

Già. Ma chi sono gli ultimi? I sovranisti sostengono: i poveri italiani. Qui: gli immigrati che arrivano sui barconi. Il primato dell’Italia, contro il primato del mondo. Paradossalmente – dico a Casarini – i veri no global oggi sono Meloni, Salvini e Le Pen. Sono loro che invocano le frontiere, i limiti, gli ostacoli ai flussi globali. “Abbiamo sbagliato a definirci no-global”, risponde Casarini. “Allora la formula funzionava e l’abbiamo cavalcata. Ma, in realtà, noi eravamo più global di tutti. C’era l’economia globalizzata? Noi volevamo globalizzare anche i diritti, la costituzione, la sovranità popolare”.  

Che strani antagonisti, questi ragazzi di Mediterranea. Metà pirati, metà missionari. Inseguono la salvezza, la salvezza dei corpi in mare, però nelle assemblee leggono e commentano anche l’enciclica Fratelli tutti, dove è fondamentale anche l’altra salvezza, quella dell’anima. Non che sia nuovo il legame tra sinistra radicale e Chiesa. Socialismo e teologia. Centri sociali e preti di strada. E’ nuovo il bisogno che si sente. Questo desiderio di alterità che nessuna idea politica dà più. E che il cristianesimo riesce invece ad aprire. Come esistesse un pull factor evangelico.

Arrivano Laura Boldrini, Pier Francesco Majorino, Matteo Orfini, Rachele Scarpa. Dicono che serve un coordinamento costante del Pd con le Ong. Soprattutto ora che “il racconto della destra sta franando”, con quasi 120 mila arrivi: più del doppio dell’anno scorso. Arrivano piccole celebrità: ieri Laila Al Habash, domani Maruego. Una cantante di origini palestinesi, l’altro rapper marocchino naturalizzato italiano. Ma la vera star è il cardinale Zuppi. E’ lui che apre la festa. Il più atteso. Il Papa lo manda a Mosca. Lo manda a Kiev. Ma vuole che sia anche a Testaccio. Anche solo per venti minuti. Prende la parola e dice che “l’umanitarismo è il contrario del buonismo”. Perché i buonisti pensano di risolvere i problemi con i loro sentimenti. Ma non risolvono un bel nulla. Si sentono solo migliori, non fanno stare meglio nessuno. “Invece gli umanitari pongono problemi veri, problemi che la politica deve risolvere”. E’ sul come che ci accapiglieremo ancora a lungo.
Nicola Mirenzi

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