(foto di Michele Masneri)

L'inflazione spinge i prezzi su come nel 1984 ma i ristoranti sono pieni

Michele Masneri

Questa estate il paese sembra aver fatto un balzo negli anni '80 (lo dice l'Istat). E gli italiani sognano Lemonissimo e Fiordifragola all’ombra dei Bot a doppia cifra

1984: non è solo un celebre romanzo di George Orwell poi citatissimo (sebbene mai letto da alcuno), poi profetico col suo Grande Fratello proverbiale. E’ anche un anno; in cui usciva il primo computer Mac; Craxi firmava il nuovo Concordato, e veniva condannata Mamma Ebe (una che oggi avrebbe un milione di follower). In musica, i Police erano in tour con “Every Breath You Take”, Eros cantava “Una terra promessa”, Al Bano e Romina erano sicuri: “Ci sarà”. Era anche l’anno in cui i prezzi dei beni al consumo salivano del 9,1 per cento, dato finora ineguagliato finché ieri l’Istat ha certificato: siamo tornati al 1984! Anno su anno, luglio su luglio, l’inflazione è salita un po’ meno, 7,9, ma è quel dato, il ritorno ai magici anni Ottanta, che fa sognare.

Gli italiani sensibilissimi alle grandi temperie sembrano essere tornati perfettamente in quel mood, magari pur non essendo pratici di conti pubblici. In giro infatti è tutto uno sgranocchiare gelati in lettini e ombrelloni a 50 euro al giorno, anche in spiagge urfide, e prezzi a doppia cifra per primi e secondi in ristoranti per niente stellati e però affollatissimi, anche l’ultima osteria va prenotata una settimana prima tipo Le Cirque; sì, proprio così, è la vecchia storia di Berlusconi, tutti si lamentano ma i ristoranti sono pieni. E questo completa il quadro anni Ottanta. E del resto se nelle stazioni campeggiano le fotografie elettorali del Cav., se a sinistra riciccia Susanna Camusso, se riecheggiano slogan antichi con effetto vintage – flat tax, milioni di posti di lavoro tramutati in alberi, tesoretti per diciottenni  – pare d’essere a dieci, venti, trent’anni fa.

Si sogna il Fiordifragola, il Lemonissimo, di sfrecciare su una Ferrari Testarossa come in “Miami Vice”, nato sempre nell’84, e anche magari investire in Bot – solo che questi oggi significano soprattutto infami congegni russi, e i poveri titoli di stato italiani che in quell’anno viaggiavano sul 15 per cento rendono invece al massimo il 3, adesso. Ma che importa, continuiamo a sognare.  Fino a una settimana fa gli italiani temevano le bollette, e appunto l’inflazione. “Il caro bollette è emergenza nazionale” (Salvini, 18 gennaio). Adesso Salvini è tornato in costume dai suoi migranti, e gli italiani non sembrano, non sembriamo, più preoccupati, neanche della “austerity” (altra botta di nostalgia, qui andiamo direttamente ai Settanta) che ci aspetta al ritorno, nell’autunno come si vuole caldo. Intanto a Firenze c’è la “ordinanza lame termiche”,  proibisce ai negozi di accendere quei potenti condizionatori che separano il dentro dal fuori, generando sbalzi di trenta gradi. Si rischia una multa da 25 a 500 euro. Ma con l’inflazione, forse è bene spenderli questi soldi, anche in multe. 

Intanto, si consultano gli annunci immobiliari: tutti vogliono case, nuove case, seconde case, altre case. Lasciare i soldi sul conto equivale a perderli (dei Bot si è detto). Poco conta se le case ormai costano tantissimo, sono tutte ristrutturate con i bonus di stato che hanno generato altra inflazione oppure nessuno le può più ristrutturare perché costa più che comprarle, e si sa che la cucina nuova poi arriva tra due anni. Continuare a puntare sul mattone: poi, se non si potrà riscaldarle o illuminarle, in autunno, pazienza. Forse tanti sono andati in vacanza disdettando le utenze, godendosi un’ultima estate, poi si vedrà (nel 1984 usciva anche in Italia “La casa”, titolo originale “The Evil Dead”, horror di Sam Raimi, di cui si son fatti ovviamente diversi remake, ci frega sempre la nostalgia, vabbè).

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).