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Saverio ma giusto

Il governo Meloni-Letta è un sogno, ma devono stravincere. Ecco come

Saverio Raimondo

L'elettorato moderato in Italia non esiste. I leader di Fratelli d'Italia e del Pd tornino a lisciare il pelo ai rispettivi estremi, se vogliono fare il botto: una marcetta intimidatoria per Meloni e un'iniezione di gender fluid per Letta è quello che ci vuole

Lo confesso: sono di quelli che sognano, anzi, sperano in un governo Pd-Fratelli d’Italia – e questo da prima del guancia a guancia Letta-Meloni sul sito del Corriere. Dopo il governo tecnico (da sempre il miglior governo possibile qui in Italia), questo mi sembra l’epilogo più auspicabile dopo lo scellerato voto del 25 settembre. Pensate che meraviglia: svegliarsi e scoprire che “post-comunisti” e “post-fascisti” governano insieme il paese, in una sorta di rassegnata concordia e archiviazione definitiva di una Storia ormai stanca. Che sollievo: un compromesso storico, finalmente! Anni di “emergenza democratica” risolti. Così il 25 settembre diverrebbe un mix fra l’Armistizio e la Liberazione, fra l’8 settembre e il 25 aprile – non a caso, da uno ha preso il mese e dall’altro il numero. 

Letta e Meloni sono alleati perfetti, vanno d’accordo pur pensandola diversamente; e noi, dopo Totti&Ilary, abbiamo bisogno di una nuova royal couple su cui sognare – male che vada, finirà che Meloni frega i Rolex a Letta e Letta le borse a Meloni. Ovviamente, perché quest’alleanza di governo sia possibile, occorre che entrambi i partiti vadano molto bene alle urne, devono essere i primi, avere i numeri senza bisogno di altri alleati. Dobbiamo assicurarci insomma che sia Meloni che Letta, in queste due settimane che ci separano dal voto, non solo e non tanto non facciano cazzate, ma anche e soprattutto serrino i rispettivi ranghi. Entrambi devono rassicurare: ma non il fantomatico elettorato moderato, che in Italia non esiste. In Italia sono tutti estremisti dagli anni 70 se non prima, l’elettorato è composto da ultras di destra e ultras di sinistra; magari in società sono anche persone rispettabili, ma poi nel segreto dell’urna tirano fuori il fanatico. Letta e Meloni devono assicurarsi di fare il pieno di voti provenienti dalle rispettive basi genetiche: Letta i militanti di sinistra, Meloni i fascisti

Partiamo da lei: ha passato troppo tempo e speso troppe energie a legittimarsi, a rassicurare i mercati e i partner atlantici, a far sapere di essere in buoni rapporti con Draghi; e ora, Forza Nuova l’accusa di essere come Badoglio. Non basta prendersela con i cartoni animati per riequilibrare: Peppa Pig non ha lo spessore di Matteotti, né di Enzo Biagi. E quando ha avuto un attivista Lgbtq+ a contestarla sul palco a Cagliari, Meloni manco lo ha menato – e pensare che lui era solo, mente lei aveva a disposizione un branco: ci sta che di fronte a scene del genere un fascista si disamori della politica e decida di non votare. Urge qualcosa di più plateale che dire all’Europa “è finita la pacchia” o “i bambini hanno bisogno di un padre e una madre”, formule ottuse e insignificanti più che fasciste; qui ci vuole un pestaggio, una purga, una marcia intimidatoria. 

Il discorso vale anche per Letta: deve rivolgersi agli elettori di sinistra, e rassicurarli di essere uno di loro. Il suo problema è che sembra non aver capito che gli elettori di sinistra sono – come tutti – rimbambiti dai social, e sono più interessati e politicamente motivati dal passaggio sul red carpet veneziano di Timothée Chalamet che da Letta: cosa aspetta il segretario del Pd a presentarsi anche lui con un vestito che lasci la schiena scoperta? Anche un po’ di smalto sulle unghie non guasterebbe. Se Letta, a dieci giorni dalle elezioni, desse un’immagine di sé più fluida, la base si compatterebbe attorno a lui, lo voterebbero persino i giovani. Infine, ciascuno con i propri voti, Enrico e Giorgia potrebbero convolare a Chigi.

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