I leader di Pd e Azione, Enrico Letta e Carlo Calenda (Ansa)

Saverio ma giusto

Guai a difendere la politica, ma chi vota non è da meno. Una giustificazione

Saverio Raimondo

I complottisti fanno numeri più grandi di qualsiasi terzo polo, mentre gli indifferenti di Civitanova Marche sono dentro al 40 per cento degli indecisi 

Alla vigilia delle elezioni del 25 settembre 2022, permettetemi di mitigare il giudizio complessivo sulla nostra classe politica. Non perché siano difendibili; ma perché sono giustificabili. Voglio dire: compito dei politici in questa fase storica è farsi votare e vincere le elezioni; tanto poi a governare (cioè spegnere incendi, rassettare e mettere a posto in attesa dell’estinzione di questa disgraziata specie) ci penseranno i tecnici, di solito dopo un testacoda economico o un frontale istituzionale – stando al poco che si sa del programma di governo Meloni-Salvini-Berlusconi, più preoccupati a giocare al fantaministri che a darsi una linea politica, l’obiettivo del loro esecutivo sarà un maxi tamponamento economico-diplomatico che tempo un anno e mezzo ci troveremo con al governo la protezione civile. 

Premesso ciò, ai candidati alle elezioni non resta che fare i conti con gli elettori. Prendiamo l’ultimo rapporto Censis: il 5,8 per cento degli italiani è convinto che la Terra sia piatta; per il 10 per cento l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna; per il 19,9 per cento il 5G è uno strumento sofisticato per il controllo delle persone. Sono tutti numeri superiori a qualsivoglia terzo polo, partito o coalizione di centro; idee stupidissime ma tutte al di sopra della soglia di sbarramento. Non importa che si voti con il Rosatellum o un altro sistema elettorale, maggioritario o proporzionale: la democrazia garantisce rappresentanza in Parlamento a tutte queste idiozie. Di fronte a un simile elettorato, pensate abbia senso parlare di patto di stabilità, riforma del fisco e della pubblica amministrazione, politiche sociali e Pnrr? Oltre alla propaganda russa, in questi anni abbiamo assistito inermi all’infiltrazione dell’irrazionale nel tessuto sociale; di fronte a questa fuga di massa nel pensiero magico, Salvini che si circonda di immaginette sacre è il minimo, anzi consideriamoci fortunati che ancora parli di migranti e non si sia già buttato sul soprannaturale – ma diamogli tempo: secondo me negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale dirà che il problema del paese è il malocchio e passerà dal chiedere la pace fiscale alla pace esoterica. 

Prendete Enrico Letta e Carlo Calenda: se vi paiono talvolta folli e autolesionistici, è solo perché non siete mai stati a cena con dei loro elettori – al confronto dei quali Calenda è una persona equilibrata, per nulla isterico, che ha risolto tutti i problemi con il proprio ego. 
Non da ultimo, soffermiamoci sul barbaro omicidio di Civitanova Marche – per dare la misura di che razza di campagna elettorale stiamo vivendo: finora il fatto elettoralmente più eclatante e polarizzante è un caso di cronaca. La madre dell’assassino ha dichiarato: “Mio figlio non è razzista, è malato”. Distinguo che vale probabilmente per l’80 per cento dell’elettorato dei populisti. 

Ma concentriamoci sui famigerati passanti, quelli che non solo e non tanto non sono intervenuti a separare la vittima dal carnefice, né sono scappati a gambe levate (che sarebbe stata una reazione tanto vigliacca quanto umanissima), i quali pur avendo un telefono in mano invece di chiamare soccorsi hanno preferito filmare il tutto. Questi indifferenti e cinici passanti sono probabilmente ascrivibili a quel famigerato 40 per cento di indecisi, che fanno gola da una parte e dall’altra e che possono decidere le sorti elettorali della nazione: è a loro che dovranno parlare la destra, la sinistra e il centro. Con quale pelo sullo stomaco Meloni, Letta, Salvini, Calenda, Berlusconi, Bonino, dovranno rivolgersi a questa gente, fargli promesse, piacergli, rappresentarli?