(Foto di Ansa) 

La sacra famiglia dei piatti rotti

Ginevra Leganza

Le nuove frontiere coniugali, dai Ferragnez a Damiano e Giorgia promuovono simulacri. Ma il processo Depp-Heard è un bagno di realismo che irruentemente ha smitizzato la finzione, riportando in auge quella vita fatta di insulti e di instinti omicidi 

A due a due nella scalata sociale. Nell’ultimo decennio, complici i social network, le coppie hanno scritto pagine e pagine di entusiasmo. Romanzi a due mani che divulgassero un’etica coniugale. Simulacri messi in crisi, fra aprile e giugno, dal processo di Fairfax, dove Amber e Johnny hanno inscenato la bruta realtà. Sempre a due a due. A costo di amarsi e poi diffamarsi. A piedi nudi fra i piatti rotti. E ci volevano giusto due sciroccati per riscoprire una verità. Amber Heard e Johnny Depp ci richiamano alla china infelice dei legami coniugali. Intendiamoci, non è detto e neppure ricorrente che lei ti versi addosso l’alcol o che lui ti raccomandi il rogo. Per carità. Vodka e cocaina sono suppellettili tipicamente hollywoodiane. Ma in sostanza tutto il mondo è paese. Soprattutto all’indomani del fatidico “sì”. Davvero ci volevano loro per smitizzare gli allegri fantasmi social. 

  
Per capire qualcosa dei coniugi felici, invece, bisogna tornare all’origine del mondo. Non quella del famoso dipinto, ma alla forza cieca che dalla vigilia del tempo s’impegna a sceglierne due. E da quei due farne uno. Uno: come uno solo è il profilo di coppia, per dire, o una sola è la fondazione benefica dei potenti in simbiosi. Livelli diversi della stessa natura. 

  
Bisogna tornare alla forza cieca, che quando li accoppia ci vede bene. Perché l’eros è intelligente. E’ un demone – dice Platone – magnifico e mendicante. E’ il figlio meticcio generato da Ricchezza e Povertà. E guarda caso le coppie sorridenti, le anti-Amber e gli anti-Johnny, si muovono oggi in queste due direzioni. Il codice dei business-lover è doppio, coi poveri che vogliono arricchirsi e i ricchi che soccorrono i poveri per giustificare la propria fortuna. Parliamo di due estremi: gli innamorati consolidati agli occhi del mondo e gli emeriti ignoti in cerca di una platea. Entrambe le faccende, comunque, si fondano sulla promozione di simulacri. Ma andiamo con ordine: partiamo dai secondi, i figli di Penìa. 

 

La dea del bisogno e della miseria alligna sui social. Qui, migliaia di profili s’ingegnano nel tirar su qualche soldo. I “Couple Goals” su Instagram

  
La dea del bisogno e della miseria alligna sui social network. Qui, migliaia di profili s’ingegnano nel tirar su qualche soldo. Provate a sbirciare l’account Instagram “Couple Goals”. Quattro milioni di seguaci, quattromila contenuti e una descrizione che dice: “#couplegoals to be featured” (tradotto: scattatevi una foto di muscoli, glutei e intrepide lingue. Meglio se al tramonto. Poi digitate l’hashtag in questione per essere pubblicati). La vetrina raccoglie immagini di super patinati che sfruttano l’affiatamento per fare affari. Trovate tante coppie felici. E quelle, come le ottocentesche famiglie russe, si somigliano tutte. Sono per lo più appassionati di yoga, ghiottoni di sushi, turisti incalliti e amanti del surf. 

  
Fra gli altri, un profilo significativo. La proprietaria si chiama Autumn Weimann (mezzo milione di follower). E’ una Madre Natura che vende prodotti vegani per accelerare la crescita dei capelli. Scrive di sé: “I use my husband as a prop”, uso mio marito come oggetto di scena. E infatti, dalle spire della sua chioma, sbuca sempre il palestrato consorte. A lui il compito di toccarle il sedere in quasi tutte le foto. L’influencer è anche scrittrice di saggi motivazionali dove spiega come affrontare lo spaccacuore e tornare ad amare se stessi. Sarà che il libro – come dicono in molti – resta un biglietto da visita. O forse un blasone, chissà. Ma tutta l’impresa si regge sulla fotogenia di coppia. 

