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Il triste y solitario Mauro Icardi

Alberto Schiavone

E’ stato mai contento l'attaccante argentino? Lo sarà adesso a Parigi? Eppure qualcuno gli ha voluto bene

Mauro Icardi buon padre di famiglia. Mauro Icardi ruba la moglie a un altro uomo. Mauro Icardi tutto il tempo sui social a fare chissà cosa. Mauro Icardi capitano. Non più. Non è più niente per questa sponda del mondo, piccolo e sciocco, ma pur sempre un angolo vivo. Qui lo abbiamo annusato appena giunto dalla Sampdoria, buono e promettente, che aveva persino già segnato assai alla Juventus. Dubbi su tutto, ma era una Inter un po’ da rassettare. Lui in quell’Inter da rassettare ci ha giocato, segnato più di cento gol. Ora è finito tutto. Parigi. Non c’è il mare a Parigi e non c’è il mare a Milano. Ma qui non ti si vuole più. Fuori dal progetto. Lo hanno detto da mesi e hai dovuto aspettare il due settembre, ultimo giorno di mercato, per doverne prendere atto e inchinarti in un aeroporto. Senza applausi.

 

Non è mai garbata la Wanda procace, la donna che parla troppo, la donna che parla al posto di un uomo. Del suo uomo, poi. Si prendesse Mino Raiola, come agente. Una persona seria. Un uomo. No?

 

Mauro Icardi incarna un centravanti anacronistico, senza occhi indietro, solo piede in avanti a fare gol. Non partecipa alla manovra, si dice. Vende i suoi gol. Non è stato bravo. Non lo hanno amato i compagni ultimi, non lo ha più amato la curva nord di San Siro. Non lo amerà più nessuno qui, rimarrà un ricordo, che un grosso e rumoroso belga potrebbe cancellare in un paio di settimane. Può? La memoria, Mauro. La memoria. Non lo sai tu che sei ragazzo dei giorni dell’inconsapevolezza. Dei tatuaggi, dei selfie ostentati, di una moglie che esonda, di una parola che manca. Ecco. Tu, Mauro, al mondo non hai parlato troppo spesso. Hai lasciato fare ad altri. Il mondo del calcio ti piace. Sorridi. Gioisci. No.

 

Sei sempre apparso a me come un uccello pallido che era sul punto di perdere l’uso delle ali. Bagnate? Pesanti? Rotte? Eri lì con la tua faccia da argentino senza storia, bambino consapevole di stare in una stanza piena di sconosciuti. Da quella stanza non sei mai uscito, Mauro. Sei solo. Non credi a nessuno, e nessuno crede in te. La tua solitudine si compie nello spostare in pochi mesi il mondo che ti ha amato nel mondo che ti odia.

 

Ho osservato e goduto e maltrattato Mauro Icardi dagli spalti di San Siro senza vedere mai quell’uomo ridere. Sei mai stato contento, Mauro? Sarai mai contento? Segna, ragazzo, se non sai sognare. Qualcuno ti ha voluto bene.

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