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divorzi calcistici

Altro che Totti e Ilary, il divorzio di Wanda e Icardi è periferia esistenziale

Maurizio Crippa

“È meglio si sappia da me”, ha detto Wanda Nara nell’unica lingua che conosce, le storie di Instagram, per annunciare la separazione dall'attaccante. Almeno l'ex capitano della Roma e la show girl avevano fatto un comunicato congiunto, come se più che un matrimonio stesse finendo un patto di legislatura

Sul funerale del secolo non c’è partita, vincono a man bassa i leoni d’Inghilterra; noi al massimo, lunedì, potremo celebrare il funerale di terza classe di una scalcagnata, trasformistica ma pur sempre funzionale Repubblica, e invece di un nuovo re incoronare una democratura orbaniana in cui persino lo spettro del Cav. potrebbe fare il presidente. Ma sui divorzi, no. Sul divorzio regale dell’anno non ci batte nessuno, la fiaba dorata di Francesco e Ilary continuerà ancora a farci almanaccare e schierare, anche mentre scolora in una triste elegia tra l’Eur e Sabaudia.

 

Invece il divorzio calcistico in salsa criolla, consumato tra Parigi e Istanbul, è roba greve, roba da periferie esistenziali, come direbbe il Papa argentino. “E’ meglio si sappia da me”, ha detto Wanda Nara nell’unica lingua che conosce, le storie di Instagram, per annunciare il segreto di Pulcinella: il divorzio da Maurito Icardi. Almeno Totti & Blasi avevano fatto un comunicato congiunto, come se più che un matrimonio stesse finendo un patto di legislatura. Invece qui, come in tutta la storia, è Wanda che tira i fili e Maurito balla un tango silenzioso e triste, come quando gli tolsero la fascia di capitano. “Mi risulta molto doloroso vivere questo momento. Ma data la mia esposizione e le speculazioni mediatiche che stanno venendo fuori”. e via. Strana storia senza sogni da regalare, nonostante le location il sesso e i quattrini.

 

Era iniziata con Wanda e Maxi Lopez, ci fa tre figli e poi lo lascia, cornificato da Maurito, che di Maxi era amico e compagno di squadra. Nato a Rosario come il Che e Gato Barbieri, Maurito s’è giocato in una manciata d’anni e di gol tutta la scorta di poesia argentina; capocannoniere per due anni di fila nella squadra coi colori della notte, che all’epoca giocava un calcio brutto da notte fonda. Insomma un santo, un miracolo che i tifosi adoravano e a cui tutti – tranne il clan degli argentini, più familisti dei siciliani da commedia all’italiana – avevano perdonato la cesta di corna messe in testa a Lopez. Finché capitò qualcosa di brutto nello spogliatoio dei Bauscia, e a complicare le cose c’era Psycho Spalletti. Ma a menare le danze era lei, la Wanda, manager-moglie e inevitabilmente madre putativa e matrigna. Finì con la faccia stolida di lui a posare sui social come un toy-boy pornosoft. Finì nel peggiore degli addii, tranne per i soldii (che lei faceva guadagnare a lui).

 

A Parigi oltre all’argent non c’è stata storia né gloria. Ma la carne è debole e il gossip soffia dove vuole, è venuta fuori qualsiasi robaccia, compresa la storia di Guendalina, l’amante trans del bomber triste, solitario y final.

 

Così c’è questo divorzio su cui si può già voltare pagina, non c’è manco la gelosia che fa rubare i Rolex per ripicca, segno di un amore che era stato vero. E’ una banale storia di wags con senso degli affari e di maschi pirloni che hanno smarrito il senso del gol. “E’ meglio si sappia da me” significa che sarà lei a spartire il patrimonio, l’unica cosa che conta. In nove anni Wanda Nara s’è fatta proprietaria della società che gestisce l’immagine di Icardi e una linea di abbigliamento e cosmetici. Cinque case, sette auto di lusso – tra cui un Hummer H2 dotato di PlayStation, la cosa che più fa sognare i pischelli, più che nemmeno le fotazze di Wanda. Un divorzio da 60 milioni, un po’ meno di quel che Icardi valeva, prima di finire in un tunnel in cui Wanda sembrava essere la luce, e invece era quella che spegneva i fari. Mentre lui, la carriera ormai buttata dietro le spalle, ha dovuto mettersi gli scarpini in spalla ed emigrare dal satrapo Erdogan, là dove il calcio è una periferia dell’impero e una punizione divina, a sudarsi lo stipendio al Galatasaray, noto cimitero di elefanti. Perché altro che rubarsi i Rolex, come nel più bel divorzio regale del secolo. Lui dovrà pure pagare gli alimenti, alla ex che non ha nessuna intenzione di mettersi un velo e traslocare sul Bosforo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"