Questa non è Capalbio. L'intelligencija si trasferisce in Puglia
È Spongano, piccolo paese nel Salento, la nuova meta frequentata dai più radical chic di tutti, quelli che criticavano chi andava in Maremma
Spongano (Lecce) - Aria pulita, cielo sempre limpido, campagna, un mare che si raggiunge solo con un mezzo, eventi e – soprattutto – feste con colori pastello, cibo e vini squisiti in grandi ville private. Siamo a Capalbio? No, nel Salento, nel piccolo paese di Spongano, Spungànu in dialetto salentino, Spongano’, alla francese, per quei pochi che si divertono a chiamarlo così. Da una Toscana sempre più ‘romana’ alla parte più a sud della Puglia: 633 chilometri da percorrere con la macchina in sette ore, due in meno se si va in treno, ma arriva fino a Lecce quindi è uguale. È come se tutti si fossero trasferiti qui. Tutti chi? Chiederete giustamente voi. Tutte quelle persone che hanno da sempre contestato chi andava o va a Capalbio, dimostrando così di essere più radical chic dei radical chic.
Il “radical chicchismo” non è morto e abita a Spongano con la differenza che qui, chi lo frequenta da sempre o chi l’ha scoperto di recente, non ne hanno fatto mai un motivo di vanto. Sono stati più bravi a non farsi scoprire, custodendo il loro buen retiro con estrema gelosia e grande discrezione, evitando così di trasformarlo nell’ennesimo posto “à la page”/di moda (che non è la plage, la spiaggia, che dista pochi chilometri). Giovanna Pancheri - che dopo la corrispondenza per Skytg24 da Bruxelles e New York ora è a Roma con un programma tutto suo (Start) - ha casa a Capalbio da sempre, ma da quando ha sposato il regista e attore Ignazio Oliva – proprietario di una masseria di famiglia proprio a Spongano – preferisce quest’ultimo alla star della Maremma. Casa loro, nei mesi di luglio e agosto, diventa il punto d’incontro salentino per eccellenza, un place to be da vivere in tutta tranquillità.
Se Capalbio si spopola nelle due settimane con ferragosto di mezzo (Eolie e Grecia le mete preferite e per l’appunto anche la Puglia), qui la movida non smette mai, e la migliore la troverete proprio in quelle case circondate quasi sempre da uliveti, che se in Maremma per ora resistono, qui 3 su 4 sono stati colpiti dalla Xylella con un crollo del 75% della produzione di olio d’oliva (fonte: Coldiretti), ma non dell’entusiasmo di chi le vive o le frequenta. Capalbio, in confronto (chi scrive la frequenta assiduamente, quindi sa), sembra morta e non è detto che non sia un bene. Poche cene “esclusive” - come si divertono a chiamarle i nuovi soci (leggi parvenus), che hanno faticato tre anni per farsi ammettere al Club La Macchia di Macchiatonda, due concerti all’Ultima Spiaggia (Nada e Fabio Concato), qualche brindisi al Frantoio in paese e pochissime cene, tra cui quella di Paola Sturchio del ristorante romano La Barchetta di Prati, con Margherita Buy, Lucrezia Lante della Rovere, lo shoe designer Diego Dolcini e il portavoce del sindaco Gualtieri, Luigi Coldagelli.
Non c’è stata la festa dell’architetto Tommaso Ziffer (“la faccio ogni due anni”), né i grandi parties dalla produttrice Maria Carolina Terzi dove potevi incontrare ancora, nella stessa serata, Barbara D’Urso (scatenatissima nelle danze) e Myrta Merlino con Marco Tardelli, Jas Gawronski e Chicco Testa, Pigi Battista, Roberto D’Antonio, Barbara Palombelli con o senza Rutelli, Iaia Forte e moltissimi altri. Sono rimaste attive, almeno per ora, Jacaranda Caracciolo – con special guest l’ex curatore del Padiglione Italia alla Biennale d’Arte di Venezia Milovan Farronato, avvolto da abiti con scritte Gucci ovunque (l’eleganza) – e Monica Cirinnà, che non esce mai e fa la contadina di lusso nella sua fattoria con la famosa cuccia dove furono trovati i 24mila euro. Il migliore resta sempre Paolo Sorrentino che ha casa lì, ma non frequenta nessuno, se non chi dice lui. Una scelta da Oscar.