 
L’account “Couple Goals” ne raccoglie tante di vite così. Con cene galanti e moine usate come specchi per le allodole. Sembra uno sforzo importante quello di tenere in piedi la community. Un impegno che alterna il product placement di integratori alimentari ai mille e cento e ancora mille baci da fotografare. Mai che alle coppie venga il sospetto di suscitare invidia. Il malocchio è in agguato. E il Poeta direbbe di stare all’erta per un numero di baci così alto. Ma loro sfidano la sorte, usano i baci come esche per polli, finché “unfollow” non li separi. Perché funziona così, come già cantava Niccolò Contessa de I Cani nella canzone Le coppie, ai primi tempi del dolce stil social: “Le coppie si dicono basta e sui social network non sono più amici”. Ma prima di questo basta, tutti i figli di Penìa si avventurano, a due a due, nella scalata sociale. 
Com’è ovvio, in Italia hanno in mente l’archetipo dei provinciali divenuti Re Mida. Parliamo dei Ferragnez, la coppia del rap monogrammato. Chiara e Fedez s’ingegnano senza sosta tra parapolitica e beneficenza (ricordiamo la raccolta milionaria nella lotta al Covid e la fondazione di Fedez impegnata in “sociale, solidarietà e pubblica utilità”). Ma nel loro caso fortuna non mutat genus. I due, sotto sotto, sono ragazzi semplici. Vivono come chiunque vivrebbe con qualche soldo in più. Incarnano sogni di amanti di provincia, desiderosi di bebè biondi, vacanze al mare, borsette firmate… E per questo sono sempre un valido spunto per chi si avventuri nel business uxorio. 

 
Per chi ama le complicazioni, invece, c’è un altro duo. Al momento non sembra suscitare istinto d’emulazione, ma potrebbe essere un prototipo. Parliamo di Damiano David, il frontman dei Måneskin, e della sua fidanzata Giorgia Soleri. Loro sì che sono un nuovo schema di etica coniugale, ben sintonizzato sul nostro tempo lamentoso. Sono meno felici, è vero. Ma comunque funzionano. Anche Soleri ha scritto un libro – ma tu pensa – e pure di poesie. I loro cuori sono gonfi di dolorismo engagé: lui canta e fa politica; lei lotta per i diritti mestruali (sic) contro uno stato che non riconosce l’endometriosi. E dunque si offende se la chiamano “la fidanzata di Damiano”: etichetta derubricante per una paladina della vulva. Fingono autonomia, ma sono in realtà due gemelli siamesi. Lui, astutissimo gattomorto, ha bisogno del femminismo per ingraziarsi millennial e gen Z. E lei, non parlando che di orifizi, ha bisogno del rock per sembrare più artista e meno ginecologa.

 

Damiano dei Måneskin e Giorgia Soleri. Lui, astuto gattomorto, ha bisogno del femminismo, lei del rock per sembrare più artista e meno ginecologa

 
Con Ferragnez e Måneskin, vediamo due esempi di chi sa esportare un’etica coniugale. Maestri gli uni, promesse gli altri. Ma veniamo adesso ai soliti stronzi. La razza di ambiziosi in maggioranza da sempre. Sono numerosi i profili di coppia che investono sulla normalità. Madre Povertà di figli ne ha tanti e, accanto alle vite da far invidia agli dèi, esistono coniugi che di necessità fanno virtù. Il set, in questi casi, è fra tinelli e salottini. Trucco e parrucco alla bell’è meglio. Abbigliamento pratico. Quanto al soggetto, frequentissimi sono i litigi. Fra gli aspiranti Casa Vianello, “theboniquez” (caricatura dei principini di City Life) ha un ottimo seguito. Becchiamo poi “casa.abis” e “theconiugi”. Tutti profili dove i protagonisti recitano sceneggiature ben precise. Qualche esempio: lei finge mal di testa per fuggire l’amplesso; lui – sospetto fornicatore – viene ispezionato al ritorno dalla palestra… Dei non-fiction novel per rimarcare l’orgoglio della semplicità. Gli sposi non si chiamano mai per nome, ma sempre “amore”, “amò”, “amorcito”. Insomma, sono account-docufilm di chi spera nel plauso all’autenticità. Lo stilema? La capatina da Ikea. 

 
Se a tutti i figli di Penìa spegnessimo il social, toglieremmo loro ossigeno. Crollerebbe il simulacro. Magari finirebbe l’amore. Instagram e TikTok sono campi di miracoli che a volte si avverano. Ed è per questo che i figli del dio Poro, al contrario, non hanno bisogno di social: il dio della Ricchezza non calca i bassifondi dell’umanità. 

 
Immaginate Bill e Melinda Gates fare balletti demenziali… Non funzionerebbe. Perché i ricchi seguono altre rotte, e semmai usano quelle reti con garbo istituzionale. Anche quando si tratta di sciorinare i panni sporchi. Proprio i Gates, nel marzo 2021, annunciano la rottura su Twitter. Ma il registro linguistico ha il sapore della Twiplomacy: assomiglia ai tweet dei politici scritti dallo staff (dicesi staff il fantomatico capro espiatorio da evocare in caso di strafalcioni). Nell’esportazione dell’etica coniugale i ricchi hanno altri fini e altri mezzi. Non devono sgomitare: lo hanno già fatto (non usando i social ma inventandoli). L’andare a braccetto serve a darsi manforte nel giustificare la loro fortuna. 

 
I figli di Penìa non si preoccupano di essere invidiati, né dagli uomini né dagli dèi. E forse anche per questo – salvo eccezioni – la scalata fallisce. I figli di Poro, invece, sanno che il potere è una foglia d’oro appesa al ramo. La superstizione li rende vigili, li sprona a espiare il peso dei miliardi. E così fiocca il filantropismo. 

 
“Continuiamo a credere insieme in questa missione e proseguiremo il nostro lavoro alla fondazione”, scrivevano i proprietari di Microsoft. Un legame ammaccato dal divorzio ma destinato a non sciogliersi mai. La fondazione Bill&Melinda, del valore di 51 miliardi, lo suggella per sempre. L’iniziativa caritatevole, sin dal 2000, promuove lo sviluppo delle aree depresse del mondo, distribuendo medicine e vaccini. Nel 2008 Gates abbandona la gestione quotidiana di Microsoft per fare la carità a tempo pieno. Con la moglie e l’amico Warren Buffet fonda Giving Pledge, e s’impegna a donare metà del patrimonio in beneficenza. Al progetto si unisce, fra gli altri, Mark Zuckerberg.

 

Silicon Valley, Casa Bianca e poi Hollywood. Benefici e prolifici furono i Brangelina: inclusivisti come nessuno, con figli gender-fluid e di tutti i colori 

   
Galeotto fu il gabinetto. E così arriviamo al binomio Zuckerberg-Chan. Leggenda vuole che Mark e Priscilla si siano conosciuti ad Harvard. Non fra i banchi e neppure in chat universitarie. Niente di nerd. I due si incontrano giustappunto in fila per il bagno a una festa. Sicché, sei anni fa, nascono insieme la Chan Zuckerberg Initiative e Maxima, baby sino-americana, erede del Meta-impero. Dal 2015 gli sposini sono tutt’uno nel “costruire un futuro più inclusivo, giusto e sano per tutti” (così recita il sito). Che il padre di Facebook volesse eradicare il male dal mondo, già si sapeva. Ma se l’unione fa la forza, Zuckerberg ha trovato la donna giusta in questo suo piano manicheo. 

 
Da un’America all’altra, il marketing amoroso è pieno di intramontabili coppie. La politica è un pianeta a parte. Un corpo e un’anima sono i coniugi Obama. E prima di loro i Clinton, sopravvissuti alle scappatelle di Bill. Perché i figli del dio Poro – secondo giustizia divina – tendono alla virtù. 
Silicon Valley, Casa Bianca e poi Hollywood. Benefici e prolifici furono i Brangelina (crasi di Brad Pitt e Angelina Jolie): inclusivisti come nessuno, con figli gender-fluid e di tutti i colori. Molto più sobri ed eleganti George e Amal Clooney, dichiarati sposi da Walter Veltroni. L’attore e l’avvocata si uniscono a Venezia, nel 2014, creando un’icona di stile bicipite. Alta moda, due pupi, la villa sul lago di Como, una fondazione e la donazione milionaria in tempo di pandemia. Detta così, potrebbero somigliare ai Ferragnez. E in effetti Chiara e Federico sono la versione zarra di George e Amal. Sono l’anello mancante fra opulenza e penuria, con indosso più lettere di una tavola oculistica.

   

Rendiamo grazie a Amber e Johnny. I due maestri di finzione ci hanno riportato ai cancelli della realtà, a quella vita fatta di insulti e istinti omicidi

  

In questo caleidoscopio coniugale, ad aprile 2022, irrompono gli sposi violenti: dal “Cantico dei cantici” ad anatemi e vudù, dal paso doble degli innamorati ai piatti rotti sparsi sul parquet. A dispetto dei simulacri, di Amber e Johnny il mondo è pieno. Ce ne sono a miliardi. Molti dei quali solo potenziali, chiaro. Sono i vicini di casa, i nostri amici, i congiunti. Sposini assuefatti all’odio. Atleti della tolleranza quotidiana. Ma quando la briglia dell’eros è sciolta, come nel loro caso, bisogna stare attentissimi appunto a non passare dall’amarsi al diffamarsi. A ogni modo, rendiamo grazie alla coppia di attori. I due maestri di finzione ci hanno riportato ai cancelli della realtà, a quella vita fatta di insulti e istinti omicidi. Quasi sempre – e per fortuna – andati a vuoto. 

  
A freddo, il processo di Fairfax non tocca solo il Me Too. Amber e Johnny sono andati più a fondo. Sfatti dalla convivenza, hanno preferito il maledettismo all’etica. E alla finzione – motore dello stare insieme – hanno anteposto la realtà. Continueremo certo a seguire i romanzi a puntate su Instagram, i grandi amori quotati in borsa. Ma nello stagno dell’eticismo, il piatto rotto ha un suo senso e una sua dignità. Dopo la favola bella che ieri c’illuse, i due maledetti fanno scuola di neorealismo. Perché l’amore è un demone. E’ pazzo. E l’etica coniugale si è fermata a Fairfax.

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