A Burano, dunque, si preferisce Spongano, anche perché in quella che è un’Oasi del WWF - dove vige l’ordinanza n.002/96 della Capitaneria di Porto Santo Stefano che impone il divieto di oltrepassare la recinzione allo scopo di conservare la duna costiera - c’è chi fa come gli pare. Tazio Puri Negri, ad esempio, la cui famiglia è proprietaria delle Terre di Sacra (esclusivi casali in affitto ed esperienze glamping nella riserva di Burano), che ogni anno, per il suo compleanno, vi organizza nei paraggi un rave party di tre giorni con musica fino all’alba infischiandosene degli uccelli e degli altri animali che la popolano. Ancor meno delle altre persone che abitano lì, a pochi metri. In Salento, questo non accade, a meno che non siate nelle splendide – ma rovinate da una fastidiosa massa turistica - Gallipoli, Otranto o Leuca.
Da quelle parti, se si può, meglio stare al chiuso (che è poi solo un aperto differente), in una delle tante e splendide masserie distanti pochi metri o qualche chilometro le une dalle altre, posti a sé dove ci si incontra e ci si riposa, si programma, si stacca, si mangia e ci si diverte. Se qualcuno, poche sere fa, ci avesse portato con una benda sugli occhi in quella che è stata poi definita la migliore festa salentina post ferragosto e ce l’avesse tolta, avremmo pensato di essere in una villa qualsiasi di Capalbio. “Con la differenza che qui ci sono meno camicie bianche”, ci suggerisce la Pancheri, poco distante da un ricco buffet home made ben adagiato su tovaglie colorate di Lisa Corti (“le riconoscete in tre”). Al buio e tra luci soffuse incontriamo la sceneggiatrice preferita da Nanni Moretti Francesca Marciano e Livia Azzariti, l’artista Giuseppe Ducrot e la cantautrice Chiara Civello, gli scrittori Chiara Valerio, Elena Stancanelli, Emanuele Trevi, Giancarlo De Cataldo e Federica De Paolis, la conduttrice Monica Giandotti con il marito Stefano Cappellini.
La stylist Viviana Volpicella è venuta appositamente dal brindisino mentre Stefano Aluffi Pentini - il più uno del regista e attore Edoardo Winspeare (abitante della vicina Depressa) - da Melpignano, che nei mesi estivi preferisce alla sua Ischia di Castro. Non arrivano, ma sono stati invitati, l’attrice Stefania Rocca con il marito Carlo Capasa, chairman della Camera Nazionale della Moda Italiana, Paolo Virzì si presenta poco dopo. Valeria Golino c’è stata, Maria Grazia Chiuri di Dior pure, anche perché nella Sartoria Calabrese (ma pugliese) fa realizzare il tessuto delle sue celebri borse. Da dietro un cespuglio spunta persino Paolo Repetti, fondatore di Stile Libero Einaudi con il compianto e amatissimo Severino Cesari e ci fa: “Ma state tutti qui?”.
Decidiamo di prenderci un secondo gin-tonic e finiamo – complice il buio, tanto chic ma non aiuta in certi casi - nelle braccia di Carlo Fuortes, bagnandolo. Lui ci ride su, si ferma a parlare e ci annuncia grandi cose che vedremo al San Carlo di Napoli, di cui è appena diventato sovrintendente dopo l’esperienza in Rai. Seduta su un divano in giardino, troviamo Barbara Alberti avvolta da un abito bianco e nero, elegantissima. Tiene al guinzaglio (la corda di un accappatoio!) il suo cane Lucky (“che in realtà chiamiamo il cane”), che sta scrivendo per Rizzoli un libro/catalogo “su coloro che si oppongono”. “Persegui un’arte? Ti sei già opposto”, ci dice. “Non ti sei arreso all’idiozia generale e non sei sempre sui social? Sei già un resistente”. È con gli amici peruviani Carmen e Sebastiano. “Li ho invitati perché pensavo che qui ci potesse essere della musica e si ballasse, ma non è così”. Spongano sembra Capalbio? O lo è sempre stata e nessuno ce l’aveva detto? Le chiediamo. “Un po’ sì, non vi è dubbio”, fa lei. “Stasera ho perso il conto della gente che c’è”.
Con l’architetto Marco Bevilacqua proviamo a fare qualche passo di danza, ma nulla, tutto finisce prima della mezzanotte e davvero poco importa. Per chi vuole continuare, nei paraggi c’è sempre Tricase con la Farmacia Balboa dove troviamo i celebri proprietari, l’attrice Helen Mirren e il regista Taylor Hackford, incontrati anche qualche giorno prima a Tiggiano dove hanno casa, pronti ad offrirci “il miglior gin tonic di tutto il Salento”, precisa uno dei camerieri. E noi, sarà il caldo, sarà l’orario e sarà che non stiamo a Capalbio, finiamo col credergli.
Da Youtube alla libreria